Tassi Fed: Trump e mercati con la testa nella “nuvola dots”

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La quarta riunione della Federal Reserve (Fed) si avvicina. Il mercato non sembra avere dubbi ed esitazioni: mercoledì prossimo la Fed annuncerà una nuova pausa sul fronte tassi che resteranno invariati (target range dei Fed funds inchiodato al 4,25%-4,50% per la quarta riunione consecutiva).
Ma c’è un altro pensiero (o meglio interrogativo) condiviso: i policymakers si impegneranno o meno su altri due tagli? Al termine della due giorni di riunioni del Fomc, il braccio operativo della banca centrale Usa, arriveranno, infatti, le nuove stime macroeconomiche sull’inflazione e sul mercato del lavoro (nel documento SEP, acronimo di Summary of Economic Projections), ma anche gli attesissimi “dot plot“, un grafico a punti aggiornato trimestralmente che mostra le proiezioni dei funzionari sui livelli del costo del denaro.
Fattore “dot plot”
In attesa del nuovo dot plot, soffermiamoci sulle ultime indicazioni arrivate a marzo. L’ultimo dot plot indicava tra i funzionari della Fed l’attesa per due tagli nel corso del 2025, tenendo in considerazione nelle loro proiezioni le incertezze della guerra commerciale portata avanti dal presidente Trump.
Secondo gli strategist di Mps Capital Services, la banca centrale Usa dovrebbe confermare la retorica sulla necessità di avere maggiori dettagli sul fronte negoziati sui dazi e sul loro impatto sull’economia. “Al momento i dati macro consuntivi sono ancora positivi sebbene inizino ad emergere segnali di debolezza dai consumi e dal mercato del lavoro. Sarà quindi importante capire quanto peso verrà dato a questi segnali e se i banchieri Fed, attraverso la nuvola dei Dots, si allineeranno al mercato (due tagli da 25pb entro fine anno di cui il primo a settembre)”.
Powell ancora in modalità attendista?
Così ha commentato Michael Krautzberger, Cio public markets di Allianz Global Investors, in vista del nuovo meeting:
“Dalla precedente riunione della Fed, all’inizio di maggio, l’amministrazione Trump ha attenuato la propria retorica sui dazi, annunciando una pausa di 90 giorni sulle tariffe reciproche, lasciando in vigore una quota minima del 10% fino ai primi di luglio. I mercati azionari e del credito hanno reagito recuperando completamente le perdite iniziali subite dopo il “giorno della liberazione”, e le condizioni finanziarie si sono allentate, riflettendo la percezione del mercato secondo cui la politica tariffaria sarà sufficientemente attenuata da non compromettere in modo significativo i fondamentali aziendali. Tuttavia, esiste il rischio che i mercati stiano diventando un po’ troppo compiacenti, considerando i rischi al ribasso ancora presenti per la crescita economica negli Stati Uniti (e a livello globale)“.
Nel breve termine, aggiunge l’esperto, è probabile che la Fed mantenga un atteggiamento di attesa e osservazione, continuando a valutare l’impatto dei dazi sull’attività economica. Concordiamo con la valutazione attuale dei mercati dei tassi di interesse a breve termine, che non prevede cambiamenti di politica nella riunione di giugno. I prezzi attuali di mercato scontano due tagli dei tassi da parte della Fed entro fine anno, ipotizzando un rallentamento della dinamica ciclica statunitense a causa dell’impatto dei dazi sulla domanda interna. “Se le guerre commerciali globali dovessero intensificarsi a luglio, una volta terminata la pausa di 90 giorni sui dazi USA, o se i rischi inflazionistici si attenuassero, riteniamo che le aspettative di tagli dei tassi da parte della Fed possano tornare ad anticiparsi”, precisa ancora.
Lavoro e inflazione, i dati chiave
Nelle ultime settimane sono stati pubblicati due dati chiave per la Fed: prima quelli sul mercato del lavoro e poi quelli sui prezzi. Mercoledì scorso, l’inflazione di maggio ha registrato un rallentamento superiore alle attese in tutte le sue componenti. Anche l’indice dei Prezzi alla Produzione (PPI), pubblicato giovedì, hanno confermato lo stesso andamento. “L’inflazione core si sta avvicinando al 2% e ci si attende che la Federal Reserve mantenga i tassi invariati nella riunione del FOMC di questa settimana. I mercati guardano ora a settembre per un possibile primo taglio. L’impatto dei dazi sui prezzi non si è ancora manifestato e la Fed non ha motivo di affrettare le proprie mosse“, segnala il global credit team di Algebris Investments.