Notizie Notizie Italia Tim, per la quota di Vivendi interesse da CVC e altri due player

Tim, per la quota di Vivendi interesse da CVC e altri due player

17 Dicembre 2024 11:36

Telecom Italia protagonista a Piazza Affari, dopo le indiscrezioni su un interesse di CVC Capital Partners per l’acquisto della quota del 24% detenuta da Vivendi. L’operazione potrebbe segnare un cambio di rotta per il colosso italiano delle telecomunicazioni, aprendo la strada a una possibile acquisizione e riorganizzazione. Sul dossier, intanto, emergono anche altri attori potenziali: Bain Capital e Apax Partners.

CVC punta alla quota di Vivendi in Tim

Secondo rumors emersi ieri pomeriggio, CVC Capital Partners starebbe esplorando l’acquisto della quota del 24% di Telecom Italia attualmente detenuta da Vivendi. La partecipazione, valutata all’incirca 1 miliardo di euro, potrebbe rappresentare il primo passo verso una possibile acquisizione totale e successiva riorganizzazione dell’azienda. Tim, infatti, è attualmente organizzata in tre attività principali: Consumer, Enterprise e Tim Brasil.

Come sottolineato dagli esperti di Banca Akros, l’acquisizione non dovrebbe innescare un’offerta pubblica d’acquisto. Tuttavia, secondo Bloomberg, CVC potrebbe prendere in considerazione un’opa qualora decidesse di procedere con un “break-up” del business di Tim. In ongi caso, i colloqui sarebbero in fase preliminare e potrebbero ancora concludersi con un nulla di fatto.

In passato CVC ha già manifestato interesse per gli asset dell’azienda italiana. Nel 2022, Tim ha respinto un’offerta non vincolante della società di private equity per una quota di minoranza nella unit di servizi aziendali, ritenendo troppo bassa la proposta da 6 miliardi di euro.

Atri potenziali acquirenti per Tim, ma non mancano gli ostacoli

Ma CVC non sarebbe l’unico potenziale acquirente della partecipazione. Anche Bain Capital e Apax Partners avrebbero manifestato interesse per una quota, secondo indiscrezioni riportate rispettivamente da Il Messaggero e Il Sole 24 Ore.

In ogni caso, qualsiasi operazione richiederà il via libera del governo italiano, che detiene una quota in Tim tramite Cassa Depositi e Prestiti e potrebbe ricorrere al golden power, ponendo un veto su operazioni che coinvolgono player esteri.

Inoltre, come rimarcato da Banca Akros, ogni potenziale acquirente aspetterà probabilmente l’esito del contenzioso con il governo sulla tassa di concessione del 1998 (la Corte ha dato tempo fino al 20 gennaio per trovare un accordo) e il valore dell’earnout derivante da una potenziale fusione tra Open Fiber e FiberCop.

Titolo sui massimi da marzo

I rumors hanno riacceso l’interesse per il titolo, in rialzo del 5,7% nella seduta precedente e tornato sui livelli di marzo, prima del tracollo innescato dalla delusione per il piano industriale.

All’epoca, gli investitori hanno espresso qualche perplessità sul livello di indebitamento atteso, con un target di net debt/Ebitda pari a 1,6-1,7x, rispetto all’1,3x previsto dagli analisti. Ricordiamo che a luglio Tim ha ceduto le attività della rete fissa al fondo statunitense KKR per un importo fino a 22 miliardi, compiendo un passo significativo nel processo di deleverage del gruppo.

Secondo quanto dichiarato dalla società a novembre, nell’ultimo trimestre dell’anno il rapporto tra l’Indebitamento Finanziario Netto rettificato After Lease e l’Ebitda organico After Lease dovrebbe raggiungere un livello minore o uguale a 2x.

Le ragioni di Vivendi per vendere la quota in Telecom Italia

Vivendi, primo azionista di Tim con il 24% del capitale, sta riorganizzando le proprie attività e potrebbe decidere di abbandonare l’ultra competitivo mercato italiano delle telecomunicazioni, che ha visto un ulteriore sviluppo con il via libera alla fusione tra Swisscom e Vodafone Italia, il cui closing è atteso nel primo trimestre del 2025.

Come evidenziato da Banca Akros, gli sforzi di ristrutturazione del gruppo transalpino hanno già portato ad una divisione in quattro entità con quotazioni separate: la Pay-TV Canal+ (quotata a Londra), l’editore Hachette (a Parigi), la società di media Havas (ad Amsterdam) e la nuova Vivendi. Il portafoglio di quest’ultima include la società di gioco online Gameloft (100%) e partecipazioni in Universal Music (10%), Banijay (19%), Prisa (12%), Telefonica (1%), MFE (20%) e TIM (24% delle azioni ordinarie).