Fed: dot-plot conferma due tagli nel 2025. Pil e inflazione, le nuove stime

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La Federal Reserve guidata da Jerome Powell ha confermato le attese di analisti e osservatori mantenendo invariati i tassi di interesse sui fed funds ad un range tra il 4,25% e il 4,50%.
La decisione è arrivata al termine dei due giorni di incontri a Washington del Fomc, il braccio responsabile della politica monetaria della banca centrale americana.
Dal Fomc è arrivata anche la conferma delle previsioni per due ulteriori tagli di tassi entro il 2025 ma anche di un abbassamento delle stime di crescita e di un rialzo dell’inflazione.
Il dot-plot conferma previsioni per due ulteriori tagli di tassi nel 2025
Nessuno si è stupito per la decisione sui fed funds ed infatti gli occhi di tutti erano più che altro sul Summary of Economic Predictions (SEP), il documento che l’istituto pubblica trimestralmente e contiene le previsioni dei membri del Fomc in merito all’andamento futuro dei tassi – il cosiddetto dot-plot – e agli altri fondamentali dell’economia.
Il dato mediano delle previsioni del dot-plot continua ad indicare che due ulteriori tagli dei tassi da qui alla fine del 2025 sono ancora nella mente della maggioranza dei 19 membri del Fomc. Osservando il plot si può notare una significativa divergenza di sensibilità tra i membri, a sottolineare la grande incertezza che domina alla Fed in questa fase di incertezza e turbolenza economica. Sette votanti del Fomc hanno indicato di non volere tagli di tassi quest’anno, mentre in marzo erano stati solo in quattro di questa opinione.
Per quanto riguarda i prossimi due anni e il lungo periodo, previsioni ancora più incerte, si registra una forbice di opinioni ancora più ampia, con un outlook che punta ai tassi al 3,4% nel 2027.
Nella conferenza stampa che ha fatto seguito all’annuncio sui tassi, Jerome Powell ha detto che nella lettura del dot-plot è opportuno tenere in considerazione il momento di grande incertezza macroeconomica.
“Nessuno è legato a questi tragitti dei tassi di interesse da una grande convinzione, e tutti sarebbero d’accordo nel dire che dipenderanno dai dati”, ha detto.
Peggiorano leggermente previsioni su crescita ed inflazione, la disoccupazione resta bassa
Dal SEP è arrivato anche un abbassamento delle previsioni sul pil americano per quest’anno, l’outlook mediano è all’1,4%, in ribasso di 0,3 punti percentuali rispetto alla previsione diffusa dopo l’incontro di marzo. L’inflazione, letta attraverso l’indice dei prezzi PCE (Personal Consumption Expenditure) Core, che non tiene conto delle componenti volatili di alimentari ed energia, è vista al 3,1%, anch’essa in rialzo dello 0,3% rispetto a marzo.
Nella dichiarazione del Fomc che ha accompagnato la decisione sui tassi di oggi tuttavia il tono è moderatamente ottimistico. Si legge che “l’economia ha continuato ad espandersi ad un ritmo solido”, mentre la disoccupazione “rimane bassa” e le condizioni del mercato del lavoro “solide”. L’inflazione resta invece “moderatamente elevata”.
Il numero uno della Fed ha avuto parole di elogio per la forza del mercato del lavoro americano. “L’economia americana ha smentito ogni tipo di previsione che lo vedeva indebolirsi”, aggiungendo che “alla fine succederà ma non ne vediamo i segnali adesso”:
Powell continua con approccio “wait and see”: ci vuole tempo per osservare gli effetti dei dazi
In conferenza stampa Powell ha detto che rispetto all’ultimo meeting l’incertezza determinata dalla politica di dazi di Donald Trump – ancora in fase di definizione ma ammorbiditasi rispetto agli esordi di aprile – si è ridotta ma i suoi effetti sono ancora tutti da verificare. Il periodo è di grande incertezza e l’approccio “wait and see” è ancora il preferito dalla Fed. “Per il momento siamo in buona posizione per imparare di più sul probabile corso dell’economia prima di considerare aggiustamenti alle nostre politiche”, ha detto Powell.
Il presidente della Fed ha sottolineato come l’impatto dei dazi non sia immediato e ci possano volere diversi mesi per notarne il concretizzarsi nell’economia. “Ci vuole un po’di tempo perché i dazi si facciano spazio nella catena di distribuzione fino al consumatore”, dicendo che “cominciamo a vedere qualche effetto e ci aspettiamo di vederne di più nei prossimi mesi”.
Il risultato sarà comunque che “in tutta la catena, le persone proveranno a non essere quelli che pagano il costo ma alla fine questo va pagato, e un po’di questo finirà sul consumatore”.
Ecco i commenti post meeting
“Il mercato ha tratto sollievo dal fatto che i tagli dei tassi previsti entro fine 2025 nella Dot plot sono rimasti 2: alcuni temevano che diventasse 1. Ma i terminal rate dei Fed Funds per 2026 e 2027 sono stati alzati a indicare una fed che conta di poter tagliare di meno”, ha rimarcato Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr.
“La decisione della Fed di mantenere invariati i tassi sottolinea il delicato equilibrio che deve affrontare in un contesto caratterizzato da inflazione persistente, rallentamento della crescita statunitense e maggiore incertezza politica. Sebbene i dazi e le tensioni geopolitiche abbiano pesato sul sentiment e sull’attività economica, riteniamo che questo sia il momento di rimanere concentrati sui fondamentali a lungo termine – commenta Robert Lind, economista di Capital Group -. La storia dimostra che i mercati sono in grado di adattarsi e riprendersi, anche di fronte a perturbazioni significative. In questo contesto, continuiamo ad adottare un approccio misurato, privilegiando il tempo e non il market timing, e rimaniamo ancorati a un’analisi disciplinata e bottom-up per navigare attraverso la volatilità e identificare opportunità durature”.