Tares ed Iva: in arrivo una batosta da oltre 700 euro a famiglia?
Il governo ha finalmente deliberato il rinvio dell’IMU, la tanto temuta e contestata tassa sugli immobili; non un annullamento, ma solo un rinvio a ottobre in attesa che vengano presi provvedimenti decisivi in merito, anche se, come prevedibile, il rinvio non andrà a colpire tutti gli immobili, ma per il momento sarà limitato alla tassa sulle prime case, visto che attualmente lo Stato non dispone delle solide basi finanziarie per sospenderla anche sugli immobili commerciali e sui capannoni, come auspicato alla vigilia da più parti.
Una prima vittoria, diranno alcuni; sì, in un certo senso le famiglie italiane potranno risparmiare qualcosa su questo lato, ma da qualche parte lo Stato dovrà reperire ulteriori fondi per fare cassa. Così non stpisce che non sia ancora stato rettificato il previsto e temuto aumento dell’Iva di un ulteriore punto percentuale, che dal primo luglio dovrebbe portare l’Imposta sul Valore Aggiunto dal 21 al 22 percento, con conseguenti e ovvi rincari sulla spesa degli italiani, compresi i beni di prima necessità, anche se le associazioni per il controllo dei consumi e per la tutela dei consumatori assicurano che questo aumento non avrà ripercussioni sui beni primari, imprescindibili per ogni famiglia.
L’aumento della spesa annua complessiva secondo le prime stime dovrebbe gravare sulle famiglie per un totale di 135 euro all’anno e potrebbe portare alla chiusura di ulteriori 26 mila piccoli esercizi commerciali, che troverebbero insostenibile, complice la crisi, un ulteriore aumento dell’Iva. L’unico modo per cercare di evitare questa situazione è un intervento del Governo che congeli l’aumento programmato e cerchi di reperire i fondi necessari da altre fonti, senza pesare ulteriormente sulle famiglie italiane e sulle aziende, già ridotte all’osso.
Ma l’IVA non sarà l’unica tassa che da qui a qualche mese potrebbe aggravare la situazione economica degli italiani, perché se da una parte non ci sarà più l’Imu, dall’altra è previsto un aumento sensibile della Tares, ossia la tassa sui rifiuti urbani, che scade a dicembre e che avrà un peso economico di circa 45 euro medi per ogni famiglia. Tenendo presente che l’Imu tuttavia non è stata abolita, ma semplicemente sospesa, e se non verranno presi provvedimenti in merito la prima rata sarà comunque da saldare entro l’anno, e si parla di una spesa media che si aggira sui 480 euro secondo alcuni calcoli delle associazioni dei consumatori, gli italiani entro fine anno avranno una batosta di oltre 700 euro, 734 per la precisione, che verranno sottratti al bilancio riducendo quindi il potere d’acquisto delle famiglie che per far fronte a un salasso simile dovranno necessariamente tagliare altre spese, con conseguente diminuzione della qualità della vita, oltre che dei consumi.
E’ un circolo vizioso che porta quindi alla chiusura delle attività commerciali e in questo modo l’Italia rischia di non uscire dal pantano in cui si trova, perché come in un domino, cadendo una pedina crollano tutte quelle successive. A questo punto, a cosa è servito rinviare l’Imu se poi a fine anno gli italiani si troveranno a dover saldare un conto così salato? Questo tris micidiale di tasse potrebbe quindi portare lo Stato ad ottenere l’effetto contrario, soffocando i timidi segnali di ripresa che dovessero, si auspica, materializzarsi nei prossimi mesi.