Notizie Indici e quotazioni Tensioni Usa-Iran alle stelle dopo nuove sanzioni Trump: tra gli asset ‘vincono’ oro e yen

Tensioni Usa-Iran alle stelle dopo nuove sanzioni Trump: tra gli asset ‘vincono’ oro e yen

25 Giugno 2019 09:05

Assalto ai beni e asset rifugio dopo le ultime notizie provenienti dal fronte geopolitico, che confermano il pugno di ferro di Donald Trump contro l’Iran. Trump ha firmato un ordine esecutivo che impone nuove sanzioni a Teheran, dopo l’abbattimento del drone americano avvenuto la scorsa settimana e rivendicato dai pasdaran iraniani. Hossein Salami, capo delle Guardie della rivoluzione islamica, aveva motivato l’attacco al drone, in quanto “spia Usa”, per inviare un “chiaro messaggio” agli americani e dimostrare che Teheran, “anche se non intende fare la guerra a nessuno, è pronta alla guerra”. L’Iran ha negato che il drone si trovasse in acque internazionali.

Trump non ha atteso molto per colpire Teheran puntando al suo cuore finanziario.  Stando a quanto riporta la NBC news, le nuove sanzioni impediranno al leader supremo del paese, l’Ayatollah Ali Khamenei e al suo ufficio l’accesso a risorse finanziarie chiave. Sanzioni sono state comminate anche ad alcuni leader dell’esercito che, secondo il segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin, sarebbero stati responsabili dell‘abbattimento del drone.

Mnuchin ha aggiunto anche che, verso la fine di questa settimana, nuove sanzioni colpiranno direttamente anche il ministro degli esteri Javad Zarif.

“Abbiamo letteralmente bloccato decine e decine di miliardi di dollari – ha detto Mnuchin, in un briefing con la stampa alla Casa Bianca – Queste sanzioni sono molto efficaci”.

Immediata la reazione di Teheran, con il ministro degli esteri Zarif che ha affermato che, con le nuove sanzioni, gli Usa hanno “chiuso il canale della diplomazia per sempre”.

Una frase che, inevitabilmente, sta scatenando la corsa ai beni rifugio, con gli investitori che si posizionano soprattutto su yen e oro. Le tensioni Usa-Iran tornano a essere protagoniste dello scacchiere geopolitico internazionale,: l’escalation ha preso il via con l’attacco alle due navi petroliere nel Golfo di Oman, che ha fatto schizzare al rialzo anche le quotazioni del petrolio.

Il risultato è che il rapporto dollaro-yen è capitolato anche sotto la soglia di JPY 107, ai minimi dal flash crah di gennaio, scatenato dal fattore Apple.

Boom anche per le quotazioni dell’oro, che riportano la sesta sessione consecutiva di rialzi, inanellando nuovi record. Nelle ultime ore, il contratto spot sul bene rifugio per eccellenza ha testato un nuovo massimo storico in più di sei anni, balzando fino a $1.438, 63 l’oncia, valore più alto dal 14 maggio del 2013.

I futures sull’oro sono saliti fino a +1,6%, a $1.440,20 l’oncia.

Per le quotazioni del metallo prezioso, il rialzo è stato del 10% dall’inizio di giugno. Indicativo del sentiment è anche il trend dell’ETF garantito dall’oro più grande al mondo, l’SPDR Gold Trust, che lo scorso venerdì ha riportato il guadagno più forte in più di 11 anni.

Non solo nuove sanzioni: i market mover dell’oro

Intervistato dalla Cnbc Michael McCarthy, responsabile strategist dei mercati per CMC Markets, ha motivato il trend con le speculazioni di ulteriori tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, il conseguente deprezzamento del dollaro e le tensioni in Medio Oriente: tutti fattori, ha sottolineato, che forniscono ai prezzi dell’oro un contesto ideale.

In particolare, le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve di Jerome Powell stanno zavorrando le quotazioni del dollaro, che viaggia ai minimi degli ultimi tre mesi. I mercati scontano una probabilità pari ormai al 100% di un taglio a luglio e in altri tagli anche nelle riunioni di settembre e ottobre, per sventare le conseguenze dell’escalation della guerra commerciale Usa-Cina.

Dal punto di vista dell’ analisi tecnica Wang Tao, analista di Reuters, individua per il contratto spot sull’oro puna resistenza a $1.439 l’oncia, superata la quale i prezzi potrebbero ambire fino a $1.461.

Oggi la corsa ai beni rifugio viene spiegata anche con le ultime indiscrezioni di Bloomberg, secondo cui Trump sarebbe disposto a porre fine al patto sulla difesa che gli Usa hanno siglato con il Giappone alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nuovo schiaffo a Tokyo e all’equilibrio mondiale, dopo che il presidente americano ha ripetutamente criticato il Giappone, accusandolo di svalutazione competitiva dello yen negli scambi commerciali globali.

Ma si guarda anche all’incontro tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping, in occasione del G20 di Osaka. In quell’occasione, il presidente americano e l’omologo cinese potrebbero riuscire a trovare anche un accordo commerciale. Se così fosse, la corsa dell’oro non avrebbe grandi margini per proseguire.

Così commenta il trend dell’oro anche Dana Samuelson, presidente della divisione di metalli preziosi presso l’American Gold Exchange: “Un dollaro più basso, come dimostra il Dollar Index, e rendimenti lievemente più bassi dei Treasuries a 10 anni, sono stati tutti i fattori che hanno sostenuto l’oro. D’altronde, l’oro “ama la moneta che vale di meno”.

Diversi intanto gli strategist che si stanno mettendo all’opera per rivedere al rialzo le loro previsioni. Joni Teve e Roque Montero di UBS hanno alzato il target dell’oro a tre mesi da $1.380 precedenti a $1.430.

Tuttavia, entrambi ritengono ancora che i prezzi concluderanno il 2019 al di sotto di quota $1.400 (sebbene il target di fine anno sia salito da $1.325 a $1.370). L’outlook per la fine del 2020 è stato alzato da $1.350 a $1.450, mentre negli anni compresi tra il 2021 e il 2023, gli strategist prevedono valori attorno a $1.500).

Dal canto loro gli strategist di Société Générale, in una nota pubblicata lunedì, hanno scritto che il metallo prezioso “continua a versare in condizioni estreme di ipercomprato, con le posizioni short ai minimi dell’anno e quelle long al record dal febbraio 2018. Questo posizionamento estremo dovrebbe perdurare, visto che il presidente della Fed Jerome Powell ha rassicurato i mercati sulla capacità e sulla volontà della banca centrale di sostenere l’espansione economica con tagli ai tassi e altri strumenti non convenzionali di politica monetaria”.