Tassi Bce: un taglio oggi e poi una pausa estiva? Occhio ai BTP

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La Banca centrale europea (Bce) si appresta a tagliare nuovamente i tassi (ottava volta da giugno 2024), mentre le prospettive di inflazione e crescita restano in balia delle mosse del presidente Donald Trump sul fronte dazi.
Con ogni probabilità l’istituto centrale dell’eurozona manterrà tutte le opzioni sul tavolo in vista dei prossimi meeting, nonostante nell’ultimo periodo siano aumentate le scommesse per una pausa estiva nel ciclo di allentamento monetario partito ufficialmente nel giugno 2024 per valutare al meglio il nuovo scenario.
Da allora la Bce ha tagliato 7 volte i tassi (ben quattro volte nel 2025) in un contesto d’inflazione in calo rispetto ai livelli record visti tra il 2022 e il 2023. Adesso la situazione sul fronte prezzi è decisamente cambiata, basta pensare al dato preliminare sceso sotto la soglia target Bce del 2%, motivo per cui la decisione di oggi all’interno del consiglio direttivo di un nuovo taglio non è controversa. Ma le incognite restano e sarà interessante provare a carpire dalle parole della presidente Christine Lagarde quale potrebbe essere la strada futura.
Un taglio oggi e una pausa estiva in vista?
Tutto pronto per il quarto meeting della Bce. Alle 14:15 l’annuncio ufficiale con i tassi che dovrebbero essere ridotti di un quarto di punto percentuale, poi la conferenza stampa di Lagarde che si soffermerà e illustrerà le decisioni ma anche le nuove attese proiezioni macroeconomiche. E poi cosa succederà? Secondo Bloomberg è prevista un’ulteriore riduzione a settembre, quando i colloqui con gli Stati Uniti dovrebbero essere conclusi e le nuove previsioni mostreranno le implicazioni più puntuali dei dazi. Sebbene la crescita e l’inflazione saranno probabilmente più deboli nei prossimi mesi, le ingenti spese militari e infrastrutturali europee potrebbero spingere queste due voci verso l’alto nel lungo termine.
Come ricorda Gabriel Debach, market analyst di eToro, “negli interventi dopo aprile, da Schnabel a Lane, da Cipollone a Lagarde, emerge una Bce consapevole di essere su un crinale. Da un lato, la disinflazione è reale: i prezzi rallentano, i salari si stabilizzano, le misure core convergono al target. Dall’altro, lo scenario globale si è fatto opaco: dazi, frammentazione commerciale, tensioni geopolitiche e volatilità dei mercati. Isabel Schnabel è netta: la globalizzazione come l’abbiamo conosciuta è finita”. E aggiunge: “mentre le aspettative d’inflazione delle famiglie tornano a salire l’idea di una Bce accomodante viene scartata esplicitamente. In un mondo disordinato, servono mani ferme. Tagliare oggi? Forse. Ma impegnarsi per domani, decisamente no. La stagione della forward guidance si è chiusa da tempo. Il data-dependent è l’unica bussola”. Ma, secondo Debach, un punto resta fermo nel linguaggio Bce: la stabilità dei prezzi è il mandato, la crescita è una speranza ma di qualcun altro.
Attesa per le nuove proiezioni economiche
Secondo le stime degli analisti che hanno partecipato a un sondaggio Bloomberg, la Bce potrebbe confermare le sue proiezioni passate, nonostante il contesto economico sia cambiato radicalmente sull’onda della guerra commerciale. L’euro è significativamente più forte rispetto a marzo e l’energia è più economica, esercitando una pressione al ribasso sui prezzi e offrendo un certo sollievo alle aziende che potrebbero risentire della debolezza della domanda. Da Bloomberg ricordano però come l’economia sia cresciuta più del previsto nel primo trimestre, poiché le imprese, soprattutto quelle che dipendono fortemente dalle esportazioni, si sono affrettate a evadere gli ordini, nel tentativo di anticipare i dazi Usa.
XTB: gli asset più esposti a un ulteriore taglio dei tassi
In arrivo un altro taglio da parte della Bce che dovrebbe portare il tasso di rifinanziamento principale dal 2,4% al 2,15%. David Pascucci, analista dei mercati per XTB, ricorda che il tasso sui depositi è il tasso di riferimento per l’aggiustamento della politica monetaria che passerebbe dal 2,25% al 2%, ma il tasso più importante rimane l’MRO, il tasso di rifinanziamento principale.
Questo aspetto è fondamentale, sottolinea Pascucci, in quanto gli asset che più vanno a beneficiare dei tagli dei tassi sono sicuramente le obbligazioni. “In tal caso, infatti, il nuovo tasso di riferimento per il Bund tedesco a 10 anni diventerebbe il 2,15%, portando così i rendimenti del titolo benchmark verso questa quota, al momento ci troviamo a ridosso del 2,5% di rendimento. A beneficiarne a lungo termine saranno tutti i titoli di Stato quotati in euro; pertanto, anche i nostri Btp che di fatto hanno dei rendimenti superiori a tutti gli altri paesi dell’area euro come Francia, Germania, Spagna, Grecia, Portogallo. In sostanza i nostri titoli di Stato vanno a beneficiare di uno spread tra i rendimenti del 10 anni con il nuovo tasso di rifinanziamento principale della Bce, rendendo così ancor più appetibile il nostro paese sul mercato obbligazionario”, precisa l’esperto aggiungendo che “questa correlazione è spiegata dal fatto che i tassi di interesse e i titoli di Stato, soprattutto quelli a breve scadenza, fanno parte dello stesso aggregato monetario M2, pertanto i rendimenti tendono ad avvicinarsi ai tassi qualora questi venissero tagliati”.
Per Pascucci l’azionario al momento rimane alla finestra, molto tonico sui massimi, senza alcun segno di cedimento. “Un ipotetico ribasso potrebbe arrivare quando i titoli di Stato vedranno un ridimensionamento dei rendimenti a lungo termine per via del fenomeno del “flight to quality”, ossia vendere azionario per comprare obbligazionario”, conclude.