Notizie Notizie Mondo Stati Uniti: cresce la preoccupazione degli addetti ai lavori

Stati Uniti: cresce la preoccupazione degli addetti ai lavori

4 Marzo 2008 08:56

Aumentano i rischi per l’economia americana, ormai in recessione secondo l’autorevole opinione di Warren Buffett, fondatore di Berkshire Hathaway. Secondo l'”oracolo di Omaha” anche se tecnicamente non si sono finora registrati due trimestri di arretramento del pil, “stando a qualsiasi definizione di buon senso gli Stati Uniti sono in recessione”.


Le parole di Buffett, contenute nella lettera agli azionisti del fondo, fanno eco a quanto pensa ormai la maggioranza degli operatori sui mercati e vengono confermate anche da un recente sondaggio della National Association of Business Economic (NABE). Condotto nella prima metà di febbraio, l’Economic Policy Survey ha coinvolto 259 membri dell’associazione che riunisce chi, all’interno delle imprese, si occupa degli aspetti macroeconomici per migliorare il processo decisionale e l’efficacia delle scelte aziendali.


L’inchiesta, condotta due volte l’anno, mette in evidenza forti discrepanze tra le risposte raccolte quest’anno e quelle dell’estate scorsa, quando il sondaggio fu condotto in agosto. In netto rialzo, dal 32% al 52% la percentuale di coloro che ritengono i maggiori rischi nel breve termine per l’economia americana provengano dall’effetto combinato di crisi dei mutui subprime e eccessivo indebitamento di aziende e famiglie. Scomponendo le due voci è soprattutto la prima, cresciuta al 34% contro il 18% precedente, ad essere cresciuta rispetto all’estate scorsa quando la crisi non appariva ancora in tutta la sua virulenza. Preoccupa anche l’inflazione, sebbene rimanga in secondo piano rispetto alle prime due risposte, mentre crolla uno dei capisaldi della politica estera dell’amministrazione Bush, la lotta al terrorismo internazionale. Solo il 9% degli intervistati ha indicato questo pericolo come il principale per gli Stati Uniti nel breve termine, in forte calo rispetto al 20% dell’agosto scorso. E se l’inflazione rimane comunque tra i principali rischi, il problema energetico non sembra invece essere tra le preoccupazioni degli economisti iscritti alla Nabe, con solo un 5% di preferenze in calo dal 13% precedente.


Tra le medicine messe in atto per uscire dalla crisi, l’azione della Federal Reserve viene giudicata corretta dal 48% del panel, una percentuale in netto calo rispetto al 72% dello scorso agosto. Al contrario è in crescita la percentuale di chi ritiene l’attuale politica monetaria della Fed troppo stimolante per l’economia (34% contro circa il 12% precedente). Le preoccupazioni per l’andamento della variabile inflazionistica e la contrarietà a interventi che salvaguardano investitori che avrebbero dovuto essere più prudenti sono tra i principali motivi di contrasto. In ogni caso, ulteriori tagli dei tassi di interesse sono attesi nei prossimi mesi dal 66% degli intervistati. Non raccoglie molti consensi neanche la politica fiscale intrapresa dall’amministrazione Bush. Solo il 35% ritiene che sia corretta mentre il 70% si attende un ulteriore espansione nei prossimi due anni.


Infine sembrano essere benvisti i fondi sovrani, che hanno guadagnato il centro dell’attenzione nelle cronache negli ultimi mesi dopo aver acquistato rilevanti quote di importanti banche in diffcoltà per la crisi dei mutui subprime. Il 42% dei membri intervistati si dichiara poco o per nulla preoccupato del trend mentre solo il 22% mostra moderata o forte preoccupazione. Il rischio che viene percepito maggiormente è la mancanza di trasparenza di questi fondi (62%).