Telecom: cosa c’è dietro la grande abbuffata di fine estate? Ribaltone in cda e rete unica in vista
È partito il rally di Telecom Italia in Borsa. Dal minimo del 14 agosto, il titolo della maggior tlc italiana ha recuperato circa il 15% tornando sopra quota 50 centesimi. Una performance nettamente migliore dell’indice di settore Euro Stoxx Telecommunication che, nello stesso periodo, ha guadagnato il 6%. Ieri il titolo Telecom Italia ha chiuso sui massimi da un mese, mettendo a segno il +10% negli ultimi 30 giorni, portando il saldo da inizio anno al +4%.
Ma cosa si nasconde dietro al rally di Tim? Di concreto non c’è nulla, solo indiscrezioni circolate dopo la formazione del nuovo governo Conte bis, tra cui quelle riguardanti un possibile nuovo ribaltone nel cda e alla svolta nei colloqui con Open Fiber per la creazione della rete unica.
Presidente Conti verso l’uscita?
Fonti finanziarie riportate da La Repubblica in edicola oggi riferiscono che sono iniziate le convocazioni per un nuovo cda di Tim che dovrebbe discutere i temi di governance. In particolare, Fulvio Conti, presidente della società e inviso al socio Vivendi (23,9% del capitale), sarebbe pronto a fare un passo indietro. Al momento manca la scelta di un sostituto, che idealmente dovrebbe essere indicato da Cassa depositi e prestiti (9,9% del capitale). Pertanto, in vista delle prossime dimissioni di Conti, l’orientamento di massima del consiglio sarebbe affidare ad interim i poteri del presidente in mano all’ad Luigi Gubitosi. “Un cambio che potrebbe portare a una nuova riforma della governance dato che tra i tre azionisti principali del gruppo si è riaperto il dialogo”, scrive ancora il quotidiano romano.
Da una parte c’è Vivendi, che pur essendo il primo socio esprime solo un terzo del consiglio, non può imporre la riforma della governance e dall’altro il terzo azionista del gruppo, il fondo attivista Elliott (con una quota del 9,8%), che da tempo spinge per una conversione delle azioni di risparmio in ordinarie. Un’operazione che era stata approvata nel dicembre 2015 dal cda guidato da Marco Patuano e bocciata in assemblea a causa dell’astensione di Vivendi. Anche l’ad Gubitosi aveva dichiarato più volte di essere favorevole a una conversione. “E chissà che ora che Vivendi si appresta a ottenere la testa del presidente che ha aspramente criticato negli ultimi 18 mesi, non si renda anche disponibile ad avallare un’operazione che ha fatto naufragare quasi quattro anni fa”, riporta La Repubblica.
Il dossier rete unica riapre i battenti
Secondo quanto riferiscono fonti di stampa, l’operazione di aggregazione delle reti di Telecom Italia e di Open Fiber non è tramontata, anzi le due società hanno continuato a lavorare per trovare un’intesa in tempi relativamente brevi. Il nodo che aveva bloccato le trattative, riportano le indiscrezioni, era il valore di Open Fiber che oscillava da un floor più basso di 2 miliardi fino a una parte alta di 8 miliardi.
Ora, a quanto pare, l’ad uno di Enel Francesco Starace avrebbe abbassato le pretese e così la quota del 50% di Open Fiber in mano a Enel sarebbe ora più appetibile sul mercato. Come già circolato in estate ci sarebbero diversi fondi internazionali interessati a subentrare come terzo investitore affianco a Enel in Open Fiber in modo da sbloccare l’impasse sulle valutazioni.