Notizie Notizie Italia Italia punta su tesoretto 5 miliardi e dividendi Cdp. Lettera-paternale di Conte all’Ue

Italia punta su tesoretto 5 miliardi e dividendi Cdp. Lettera-paternale di Conte all’Ue

21 Giugno 2019 09:27

Più che una lettera con cui l’Italia di Lega e M5S si impegna a rispettare le regole di bilancio, quella del premier Conte sembra una vera e propria paternale a Bruxelles. A notarlo è lo stesso commissario Pierre Moscovici che reagisce così alla missiva ricevuta dal presidente del Consiglio.

“Prenderemo anche in considerazione la risposta di Conte ieri, ma in questo momento una procedura per debito è giustificata, quindi andiamo a lavorare, in maniera costruttiva, per evitarla”. Tra l’altro, questo non la si evita “attraverso scambi, commenti sulle regole: lo si fa sul rispetto delle regole che sono intelligenti e favoriscono la crescita”.

E comunque, al di là delle parole, quali sarebbero le proposte concrete che l’Italia sarebbe disposta a presentare per scongiurare il peggio?

Fonti governative parlano di un tesoretto di 5 miliardi, che sarebbe costituito dalle maggiori entrate rispetto a quanto precedentemente atteso, da risparmi da reddito di cittadinanza e quota 100 e dai due miliardi congelati nella legge di bilancio. Non c’è alcuna manovra correttiva, ripetono le fonti, che poi precisano che manca ancora la certificazione del Mef.

Da Bruxelles, dove si è recato ieri in occasione della riunione del Consiglio europeo per le nomine dei vertici Ue – che si è conclusa con una fumata nera, tra l’altro – il premier rassicura che “mercoledì in Cdm faremo definitivamente l’assestamento di bilancio per certificare che i conti vanno meglio del previsto”.

“Potremo certificare che siamo attorno al 2,1% del deficit e non al 2,5 come prevede la commissione Ue”, ha detto Conte nella giornata di ieri, affermando che nella trattativa con l’Ue esiste “un binario tecnico” e un “binario politico”. Su quest’ultimo punto Conte ha ribadito che l’Ue ha “un patto di stabilità e crescita che è molta stabilità e poca crescita, dobbiamo invertire un attimo queste regole”. Una frase, questa, che ha ricalcato lo stile da paternale che contraddistingue la sua lettera. Da segnalare che la lettera di Conte è stata indirizzata, come si legge nel sito della Presidenza del Consiglio, agli altri 27 Paesi membri Ue, al Presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, e al Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk.

Da un punto di vista prettamente pratico, l’Italia va a caccia di risorse per limare il deficit del 2019.

In tal senso, il Tesoro ha chiesto che l’assemblea degli azionisti di Cassa depositi e prestiti si riunisca venerdì prossimo per staccare un dividendo aggiuntivo da 960 milioni. Lo ha reso noto la stessa Cdp, precisando che la richiesta è arrivata dall’ “azionista di maggioranza”, cioè il Tesoro, che incasserà 800 milioni per completare la dote da 2,3 miliardi aggiuntivi rispetto allo scorso anno alimentata anche dal super-assegno di Bankitalia e dalle altre partecipate.

Questi fondi saranno utilizzati nell’assestamento di bilancio per mostrare il deficit al 2,1% indicato ieri dal premier Conte; e scritti in un atto ufficiale che sarà inviato a Bruxelles la prossima settimana. C’è da dire tuttavia che Bruxelles potrebbe storcere il naso, con possibili obiezioni, come fa notare il Sole 24 Ore: “Non vanno trascurate le possibili obiezioni Ue: perché i dividendi extra limano senza dubbio il debito, ma l’impatto sul deficit andrebbe motivato sostenendo un loro carattere ‘strutturale'”.

Tra l’altro quel tesoretto di cui si parla che ammonterebbe a cinque miliardi circa non basterebbe a soddisfare le richieste europee.

La Repubblica specifica in un articolo della edizione odierna che “il premier si presenta in Belgio sventolando il tesoretto di due miliardi, congelato nell’ultima manovra, che per la Commissione semplicemente non conta: la richiesta dell’Europa era già al netto di quei risparmi. Ci sarebbero i tre miliardi avanzati dopo sei mesi di reddito di cittadinanza e quota 100, ma anche su quelli Bruxelles chiede una clausola che li garantisca, non la promessa di soldi che si libereranno soltanto a fine anno. Tria dovrà fare miracoli per computarli nell’assestamento di bilancio previsto per mercoledì prossimo. E quindi al premier non resta che partire da quel miliardo di extradividendi di Cdp, richiesto in forma straordinaria dal ministro del Tesoro ai vertici della Cassa, con una procedura assolutamente inusuale”.

Il punto è che, secondo fonti riportate dal quotidiano, “per trattare un accordo, l’Europa chiede di sommare a questo miliardo ballerino e ai tre dei risparmi futuribili almeno altri tre miliardi reali, immediatamente utilizzabili per ripianare il rosso. Sette miliardi in tutto, rispetto ai nove di partenza. Senza questa base negoziale, Conte non riuscirà nemmeno a ottenere udienza dai vertici continentali.

Si tratta insomma affinché Roma scampi alla procedura di infrazione. Ma lo stesso Conte ammette di aver incontrato resistenze e, in un’intervista rilascia a La Repubblica, ammette che “la situazione è molto, molto complicata”, allo stesso tempo assolvendosi.

“Non è rigidità” da parte mia. “Ho la flessibilità per difendere il mio Paese. Salvando però sempre alcune coordinate concettuali ben chiare. Riteniamo di avere i conti in ordine, siamo sicuri delle nostre ragioni e non siamo disponibili a inseguire delle stime che non rispondono alla realtà”.

Insomma, il premier parla di stime europee che, a suo avviso, non sarebbero neanche rispondenti al vero. Situazione paradossale, in cui vengono ribaltati i ruoli: Conte fa il maestro, Bruxelles diventa l’allieva, che deve imparare a essere meno ossessionata dalle regole di bilancio.

Così ancora al quotidiano: “Noi conosciamo i conti e conosciamo i flussi di cassa. (…). Le regole sono le regole, i numeri sono numeri. Io non posso chiedere di evitare regole che non mi piacciono per evitare la procedura. Ma posso contestare i numeri. Ecco, contesto le loro stime di crescita. Io conosco i numeri, conosco l’assestamento sui miei numeri. Per quanto riguarda le regole, c’è una prospettiva in cui voglio ridiscutere queste regole. Mi sembra legittimo. In famiglia si discute”.

E sicuramente si è discusso ieri, se si considera che la riunione già fiume del Consiglio europeo si è conclusa alle 2 del mattino e che il premier ha parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron, e il premier lussemburghese Xavier Bettel, fino alle 4 del mattino.

Nell’intervista al quotidiano, Conte fa fatica a nascondere ciò che pensa davvero dell’atteggiamento della Commissione nei confronti dell’Italia. A suo avviso, Bruxelles segue una interpretazione delle regole “irragionevole”. Anzi, peggio, “punitiva”. È infuriato, scrive la Repubblica, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ce l’ha con Juncker, Moscovici e il resto d’Europa. E teme la bocciatura finale.

Estratti dalla lettera-paternale di Conte

Così alcuni estratti dalla lettera-paternale che Conte ha inviato all’Ue:

“Ritengo che sia nostro dovere aprire, adesso, senza ulteriore indugio, una “fase costituente”, per ridisegnare le regole di governo delle nostre società e delle nostre economie, riconsiderando modelli di sviluppo e di crescita che si sono rivelati inadeguati di fronte alle sfide poste da società impoverite, attraversate da sfiducia, delusione e rancore. Prima che l’Unione Europea si trovi a dover affrontare nuove crisi finanziarie sistemiche e globali, occorre una riflessione approfondita su come assicurare un effettivo equilibrio tra stabilità e crescita, tra riduzione e condivisione dei rischi”

L’Italia non si è mai sottratta ai propri obblighi, mossa dallo spirito di collaborazione per la costruzione della casa comune europea, della quale è Paese fondatore. Né ha mai abdicato ai suoi doveri di solidarietà nei confronti degli altri popoli europei, come testimoniano i significativi apporti netti al bilancio comunitario e i contributi ai vari programmi di sostegno di altri Stati membri che versano in condizioni di maggiore difficoltà. Il nostro Paese ha inoltre mantenuto un saldo primario largamente in attivo per oltre venti anni di seguito, ad eccezione del 2009, e superiore a quello della media dell’Eurozona. Questo significa che, al netto della spesa per interessi, l’Italia è stata tra i Paesi più virtuosi dell’Unione europea e tuttora spende meno di quanto ricava dalle entrate. Non mi appare dunque comprensibile esporre l’Italia, a distanza di pochi mesi dalla conclusione di un negoziato molto impegnativo, al rischio di una nuova procedura di infrazione per violazione della regola del debito, sulla base di una discutibile valutazione della sua condizione ciclica da parte della Commissione”.

Ancora, nella lettera Conte sottolinea che “avvertiamo l’urgenza e la necessità di stimolare una discussione che miri a ridefinire la governance economica dell’Eurozona e dell’Unione, che non si è dimostrata adeguata ad assolvere i compiti per i quali era stata pensata. È necessaria una profonda revisione, forse anche un’autentica conversione, delle regole euro-unitarie per pervenire a un sistema integrato di governo che possa perseguire effettivamente, in modo stabile e duraturo, il benessere economico e sociale dei popoli”.

Riguardo ai conti pubblici dell’Italia, nella lettera di Conte si legge che, “il quadro di finanza è coerente con il rispetto, per il 2019, delle regole del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita. Ho già avuto modo di spiegare pubblicamente come, sulla base delle più recenti informazioni, sia oggi possibile prevedere, per l’anno in corso, un saldo di bilancio sensibilmente migliore rispetto alle previsioni formulate dalla Commissione e dallo stesso Governo italiano nel Programma di stabilità”.

“Per il 2020, il Governo ha ribadito che intende conseguire un miglioramento di 0,2 punti percentuali nel saldo strutturale di bilancio. In linea con la legislazione vigente, il Programma di stabilità prevede un aumento delle imposte indirette pari a quasi l’1,3 per cento del PIL, che entrerebbe in vigore nel gennaio 2020. Il Parlamento ha invitato il Governo, in primo luogo, a riformare l’imposta sul reddito delle persone fisiche nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo, per il periodo 2020-2022, definiti nel Programma di stabilità. In secondo luogo, lo ha invitato a evitare gli aumenti delle imposte indirette per il 2020, individuando misure alternative idonee a garantire il miglioramento strutturale. Di conseguenza, in vista dell’approvazione del Documento programmatico di bilancio per il 2020 e alla luce delle più aggiornate previsioni macroeconomiche, il Governo, anche nel rispetto delle indicazioni poste dal Parlamento, sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche non tributarie. Consapevole dei rischi derivanti da un debito molto elevato, l’Italia ha intrapreso questo percorso per ridurne progressivamente il peso sul PIL, adottando una politica di bilancio finalizzata a coniugare il sostegno alla crescita con la riduzione del costo del debito, che oggi assorbe quasi il 3,6 per cento del PIL”.