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Tetto debito Usa, l’accordo c’è. Ma ora più rischio recessione

29 Maggio 2023 10:08

Tetto debito Usa: l’accordo tra Biden e McCarthy finalmente c’è. Ma aumenta anche rischio recessione

Tetto debito Usa: l’accordo per innalzarlo è finalmente arrivato. Nella serata di ieri, domenica 28 maggio 2023, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e lo Speaker repubblicano della Camera, Kevin McCarthy, hanno fatto finalmente il grande annuncio, dopo essere arrivati a un’intesa provvisoria nella giornata di sabato.

Che un’intesa fosse finalmente vicina lo si era capito già nelle prime ore di sabato, quando Biden aveva detto di essere “molto ottimista” sull’arrivo di un accordo con i repubblicani di McCarthy.

Nelle stesse ore, il segretario al Tesoro americano, l’ex numero uno della Fed Janet Yellen, annunciava di aver esteso la data X, quella in cui gli Stati Uniti avrebbero rischiato di fare default sul loro debito, dal 1° al 5 giugno.

La fumata bianca, annunciata da Biden e McCarthy, innalzerà ufficialmente il tetto sul debito Usa, al momento pari a 31,4 trilioni di dollari.

“Questo accordo è una buona notizia per il popolo americano, che fa cadere la minaccia di un default, proteggendo la storica ripresa economica, guadagnata con fatica”, ha detto Biden.

A questo punto, “lancio un forte appello affinché entrambe le Camere passino questa intesa”, ha aggiunto il presidente americano, aggiungendo di credere che lo Speaker repubblicano della Camera McCarthy abbia portato avanti le trattative in buona fede e che per questo l’accordo, inciso su un testo di 99 pagine, verrà reso effettivo con l’ok della Camera dei Rappresentanti e del Senato.

L’intesa c’è. Ora la palla passa al Congresso Usa

Sia la Camera che il Senato torneranno a riunirsi nella giornata di domani, martedì 30 maggio, a seguito della pausa dovuta alla festività del Memorial Day, che cade oggi.

McCarthy ha detto che la Camera darà il suo voto dopodomani, mercoledì 31 maggio, per poi inviare il testo al Senato.

Lì, dove sono i democratici a detenere la maggioranza, la velocità dell’approvazione dipenderà in larga parte dall’eventuale decisione di qualche senatore di bloccare l’iter attraverso la presentazione di emendamenti.

E’ stato lo stesso leader della maggioranza democratica al Senato, Chuck Schumer, ad avvertire proprio ieri che, “considerato il tempo necessario per far passare il testo al Senato, in assenza di cooperazione, i senatori dovrebbero prepararsi all’eventualità di votare nella giornata di venerdì (2 giugno) e durante il weekend”.

Con intesa tetto debito Usa colpo di grazia all’economia Usa?

Iter a parte, la paura è che, scongiurato (sempre che il Congresso americano dia il suo benestare) il default, il rischio ora è che l’accordo finisca per dare il colpo di grazia all’economia americana, facendola scivolare in recessione.

Se l’accordo è stato siglato, spiega un articolo di Bloomberg, è perchè, così come chiesto in particolar modo soprattutto dai Repubblicani, l’amministrazione di Joe Biden si è piegata alla richiesta di fissare un limite alle spese federali, spese ovvero di Washington, che per molti anni hanno sorretto l’economia.

Dai dettagli è emerso che l’accordo mantiene l’obiettivo di spesa di Washington ex difesa del 2024 all’incirca ai livelli del 2023, prevedendo poi un aumento dell’1% nel 2025.

Tra le iniziative, la sforbiciata di 10 miliardi di dollari circa da quegli $80 miliardi che il presidente americano Biden aveva in precedenza stanziato per aiutare il Fisco americano (IRS) a perseguire i casi di reati fiscali.

Quei 10 miliardi saranno utilizzati, secondo quanto emerge dall’intesa, per preservare programmi di aiuti che, altrimenti, sarebbero stati tagliati.

Non saranno invece toccate altre voci della spesa federale, come i fondi destinati al Social Security e al Medicare, e come, anche, quelli concepiti per finanziare le spese militari e della difesa. Intoccabili anche i finanziamenti per le cure mediche a favore dei veterani.

Politica fiscale più restrittiva si aggiunge a rialzo tassi Fed

In totale, secondo i calcoli del New York Times, i limiti imposti alla spesa federale si tradurranno in tagli del valore di $650 miliardi, nel corso di un decennio: una frazione, in realtà, dei tagli che i repubblicani avevano inizialmente invocato.

Ma una frazione, anche, che rischia di dare filo da torcere all’economia americana, in quanto decreta in ogni caso una transizione da una politica fiscale che è stata espansiva negli ultimi anni (aiuti resisi necessari con la pandemia Covid inclusi) a una politica fiscale restrittiva che, come se non bastasse, va ad aggiungersi a una politica monetaria diventata altrettanto restrittiva, come dimostrano i rialzi dei tassi da parte della Fed di Jerome Powell (destinati tra l’altro a proseguire, dopo gli ultimi numeri relativi all’inflazione degli Stati Uniti).

Per quello, l’ansia è che la recessione paventata per gli Stati Uniti sia sempre più imminente, come emerge dalla stessa nota di Gabriel Debach, market analyst di eToro:

“I negoziatori repubblicani e della Casa Bianca hanno raggiunto sabato scorso un accordo provvisorio che probabilmente aiuterà a ridurre le recenti tensioni, soprattutto sui Treasury a breve scadenza (con quelli di giugno che persino aveva superato i 7%). Tuttavia, l’attenzione degli investitori potrebbe facilmente spostarsi su altri rischi. Il Tesoro ora probabilmente cercherà di ricostituire il suo emaciato saldo di cassa, che giovedì è sceso sotto i 39 miliardi di dollari al livello più basso dal 2017. Questa situazione potrebbe richiedere un significativo assorbimento di liquidità dai mercati, aggiungendo pressione in un momento in cui la Federal Reserve ha aumentato i tassi di interesse e ridotto il suo bilancio”.

L’articolo di Bloomberg ricorda di fatto come sia stata proprio la spesa federale, nel corso degli ultimi trimestri, a dare un importante sostegno alla crescita del Pil Usa, messa già a dura prova da alcuni fenomeni, come la crisi del settore edilizio del mercato immobiliare residenziale.

Due settimane prima che venisse raggiunto l’accordo sul tetto sul debito Usa, un sondaggio stilato da Bloomberg aveva messo in evidenza come il rischio di una recessione, nel 2024, fosse salito al 65%.

Già nei giorni scorsi qualcuno si era chiesto se davvero una eventuale intesa per alzare o sospendere il tetto sul debito Usa fosse riuscita davvero ad azzerare le preoccupazioni sul debito made in Usa, riuscendo a preservare quei rating Tripla A di Moody’s e Fitch di cui l’America continua (nonostante tutto) a beneficiare, dopo la clamorosa bocciatura shock, nel 2011, di Standard & Poor’s?

Il raggiungimento di un’intesa, nel 2011, tra l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama e i repubblicani non era riuscito a sventare, di fatto, il downgrade shock di S&P Global Rating, che strappò la Tripla AAA al rating del debito americano.