Notizie Notizie Italia Terremoto in casa Natixis, boom riscatti sui fondi H2O. Scatta l’allarme in Italia

Terremoto in casa Natixis, boom riscatti sui fondi H2O. Scatta l’allarme in Italia

Pubblicato 21 Giugno 2019 Aggiornato 25 Giugno 2019 16:08

Problemi in casa Natixis, il cui titolo, dopo essere affondato alla borsa di Parigi di oltre -11%, anche oggi punta verso il basso, cedendo più del 3%: a deprimere le quotazioni della banca d’affari francese è l’ondata di riscatti che ha colpito la sua sussidiaria H2O Asset Management, a causa delle grandi quantità di bond illiquidi che deterrebbe, secondo il Financial Times. Bond illiquidi legati a un imprenditore tedesco nei guai, Lars Windhorst, triste protagonista del fallimento di due sue società e di una bancarotta personale. Windhorst ha già avuto, in passato, guai con la giustizia.

Il caso è attentamente seguito in Italia, che è tra i principali mercati per i fondi H2O.

Per la precisione, poco più di 5 miliardi di raccolta sui 30 complessivi sarebbero originati nel nostro paese.

L’allarme dell’Ft, seguito dalla decisione di Morningstar di sospendere il rating sul fondo Allegro, ha così portato “Banca Generali, Bnl-Bnp Paribas, Fineco, Mediolanum, per citarne alcuni”, a consigliare ai “clienti di azzerare o ridurre considerevolmente l’esposizione su H2O”.

Esposizione che era stata decisa in generale dai clienti a causa delle caratteristiche non comuni di questa società di gestione, che è riuscita a vantare “rendimenti stellari anche in fasi di mercato difficili e, per questo, era sempre più amata dagli investitori”. Amata, spiega il quotidiano di Torino, anche dai “risparmiatori, dato che i fondi di H2O sono fondi Ucits, estremamente regolati e venduti dalle grandi reti di promotori”, al punto che in dieci anni la raccolta è passata da 3 a 30 miliardi“.

Di questi 30 miliardi, per l’appunto, poco più di 5 miliardi di raccolta sarebbero stati originati in Italia.

I riscatti che hanno colpito il fondo H2O hanno costretto Natixis a venire allo scoperto. Nel pomeriggio di ieri, la banca francese ha così diramato un comunicato, spiegando che la decisione di Morningstar di sospendere il rating sul fondo Allegro di H2O a seguito dell’articolo dell’Ft “non ha assolutamente alcun impatto sulla liquidità e sulla performance dei fondi di H2O”. E aggiungendo che “il rischio di un potenziale conflitto di interessi” di cui ha parlato Morningstar “è senza fondamento”.

Poco dopo è arrivata anche la nota di H2O, che ha dato dettagli aggiuntivi sui bond legati a Windhorst che detiene. “Enfatizziamo ai nostri investitori che la liquidità non è un problema di questi fondi – ha detto Bruno Crastes, amministratore delegato di H2O – Continuiamo a impegnarci per fornire agli investitori e in modo pienamente trasparente gli aggiornamenti che riguardano le partecipazioni dei nostri fondi”.

La bomba H2O è stata lanciata da un articolo di FT Alphaville che, lo scorso martedì, ha rivelato che la società di gestione controllata per il 50% da Natixis ha investito più di 1,4 miliardi di euro in bond illiquidi legati a Windhorst: gli investimenti sarebbero stati effettuati attraverso sei fondi che permettono agli investitori retail di riscattare i loro soldi su base giornaliera. L’articolo ha reso noto anche che, alla fine di marzo, il 14% degli strumenti finanziari di uno dei fondi era legato all’imprenditore tedesco.

Il Sole 24 Ore conferma che la preoccupazione, tra gli investitori italiani, è alta, visto che “i fondi di H2o Asset Management sono stati super-gettonati negli ultimi anni sulla scia delle positive e accattivanti performance evidenziate soprattutto nel 2018, quando la quasi totalità dei fondi ha chiuso l’anno in negativo”.

Tra l’altro, “una parte consistente dei 30 miliardi di euro gestiti dalla società affiliata al gruppo Natixis Global Am proviene dagli accordi di distribuzione che la società di gestione ha in essere con oltre 30 intermediari italiani: Azimut, Banca Generali , Bper, Bnl Bnp Paribas, Fineco, CheBanca!, IWBank, Kairos, Mediolanum e Widiba solo per citare le realtà più grandi”.

Intervistato dall’FT, Jean-Pierre Lambert, analista di KBW, ha affermato che la sospensione del rating da parte di Morningstar “sta alimentando i timori sulla qualità della supervisione esercitata da Natixis sul proprio network di asset manager”.

Non solo. Secondo l’analista, a rischio sarebbero anche le commissioni di performance da 250 milioni di euro che H2O paga a Natixis. Infine, Lambert ha sollevato dubbi guardando alla febbre di acquisizioni di Natixis, che ha rilevato di recente alcuni asset, ribadendo l’intenzione di procedere nell’attività di ‘shopping’.

Con sede a Londra, H2O gestisce per l’appunto 30 miliardi di euro di asset, ed è sussidiaria di Natixis Investment Managers da quando è stata acquistata, nel luglio del 2010. Del suo fondatore Bruno Crastes si parla come se si trattasse di un genio della finanza.

Almeno fino a qualche ora fa. La Stampa riporta che “ieri mattina, le principali reti di promotori operanti in Italia hanno ricevuto l’indicazione di consigliare ai clienti di vendere i fondi H2O. Eppure fino a martedì Crastes era ritenuto un fenomeno nel mondo della gestione di fondi”.

A spaventare gli investitori, è stata anche un’altra notizia che ha sollevato dubbi su quei potenziali conflitti di interesse di cui ha parlato Morningstar nella sua nota: lo scorso mese Bruno Crastes è entrato a far parte del nuovo board di supervisione di Tennor Holding, la società rilanciata dall’imprenditore Windhorst, insieme ad altri nomi altisonanti del mondo della gestione dei fondi, come Martin Gilbert, vicepresidente della britannica Standard Life Aberdeene e Marc Lasry, co-fondatore dell’hedge fund americano Avenue Capital. H2O ha difeso Crastes, affermando che quella posizione non comporta neanche una remunerazione.

Altri osservatori di mercato interpellati dall’Ft hanno definito inoltre esagerata la reazione del titolo Natixis. In particolare Maxence Le Gouvello Du Timat, analista di Jefferies, ha detto che, “a nostro avviso, la reazione è stata eccessiva, visto che H2O incide solo per il 5-6% sugli utili netti del gruppo (Natixis)”.