Notizie Notizie Mondo Dopo il tonfo il rally: due navi attaccate in Golfo Oman, petrolio schizza al rialzo

Dopo il tonfo il rally: due navi attaccate in Golfo Oman, petrolio schizza al rialzo

13 Giugno 2019 12:34

All’indomani del crollo, i prezzi del petrolio WTI e del Brent schizzano verso l’alto. Motivo: le rinnovate tensioni geopolitiche, che vedono protagonista un attacco sferrato contro due navi petroliere nel Golfo dell’Oman, vicino allo stretto di Hormuz. Il timore che si sia trattato di un attacco dall’Iran – anche se Teheran ha negato – innesca nuove tensioni geopolitiche.

Risultato: visto che il Golfo dell’Oman è un canale di passaggio in cui transita il 20% circa del commercio globale di petrolio, i trader fanno incetta dei contratti. L’attacco, ricorda Bloomberg, segue le aggressioni nel Golfo Persico dello scorso mese e aumenta le probabilità di una interruzione dell’offerta di crude.

Tale fattore, prosegue l’articolo dell’agenzia di stampa, potrebbe dare un certo sollievo ai prezzi dopo che la crescita delle scorte negli Usa e l’escalation della guerra commerciale tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Cina di Xi Jinping hanno azzerato quasi del tutto i guadagni riportati dall’inizio dell’anno.

Sempre Bloomberg segnala che l’indice della forza relativa a 14 giorni del contratto WTI scambiato a New York ha virato ieri in una condizione di ipervenduto, lasciando intendere che le perdite recenti possano essere state eccessive.

Sicuramente significative sono state le perdite sofferte da entrambi i contratti nella giornata di ieri, e che hanno portato il WTI a precipitare di $2,13 – riportando la flessione più forte dallo scorso 31 maggio -, o del 4%% su base percentuale, a $51,14, valore minimo di chiusura dallo scorso 14 gennaio.

La notizia dell’attacco sferrato nel Golfo dell’Oman ha scatenato il rally del contratto WTI con scadenza a luglio, salito stamattina fino a +2,5%, a $52,42 al barile.

Ieri il Brent ha terminato le contrattazioni in flessione del 3,7%, chiudendo a $59,97, valore più basso di chiusura dal 28 gennaio scorso. Oggi invece è schizzato sull’ICE Futures Europe Exchange fino a +4,5%, prima di rallentare la corsa, e salire del 2,8% a $61,65, con un premio di 9 dollari circa rispetto al contratto WTI.

Arrivano intanto aggiornamenti sui soccorsi prestati alle due navi petroliere.

Attacco Golfo Oman, mistero Giappone

L’agenzia iraniana Irna, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa Askanes, ha reso noto, citando “una fonte informata”, di aver soccorso oggi due “petroliere straniere” coinvolte in un non meglio precisato “incidente” nel Mare d’Oman.

Quarantaquattro marinai sono stati salvati in acqua da un’unità di soccorso della Marina (iraniana) della provincia di Hormozgan (Sud dell’Iran, ndr) e trasferiti al porto di Bandar-e Jask”, ha spiegato l’Irna.

Dal canto suo la Quinta flotta degli Stati Uniti, basata nel Bahrein, ha affermato di aver ricevuto una richiesta di aiuto da due petroliere nel golfo dell’Oman. Secondo un comunicato diramato dalla stessa marina militare americana, si è trattato di “due allarmi distinti, uno alle 6.12 del mattino e un altro alle 7 del mattino (ora locale)”. “Le navi americane – si legge nel comunicato – sono sul posto e forniscono assistenza”.

Le petroliere attaccate sarebbero la Front Altair, battente bandiera delle Isole Marshall, e la Kokuka, battente bandiera di Panama.

E’ ancora più mistero su come siano andate davvero le cose se si considera che le navi attaccate nel Golfo di Oman, stando a quanto ha detto Hiroshige Seko, ministro del Commercio del Giappone, trasportavano carichi collegati al Giappone, e che l’attacco è avvenuto nelle stesse ore in cui il premier nipponico Shinzo Abe si trova in visita in Iran – è la prima visita di un premier giapponese dal 1979 – per cercare di smorzare le tensioni tra il paese e gli Stati Uniti.

Riguardo al tracollo dei prezzi avvenuto alla vigilia, a scatenare i forti smobilizzi è stata la pubblicazione dei dati relativi alle scorte Usa dall’agenzia americana EIA. I dati hanno messo in evidenza un rialzo delle scorte di petrolio crude inatteso, tra l’altro per la seconda settimana consecutiva.

Il rialzo è stato di 2,2 milioni di barili, la scorsa settimana, a fronte del calo di 481.000 barili stimato dal consensus. Pari a 485,5 milioni di di barili, le scorte commerciali degli Stati Uniti viaggiano praticamente al massimo dal luglio del 2017, e al di sopra dell’8% circa rispetto alla media degli ultimi cinque anni che si riferisce a questo periodo specifico dell’anno.

Al balzo dell’offerta statunitense si è aggiunto negli ultimi giorni l’annuncio dell’AIE (Agenzia internazionale dell’energia), che l’altro ieri ha tagliato le stime sulla crescita della domanda di petrolio per il 2019.

Stando alla Cnbc, l’outlook negativo sulle quotazioni di petrolio è tale da aver convinto diversi gestori di hedge fund a uscire dalle posizioni accumulate sul petrolio, a causa dei continui timori legati allo stato di salute dell’economia globale.

Proprio per questo, secondo Goldman Sachs, i paesi Opec e non Opec confermeranno i tagli alla produzione decisi negli ultimi mesi. Leggi view degli analisti in vista della riunione dell’Opec.

Così commenta intanto la reazione dei prezzi del petrolio alla notizia dell’attacco alle due navi petroliere nel Golfo di Oman Nitesh Shah, Direttore della Ricerca presso WisdomTree:

“Con l’Iran messo all’angolo, stiamo assistendo ad un aumento delle tensioni attorno allo Stretto di Hormuz, il passaggio critico attraverso cui viaggia la maggior parte del petrolio mediorientale. Con gli attacchi sospetti di ieri su due navi nello Stretto di Hormuz, il prezzo del petrolio è salito a più di 61,7 dollari al barile.  L’EIA prevede che la produzione totale del cartello petrolifero dell’OPEC nel 2020 sarà di 29,8 milioni di barili al giorno, di cui 18 milioni dovranno passare attraverso Hormuz, lo snodo più importante al mondo, che permette il trasporto via mare del 30% del greggio e di altri liquidi. È anche la strada per tutte le esportazioni di gas naturale liquefatto (GNL) del Qatar, pari a circa il 30% del commercio globale di GNL. Gli altri passaggi strategici, Canale di Suez e Bab el-Mandeb, impallidiscono a confronto. Ciò potrebbe allontanare il petrolio dal mercato ribassista in cui si è trovato nelle ultime settimane. I mercati si sono concentrati sull’aumento delle scorte statunitensi e sulle minacce alla domanda derivanti dalle guerre commerciali e hanno invece ignorato le minacce che riguardano l’offerta. È invece chiaro che la continuità della disponibilità delle scorte non deve mai essere data per scontata. Con il perdurare delle sanzioni statunitensi sull’Iran, riteniamo che i prezzi del petrolio – in particolare del Brent, che viene scambiato come benchmark internazionale – aumenteranno”.