Notizie Notizie Italia Orcel, Caltagirone e il collocamento Mps: il retroscena del FT che ha urtato il Mef

Orcel, Caltagirone e il collocamento Mps: il retroscena del FT che ha urtato il Mef

17 Dicembre 2024 10:47

Dietro l’ultimo collocamento del 15% del capitale di Mps si celerebbe un vero e proprio intrigo con in gioco l’influenza sul settore bancario e finanziario italiano. Attori protagonisti sono Andrea Orcel, ceo di Unicredit, e il decano della finanza tricolore, Francesco Gaetano Caltagirone.

Torniamo indietro al 13 novembre

Bisogna riportare indietro le lancette di un mese, esattamente il 13 novembre, quando il MEF colloca il 15% del capitale di Mps per circa 1,1 miliardi di euro attraverso un “Accelerated Book Building – ABB” riservato ad investitori istituzionali italiani ed esteri. A seguito dell’operazione, la partecipazione detenuta dal Tesoro nel Monte dei Paschi scende dal 26,7% all’11,7% circa. Dettaglio non da poco è il ruolo di Banca Akros (banca d’investimento del gruppo Banco BPM) che ha agito nel ruolo di Global Coordinator e Bookrunner.

A ritornare sul collocamento, che inizialmente doveva essere di entità inferiore, ossia solo il 7,5% del capitale, è il Financial Times con un articolo intitolato ‘Orcel vs Caltagirone: a Machiavellian fight for the future of italian finance‘ (Orcel vs Caltagirone: una lotta machiavellica per il futuro della finanza italiana) che mette al centro di questo vero e proprio giallo il banchiere Andrea Orcel, numero uno di Unicredit, e l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, socio di rilievo in Generali e Mediobanca.

Il ruolo di Caltagirone, che già in passato era stato socio di Mps, si inquadra nel disegno politico di creare una terza grande banca per sfidare il dominio di UniCredit e Intesa Sanpaolo, sia di mantenere una forte influenza indiretta sul finanziamento dell’economia. Il FT sottolinea come Caltagirone abbia nella premier Giorgia Meloni una stretta alleata.

Sta di fatto che il collocamento vede una spartizione della torta Mps ben studiato: Bpm, terza banca italiana per asset, ha rilevato il 5% del capitale, posizionandosi per una potenziale aggregazione futura (anche se l’istituto ai tempi ha rimarcato che non intendeva salire oltre il 10%). L’altro 10% ceduto dal governo è stato ripartito tra Anima, gestore patrimoniale sotto Opa della stessa Bpm, la Delfin della famiglia Del Vecchio e Caltagirone.

Qui arriva il punto nodale. Stando a persone vicine alla transazione, il quotidiano finanziario londinese riferisce che i principali consulenti del Tesoro, UBS e Jefferies, sono stati messi da parte e a gestire il collocamento è stata Banca Akros. Le stesse fonti hanno fatto emergere un passaggio chiave di quella giornata del 13 novembre: UniCredit aveva cercato di acquistare una quota del 10% in Mps, ma la chiamata degli emissari di Orcel ad Akros non ha ricevuto risposta.

La replica del Tesoro: “ricostruzione infondata”

La ricostruzione del FT non è passata inosservata in via XX Settembre. Ieri sera il Tesoro ha deciso di precisare che “il dipartimento dell’Economia ha gestito tutte le procedure in modo impeccabile, trasparente e in modalità similari alle due volte precedenti coinvolgendo i due advisor Ubs e Jefferies”. Per queste ragioni “ogni ricostruzione contenuta, in particolare, nell’articolo pubblicato oggi dal Financial Times è da ritenersi infondata”.

Le mire di Caltagirone

Il FT nel lungo articolo pubblicato ieri non si ferma al solo caso Mps e va a dettagliare le motivazioni dietro l’operato di Caltagirone, che nelle ultime settimane ha continuato a essere molto attivo, salendo sopra il 5% sia di Mps che di Anima (ed è accreditato di una quota vicina al 2% di Bpm).

I suoi intenti sarebbero duplici a detta del FT: “cementare il suo stretto rapporto con la Meloni e rafforzare la sua influenza sull’imprenditoria italiana. La sua particolare ossessione perenne è quella di ottenere il controllo effettivo del gruppo assicurativo Generali, di cui lui e i suoi alleati possiedono già una quota superiore al 17%. – una base di potere amplificata attraverso una partecipazione di quasi il 30% in Mediobanca, combinata con la nuova influenza su Mps e Bpm, e le loro molteplici partecipazioni incrociate”.

Il Leone di Trieste sarà un tema caldo sul tavolo di Caltagirone in quanto a primavera è prevista l’assemblea degli azionisti per il rinnovo del cda e una nuova legge potrebbe dargli il diritto di nominare fino a sei dei 13 membri.

Orcel vira su Bpm, intesa possibile tra i contendenti

Il fallito blitz del 13 novembre in Mps (con una mossa che sarebbe stata molto simile a quanto fatto con Commerzbank a settembre) potrebbe aver scatenato quello che poi Orcel ha messo in atto poche settimane dopo, ossia il lancio dell’Ops su Bpm nell’intento di crescere in Italia.

Mossa di Orcel che ha indispettito non poco il governo, in particolare il ministro Giorgetti che ha minacciato di invocare il golden power per bloccare l’offerta di Unicredit o modificarla. Il vice primo ministro Matteo Salvini ha invece più volte tuonato sul fatto che UniCredit non è italiana facendo riferimento al suo azionariato.

Il FT conclude l’articolo facendo intendere che non è da escludere che dietro le quinte Caltagirone sia in contatto “molto costruttivo” con Orcel per dirimere l’affaire Bpm.