Stati Uniti: segnali di forza dal mercato del lavoro a ottobre. Il dilemma sul rialzo tassi è sciolto?
Il mercato del lavoro statunitense è decisamente in salute. I dati di ottobre, pubblicati oggi dal dipartimento del lavoro, lo certificano. Il tasso di disoccupazione è sceso e sono stati creati più posti delle attese nel settore non agricolo (non farm payrolls). Aumentano così le probabilità che un primo rialzo dei tassi d’interesse negli Stati Uniti avvenga realmente nella riunione di dicembre.
Il market mover di giornata ha regalato delle sorprese positive e potrebbe spingere la governatrice della Fed, Janet Yellen, a incrementare il costo del denaro a fine anno: il saldo delle buste paga nei settori non agricoli statunitensi (non-farm payrolls) è risultato positivo per 271 mila unità, un dato che si raffronta con le 142 mila unità di settembre. Oltre le indicazioni del mercato che stimava +185 mila unità.
Il tasso di disoccupazione si è, invece, attestato al 5% a ottobre (per la prima volta da metà ottobre) rispetto al 5,1% della passata rilevazione. Il tasso di partecipazione al lavoro è rimasto invariato al 62,4 per cento.
Segnali migliori delle attese sono arrivate anche dal salario medio orario: il dato è risultato in crescita del 2,5% contro il +2,2% del mese precedente, battendo anche il +2,3% pronosticato dagli esperti. Si tornano così a vedere i livelli di crescita del 2009.
“Il mercato del lavoro riguadagna spinta e torna ai valori brillanti di inizio anno”, commenta Filippo Diodovich, market strategist Ig Italia, sottolineando che “grazie a questo ultimo dato negli ultimi 12 mesi la media di crescita mensile è stata pari a 230 mila, negli ultimi 3 mesi pari a 187 mila. C’erano aspettative positive su tale dato dopo delle buone stime Adp e dopo ottimi report soprattutto sul settore dei servizi che avevano registrato un balzo delle assunzioni. Tuttavia le cifre hanno superato ampiamente le aspettative”.
Dilemma (quasi) sciolto per la Fed?
E di fronte a questi dati le probabilità che la Federal Reserve entri in azione nella riunione di metà dicembre e riveda al rialzo i tassi di interesse negli Stati Uniti aumentano. Oltreoceano il costo del denaro è fermo al minimo storico (0-0,25%) dal dicembre 2008 e l’ultima stretta monetaria risale al 2006. Che questi dati sostengano un primo rialzo dei tassi negli Usa già nel meeting di dicembre è un pensiero che accomuna diversi analisti. Tra questi Rob Carnell, economista di Ing, secondo il quale “i dati di ottobre hanno sostanzialmente battuto le attese del mercato in quasi tutti gli ambiti”. “Sebbene questo non garantisca ancora con certezza un aumento dei tassi da parte della Fed a dicembre – c’è ancora un altro rapporto sul mercato del lavoro prima della riunione del 16 dicembre – riteniamo che solo di fronte a dei dati decisamente negativi la Fed potrebbe decidere ancora una volta di posticipare la sua azione”, sottolinea Carnell.
“Il dilemma di dicembre per i membri del Board (rialzare o rinviare) sembra essere a favore di un incremento del costo del denaro negli States”. E’ di questo parere Diodovich, secondo il quale i dati macroeconomici sul mondo del lavoro indicano come il comparto sia pronto a un cambiamento in politica monetaria.
“Da guardare con particolare attenzione anche la crescita dei salari dei lavoratori che ha evidenziato un rialzo maggiore del previsto – prosegue l’esperto – Maggiore denaro ai lavoratori può portare a un aumento della spesa per consumi e conseguentemente crescita del Pil e ritorno delle pressioni inflazionistiche. Se i membri del Fomc valuteranno temporaneo il basso livello dei prezzi degli energetici non vediamo ostacoli per il primo rialzo del costo del denaro dal 2006 già nel meeting di dicembre”.