Notizie Notizie Mondo Tensioni su liquidità potrebbero addirittura spingere la Fed a un nuovo round di QE

Tensioni su liquidità potrebbero addirittura spingere la Fed a un nuovo round di QE

7 Gennaio 2019 17:34

Il 2019 potrebbe vedere un ritorno in campo in grande stile delle banche centrali. Se da un lato la Bce proprio a fine 2018 ha interrotto il piano di quantitative easing, dall’altro la  Federal Reserve ha apportato il quarto rialzo dell’anno alimentando i timori che tale politica restrittiva vada a pesare nei prossimi trimestri sull’economia Usa. Venerdì scorso Jerome Powell si è mostrato più accomodante indicando un atteggiamento futuro flessibile da parte della Fed e c’è chi scommette che un’inversione di rotta già nei prossimi 12 mesi non è affatto da escludere. Inversione di rotta che andrebbe indirettamente incontro alle richieste di una Fed più espansiva più volte avanzate dal presidente Trump.

“Saremo pazienti nel guardare come evolverà la situazione dell’economia” ha sostenuto il numero uno della Federal Reserve Jerome Powell intervenuto ad Atlanta ad una tavola rotonda assieme ai suoi predecessori, Janet Yellet e Ben Bernanke

Tensioni sulla liquidità preoccupano soprattutto l’universo corporate

Anche secondo Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte SIM, il 2019 appena iniziato potrebbe essere l’anno del ritorno delle banche centrali. Oggi gli operatori sembrano dare per scontato il fatto che non vi saranno rialzi dei tassi quest’anno e rivolgono la propria attenzione soprattutto alla dinamica del bilancio Fed. “In altri termini – afferma Cesarano – l’impressione è che gli operatori, consci delle potenziali tensioni sulla liquidità che potrebbero causare danni soprattutto al mondo corporate oggi molto più indebitate rispetto al recente passato (a causa principalmente di lunghi periodi di utilizzo della liquidità per buyback e distribuzione di dividendi),  di fronte ad un rallentamento dell’economia fanno progressivamente pressione sulla Fed affinché ricominci ad allentare i cordoni della borsa”.

 

Il percorso che potrebbe attuare la banca centrale statunitense si articolerebbe idealmente in questi step: in primis ci sarebbe la richiesta di una maggiore flessibilità da parte della FED (ottenuta lo scorso venerdì), a seguire una riduzione del ritmo di rallentamento del bilancio e poi uno stop alla riduzione e in extrema ratio pressione per un nuovo round di QE concentrato soprattutto sui titoli corporate oltre che sui Treasury.

 

“Questo potrebbe essere il tema del 2019 che, in estrema sintesi, si può ricondurre ad una richiesta progressiva degli operatori di ritorno in campo delle banche centrali” dice l’analista che individua in marzo il mese che potrebbe segnare la prima verifica, quando, da un lato, la BCE potrebbe annunciare una nuova operazione TLTRO (o LTRO) e, dall’altro lato, la Fed potrebbe effettuare la prima pausa nel processo di rialzo dei tassi (20 marzo). “In termini più strutturali” continua Cesarano “se è corretta l’ipotesi di progressivo avvicinamento verso una crescente aspettativa di un QE della Fed, i tassi Treasury potrebbero mediamente (ossia non continuamente e linearmente!) calare sull’ipotesi di una possibile crisi di liquidità tale da indurre ad un nuovo round di QE” conclude.