Tassi Bce: crescita salari frena e rafforza tesi taglio a settembre. Manca all’appello tassello inflazione
In un clima di attesa sui mercati per l’avvio del simposio della Fed a Jackson Hole, arrivano anche alcune indicazioni di rilievo dalla Banca centrale europea (Bce). Da Francoforte è stato diffuso l’aggiornamento trimestrale del dato sulla crescita dei salari negoziati nella zona euro che segnala, come da attese, un deciso rallentamento nel trimestre concluso a fine giugno.
Nel secondo trimestre 2024, i salari negoziati hanno registrato una crescita annua del 3,6% rispetto al 4,7% dei primi tre mesi dell’anno. Un rapporto molto atteso dai mercati che apre la strada a un taglio dei tassi nella riunione del 12 settembre della Bce. Non è però l’unico spunto interessante finito sul tavolo del consiglio direttivo guidato da Lagarde: sono arrivati anche i dati preliminari degli indici Pmi servizi e manifatturiero, mettendo in evidenza a sorpresa l’effetto Olimpiadi in Francia.
Manca ora all’appello il dato sull’inflazione di agosto che verrà annunciato dall’Eurostat, nella versione preliminare, la settimana prossima.
Trend crescita salari, numeri in frenata nel secondo trimestre
Alla fine, la crescita dei salari negoziati della zona euro, uno degli indicatori seguiti da vicino dalla Bce per le mosse di politica monetaria, rallenta. Il dato ha, infatti, mostrato un aumento annuo al ritmo del 3,6%, frenando rispetto al +4,7% del primo trimestre 2024 e al +4,5% registrato nell’ultimo scorcio del 2023. Una frenata attesa dagli analisti, come Morgan Stanley, soprattutto dopo la lettura del dato tedesco di alcuni giorni fa.
“Il rallentamento della crescita salariale dell’Eurozona sta rafforzando le aspettative di un taglio di 25 punti base da parte della Bce il mese prossimo“, segnalano gli esperti di ING, secondo i quali “il calo odierno darà un po’ di sollievo a coloro che puntano su un ciclo di tagli graduale poiché la crescita salariale negoziata del 3,6% su base annua è più in linea con una prospettiva di inflazione nel medio termine”.
Da ING avvertono, tuttavia, che “la crescita salariale è ancora troppo elevata per l’obiettivo di inflazione del 2%, data la debole crescita della produttività” e che “la strada verso la moderazione salariale potrebbe essere accidentata e la seconda metà del 2024 potrebbe ancora portare alcune sorprese, poiché i sindacati, in particolare in Germania, continuano a presentare richieste salariali”. Un fattore certamente positivo, sottolineano gli esperti, per i consumatori e che aumenterebbe in qualche modo le prospettive economiche, potrebbe potenzialmente rappresentare una palla curva per la Bce nel corso dell’anno”.
Nonostante le prospettive che restano ancora un po’ incerte in termini di crescita dei salari, in vista di settembre, sembra essere stata rimossa un’altra barriera a un altro taglio.
“Escludendo sorprese dai dati d’inflazione della prossima settimana, i rischi al ribasso sull’attività economica e i dati sulle retribuzioni contrattuali nel 2° trimestre appena pubblicati ci appaiono comunque compatibili con un taglio dei tassi della Bce a settembre“, commentano da Intesa Sanpaolo.
Bce: un taglio a trimestre fattibile
“Continuo a ritenere che la Bce taglierà solo in modo graduale. Normalmente, la Bce reagirebbe in modo più deciso all’indebolimento delle indagini manifatturiere. Ma negli ultimi anni queste ultime sono state meno correlate all’economia reale. Inoltre, la pressione inflazionistica appare ancora troppo persistente. Questo rende difficile tagliare ad ogni riunione. Ma tagliare una volta a trimestre continua a essere fattibile. Si tratta di un percorso di politica monetaria molto più aggressivo rispetto a quello che i mercati oggi valutano”, commenta Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price.
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Sotto la lente anche i Pmi, con l’effetto Olimpiadi
Intanto stamattina l’agenda macro vedeva in primo piano per la zona euro indici indicatori Pmi. Stando ai dati preliminari di agosto, l’indice Pmi servizi è migliorato, attestandosi a 53,3 dal precedente 51,9, mentre quello manifatturiero è sceso a 45,6 da 45,8 della lettura passata. Il consensus Bloomberg indicava un Pmi servizi a 51,7 e quello manifatturiero a 45,8.
“Di primo acchito, la ripresa dell’attività dell’eurozona di agosto si presenta come una piacevole sorpresa. Osservando però con un occhio più attento, si nota come i dati forse celano qualcosa di incerto. La spinta è largamente dovuta all’aumento dell’attività del settore dei servizi in Francia, con il relativo Indice dell’attività in rialzo di quasi cinque punti, possibilmente collegato al fermento scaturito dai Giochi Olimpici di Parigi. È tuttavia improbabile che tale vigore continuerà nei mesi futuri. Allo stesso tempo, il tasso di espansione generale del settore dei servizi della Germania è rallentato e il settore manifatturiero dell’eurozona rimane in rapido declino”, commenta Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank.
“Siamo, però, di fronte ad una situazione contrastante. Il settore manifatturiero resta bloccato in recessione, mentre quello dei servizi pare stia crescendo ad un livello decente. Detto questo, con lo svanire dello stimolo delle recenti olimpiadi in Francia e i segnali di calo dell’ottimismo nell’industria terziaria dell’eurozona, è probabile che sia solo una questione di tempo prima che le difficoltà del settore manifatturiero inizieranno ad influire anche su quello del terziario”, aggiunge l’economista della Hamburg Commercial Bank, spiegando che “in risposta ai precedenti tre mesi di aumenti dei costi di acquisto, le aziende del manifatturiero hanno incrementato i loro prezzi di vendita per la prima volta da aprile 2023. Malgrado l’indebolimento della domanda, le imprese pare abbiano avuto poca scelta e siano state costrette a trasferire gli oneri più alti ai loro clienti. Ciò però rappresenta un fattore positivo, e mostra quanto il mercato abbia ancora del potere decisionale nel determinare i prezzi”.
La Bce, conclude, forse troverà qualche rassicurazione nell’ultimo indice dei prezzi. I costi di acquisto del settore dei servizi, osservati attentamente dalle autorità monetarie a causa del ruolo fondamentale che giocano i salari, hanno indicato il più lento tasso di incremento in 40 mesi. Quindi, anche se i prezzi di vendita del settore terziario sono saliti molto più velocemente di luglio, il calo della pressione dei costi, rafforza la probabilità di un taglio dei tassi di interesse da parte della BCE durante l’incontro di settembre.