Notizie Notizie Mondo Tassi Fed: Powell equilibrista a Jackson Hole? Mercati a caccia di spunti su tempi e ritmi dei tagli, ecco cosa dicono gli esperti

Tassi Fed: Powell equilibrista a Jackson Hole? Mercati a caccia di spunti su tempi e ritmi dei tagli, ecco cosa dicono gli esperti

23 Agosto 2024 11:01

E come ogni fine agosto, puntuale anno dopo anno, il simposio annuale sulla politica economica di Jackson Hole organizzato dalla Fed di Kansas City catalizza l’attenzione degli investitori di tutto il mondo. L’evento più atteso è senza dubbio il discorso del numero uno della Federal Reserve (Fed) che salirà sul palco proprio oggi, a partire dalle 16 ora italiana. Lo scenario economico e finanziario è ben diverso rispetto a solo due anni fa. Allora Powell aveva lanciato un chiaro messaggio ai mercati, parlando di una ferrea lotta all’inflazione da parte della Fed. E in particolare, aveva annunciato che avrebbe continuato ad alzare i tassi di interesse per scacciare l’inflazione.

Come detto, ora lo scenario è diverso. Basti pensare che l’inflazione è scesa sotto il 3% e sta proseguendo verso l’obiettivo del 2%. Le scommesse sono ora di un taglio dei tassi a settembre, il primo per la Fed, che è una delle ultime grande banche centrali a muoversi su questo fronte.

Bisogna, infine, ricordare una ultima importante questione: questo è anche l’anno delle elezioni presidenziali Usa (novembre 2024) che vedranno sfidarsi i Repubblicani dell’ex presidente Donald Trump e dei Democratici di Kamala Harris. Proprio ieri, dal palco della convention democratica di Chicago, la vicepresidente di Joe Biden ha “accettato ufficialmente” di correre contro Trump per la Casa Bianca.

Ma cosa attendersi oggi dalle parole di Jerome Powell? Il numero uno della Fed sfodererà l’arte di equilibrista? 

Vediamo quali sono le attese di analisti, economisti ed esperti di mercato per l’imminente discorso di Powell.

A Jackson Hole tempi e ritmi dei tagli ai tassi. Per Powell il focus si sposta sul mercato del lavoro

Un finale d’ottava tutto incentrato sul discorso del Presidente della Fed, Jerome Powell, al Jackson Hole Economic Symposium. Come ricorda Gabriel Debach, market analyst di eToro, “le sue parole in passato hanno spesso scosso i mercati, e anche quest’anno le aspettative sono alte. Tuttavia, con l’attenzione puntata non tanto sui tagli di settembre, ormai dati per certi, quanto piuttosto sull’entità e sul percorso futuro della politica monetaria, Powell rischia di deludere le attese”. Se, infatti, spiega l’esperto il discorso fosse troppo legato ai dati (data dependent) potrebbe lasciare l’amaro in bocca agli investitori, che sperano in una visione più chiara sul futuro.

Anche Gero Jung, capo economista di Mirabaud Asset Management, sposa la tesi secondo cui i mercati cercheranno di capire quali saranno i tempi, i ritmi e l’entità dei futuri tagli ai tassi. Ma, a suo avviso, visto la Fed dipende dai dati, per Powell “sarà difficile esporsi verso un percorso preciso. Quello che potrebbe dire è che la Fed è “molto vicina” o “prossima” a un allentamento, o che l’attenzione si è spostata dall’inflazione alla stabilità del mercato del lavoro, che sta rallentando, ma che non sta crollando. Anzi, i numeri settimanali delle richieste di sussidi di disoccupazione sono diminuiti, mentre l’indice ISM dei servizi mostra che il sottoindice dell’occupazione è tornato a crescere a luglio”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il commento degli strategist di Mps Capital Services, secondo i quali sarà importante seguire il discorso di Powell soprattutto per vedere se fornirà indicazioni sull’entità del prossimo taglio (il mercato prezza 30pb, quindi pienamente un solo taglio da 25pb) e su quelli successivi. “Un atteggiamento più hawkish potrebbe far ridurre velocemente le attese sui tagli di fine anno, riportandole verso i 75pb“, aggiungono.

Powell e le implicazioni per il dollaro

Aspettando le parole di Powell, arriva un commento anche da ING dal titolo “The art of saying nothing“. “Di fronte a un mercato sta già scontando un taglio di 50 punti base della Fed entro dicembre potrebbe spingere il presidente Powell a evitare una guidance troppo forte a Jackson Hole. Il dollaro potrebbe apprezzarlo, ma l’impatto dovrebbe essere di breve durata”.

Più nel dettaglio, l’analisi di Francesco Pesole, FX strategist di ING, parte da alcuni dati pubblicati in settimana. “L’ultima serie di dati statunitensi non ha sostenuto fermamente un taglio dei tassi della Federal Reserve di 50 punti base a settembre e la maggior parte dei membri del FOMC è apparsa moderatamente contraria a tale prospettiva negli ultimi commenti – segnala l’esperto -.  L’indice Pmi servizi Usa è stato più forte del previsto e ha compensato un altro calo nel settore manifatturiero, mentre le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono aumentate solo leggermente, in linea con il consenso”.

Ma altri dati in arrivo dal mercato del lavoro “dovrebbero consentire al presidente della Fed Jerome Powell di mantenere una comunicazione relativamente equilibrata a Jackson Hole – prosegue Persole -. Probabilmente userà questo discorso per preparare i mercati a un taglio di settembre, che è interamente scontato ed è stato ampiamente anticipato dai verbali della Fed di luglio e dai recenti relatori della Fed. La domanda è se arriverà al punto di aprire la porta a una mossa di 50 punti base, se non a settembre, in un momento successivo di quest’anno”. “Sembra più probabile che Powell sottolineerà nuovamente l’attenzione su entrambi i fonti del mandato, ribadendo la dipendenza dai dati e rimandando di fatto qualsiasi ulteriore grande mossa ai dati sulle buste paga del 6 settembre (salvo uno shock dal PCE)”, suggerisce l’esperto del mercato forex, secondo il quale oggi i rischi per il dollaro sono orientati al rialzo. “Non ci attendiamo però che il discorso di Powell abbiamo un effetto duraturo per il mercato forex e manteniamo un orientamento ribassista sul dollaro nel breve termine”.

Taglio tassi vicino, si consolida la tesi

I mercati dal canto loro danno per scontata una sforbiciata al costo del denaro nel meeting di settembre. La loro posizione emerge chiaramente se si osserva i Fed Watch Tool di CME, con una probabilità del 100%. L’incertezza riguarda solo l’entità della mossa: con il 73,5% che si attende i tassi nel range 5-5,25% e una percentuale inferiore e pari al 26,5% che prevede un taglio di 50 punti base (con i tassi nel range 4,75-5%).

“Dopo aver mantenuto i tassi di interesse ai massimi da 20 anni per oltre un anno, ci si aspetta che Powell dia il via libera a una riduzione dei tassi nella riunione del 18 settembre. Questo potrebbe segnare l’inizio di un ciclo di allentamento monetario, con un taglio dei tassi di 25 punti base per ogni meeting fino alla fine dell’anno. Powell ha agito con cautela, probabilmente per evitare continui cambi di rotta, che avrebbero potuto minare la fiducia dei consumatori e danneggiare l’economia. Ora che tutte le condizioni sembrano essere favorevoli, la Fed spera di poter iniziare un vero e proprio ciclo di allentamento, senza dover ricorrere a interventi sporadici o a una singola azione”, commenta Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac, in vista della riunione del 18 settembre della Fed.

Mark Haefele, Chief Investment Officer, UBS Global Wealth Management, sottolinea in un commento diffuso ieri che i “tagli dei tassi negli USA sembrano imminenti”. Una aspettativa che si è rafforzata dopo la pubblicazione dei verbali della riunione di luglio della Fed che “hanno rivelato che la maggior parte dei funzionari era fortemente propensa a un taglio dei tassi a settembre”. Dalle minute diffuse mercoledì sera è inoltre emerso che “quasi tutti i partecipanti” hanno indicato che l’inflazione negli USA si stesse avvicinando all’obiettivo del 2% della Fed e che i funzionari hanno espresso crescenti preoccupazioni per un rallentamento del mercato del lavoro.