Svizzera: banca centrale taglia tassi allo zero di fronte al “super franco”

Fonte immagine: iStock
Valori che non si vedevano da molto tempo. Valori che riportano alla memoria l’era dei tassi negativi. Un’era che la Svizzera potrebbe ufficialmente riaprire. La Banca Nazionale Svizzera ha, infatti, tagliato i tassi d’interesse allo zero per porre un freno all’apprezzamento del franco.
Una mossa ampiamente attesa che arriva nella settimana delle banche centrali: solo ieri i ‘verdetti’ al termine della riunione della Federal Reserve (Fed) che ha confermato i tassi nel range 4,25-4,5%, oggi dopo le 13 le decisioni della Bank of England (BoE).
Banca centrale Svizzera in azione sui tassi
Stamattina l’istituto centrale elvetico ha annunciato di avere abbassato il tasso guida BNS di 0,25 punti percentuali allo 0%. La riduzione di un quarto di punto percentuale annunciata oggi è la sesta mossa consecutiva, una mossa prevista dalla maggior parte degli economisti intervistati da Bloomberg. Solo una minoranza prevedeva un aumento ancora più forte ell’ordine 50 punti base. Il presidente Martin Schlegel e i suoi colleghi avevano segnalato a marzo di avere probabilmente concluso l’allentamento monetario, ma il ruolo della valuta come bene rifugio contro le turbolenze commerciali li ha costretti ad agire.
“La pressione inflazionistica è arretrata rispetto al trimestre precedente. Con l’allentamento della politica monetaria annunciato oggi la Banca nazionale contrasta questa diminuzione. Essa continuerà a osservare attentamente la situazione e, se necessario, adeguerà la politica monetaria per far sì che l’inflazione a medio termine si mantenga nell’area di stabilità dei prezzi“, si legge nella nota della Banca nazionale Svizzera.
Inflazione e Pil sotto la lente
Dalla banca centrale elvetica sottolineano come “nel periodo successivo all’ultimo esame della situazione economica e monetaria l’inflazione è ulteriormente regredita, scendendo dallo 0,3% in febbraio a -0,1% in maggio. Questa contrazione è principalmente riconducibile all’andamento dei prezzi del settore del turismo e dei prodotti petroliferi”.
Di conseguenza, la nuova previsione condizionata di inflazione si situa a breve termine al di sotto di quella formulata in marzo, mentre a medio termine risulta pressoché immutata. Nella media annua essa si colloca allo 0,2% per il 2025, allo 0,5% per il 2026 e allo 0,7% per il 2027. La previsione si basa sull’assunto che il tasso guida BNS rimanga pari allo 0% lungo l’intero orizzonte previsivo.
Cautela, la parola d’ordine in vista dei prossimi trimestri visto che “le prospettive si sono offuscate a causa dell’acuirsi delle tensioni commerciali“. Nel suo scenario di base la Banca nazionale ipotizza un indebolimento della crescita economica mondiale nei trimestri a venire. Negli Stati Uniti l’inflazione potrebbe salire. In Europa vi è da attendersi, per contro, un ulteriore calo della pressione inflazionistica.
“Il grado di incertezza riguardo a questo scenario per l’economia mondiale rimane elevato – spiega la BNS nella sua nota ufficiale -. Ad esempio, le barriere commerciali potrebbero essere ulteriormente innalzate e portare a un maggiore rallentamento dell’economia mondiale. Al tempo stesso non è da escludere che la politica fiscale sostenga la crescita più del previsto”.
Lato crescita, in Svizzera, nel primo trimestre di quest’anno il prodotto interno lordo (PIL) ha registrato una crescita sostenuta. Tale evoluzione è stata tuttavia in larga misura influenzata dal fatto che, come anche in altri paesi, parte delle esportazioni verso gli Stati Uniti è stata anticipata. Al netto di tali effetti emerge una dinamica più moderata.
Secondo le attese, dopo un primo trimestre robusto, la crescita dovrebbe regredire e risultare piuttosto contenuta nel corso dell’anno. Per l’intero 2025 la Banca nazionale si aspetta un aumento del PIL compreso fra l’1% e l’1,5%. Anche per il 2026 la Banca nazionale si attende al momento un’espansione fra l’1% e l’1,5%. La disoccupazione dovrebbe ancora progredire leggermente.
Soffermandosi sulle prospettive economiche per la Svizzera, l’istituto centrale svizzero avverte che “permangono incerte” e “la principale fonte di rischio è tuttora costituita dagli sviluppi a livello internazionale”.
Vontobel: “‘approccio cauto suggerisce ulteriore monitoraggio inflazione e rischi valutari”
“Questa decisione fa seguito ai dati relativi all’inflazione moderata e alle prospettive economiche in flessione. La BNS deve inoltre far fronte alla forza del franco svizzero, in particolare rispetto all’euro, e intende affrontare questo problema con il taglio dei tassi“, commenta Gregor Kapferer, head of Swiss bonds di Vontobel, spiegando che l’approccio cauto suggerisce che sarà necessario un ulteriore monitoraggio dell’inflazione e dei rischi valutari. “Ulteriori adeguamenti potrebbero essere necessari se le condizioni dovessero peggiorare”, avverte l’esperto che si sofferma sulla reazione dei mercati in particolare del franco. “Franco svizzero si è leggermente apprezzato rispetto alle principali valute, come conseguenza del venir meno del rischio di un taglio di 50 punti base”, conclude Kapferer.
Intervento sul mercato valutario in vista?
Intervento sul mercato valutario in vista? Charlotte de Montpellier, senior economist France and Switzerland di ING, lo esclude. “Riteniamo che sia improbabile che la BNS intervenga in modo sistematico per indebolire il franco svizzero nei prossimi mesi, segnala l’economista ricordando che la BNS non definisce più il valore del franco svizzero come “significativamente sopravvalutato” o “altamente apprezzato”, come invece faceva durante i recenti periodi di inflazione negativa. “Questo – spiega – nonostante il franco svizzero abbia raggiunto il suo massimo storico nel secondo trimestre (in termini effettivi)”.