Tra il rally di gennaio e la vittoria di Piazza Affari sul Btp nei 10 anni
Piazza Affari meglio dei titoli di Stato nell’ultimo decennio e tra le star del listino vincono i titoli export oriented mentre tra i finanziari spiccano Banca Generali e Unipol. Sono questi alcuni degli interessanti spunti emersi da un’analisi realizzata proprio da Generali sui mercati finanziari.
Partiamo dall’inizio d’anno estremamente positivo. Scende il prezzo del gas, calano i segnali di inflazione e subito i mercati corrono ai ripari col miglior rally dal 2009. A guardare quanto successo in queste prime settimane del 2023 sembra un film totalmente diverso da quello drammatico di ribassi del 2022. A gennaio Piazza Affari ha guadagnato infatti circa l’11% e allo stesso tempo l’entusiasmo su una potenziale frenata del caro prezzi ha riportato in auge anche i titoli di Stato, col Btp che questo mese è risalito di circa l’8%. A evidenziarlo è un’analisi realizzata da Banca Generali.
Investire imparando dal passato
Tuttavia in tanti preferiscono restare alla finestra di fronte a una volatilità che non accenna a rallentare e che l’anno scorso era costata un calo del 20% circa per le azioni e del 16% per il mondo delle obbligazioni. Come mai era successo nella storia dei mercati. Ma a questo punto la domanda che circola di più tra i risparmiatori è quella se sia il caso o meno di tornare a puntare sui mercati e se sì meglio su azioni o obbligazioni? La storia ci aiuta ad interpretare le mosse degli investitori e, numeri alla mano, il pendolo vira dalla parte dell’equity.
Guardando infatti indietro agli ultimi 10 anni, alla performance del Btp a 10 anni, e agli indici di Piazza Affari emerge un confronto edificante. Da una parte il nostro titolo di Stato ha infatti guadagnato il 40%, con una volatilità anche abbastanza rilevante considerando i diversi momenti storici e l’attenzione di volta in volta sul Paese; dall’altra Piazza Affari ha raddoppiato il proprio valore con l’indice della Borsa italiana che tra il 2012 e fine 2022 ha guadagnato il 101%, comprendendo il contributo dei dividendi reinvestiti alla rivalutazione dei prezzi e quindi il dato total-return, con punte del 180% per le mid-cap tornate fortemente protagoniste sui mercati internazionali per la propensione all’export.
I titoli più “hot” di Borsa italiana
All’interno del listino emergono infatti alcune eccellenze interessanti che sottendono trend di lungo periodo di competitività del Paese. A guidare i rialzi nell’ultimo decennio troviamo infatti aziende come Interpump (710%) e Amplifon (691%) che hanno catalizzato la leadership raggiunta sui mercati internazionali nelle rispettive nicchie di mercato delle pompe industriali e apparecchi acustici che ne fanno veri e propri campioni del “made in Italy”. Sul terzo gradino del podio il boom di domanda di semiconduttori non ha lasciato indietro Stm che ha guadagnato il 690% e a seguite due società apprezzate dagli investitori come Recordati nei farmaci per malattie rare e Erg della famiglia Garrone che negli ultimi anni s’è rifocalizzata sulle rinnovabili abbandonando il vecchio business della raffinazione.
Nella top-10 delle soddisfazioni di Piazza Affari compaiono anche un paio di finanziari con Unipol di Cimbri nelle assicurazioni (+385%) dopo l’acquisizione di Fondiaria e la successiva integrazione e tra le banche svetta Banca Generali (284%), guidata dal ceo Gian Maria Mossa, che ha superato tutti i rivali puntando su un modello di business trasparente e sostenibile basato sulla qualità delle soluzioni e dei propri banker nella consulenza, tracciando una crescita unica nel private banking. L’altra faccia della medaglia vede fanalino di coda Saipem e Telecom che hanno subito le dinamiche riorganizzative e crescente concorrenza nel settore.
Concludendo, a dispetto degli umori dei mercati e dell’impatto di eventi così pesanti come quelli registrati nel 2022, la fiducia degli investitori per i mercati finanziari esce vincente nel confronto di lungo periodo, con le azioni che si aggiudicano il tanto conclamato derby contro i bond.