Rischio recessione e ipotesi di nuovi minimi trainano oro e petrolio ai massimi storici
L’economia americana si avvicina sempre più alla recessione, le Borse scendono e c’è già chi parla di nuovi minimi. Ma a beneficiare di un contesto sempre più incerto sono ancora una volta le materie prime, con oro e petrolio arrivati oggi a toccare i nuovi massimi storici.
All’insegna dell’incertezza è stato questo pomeriggio soprattutto l’esito dell’Ism manifatturiero. L’indice che descrive l’andamento dell’attività manifatturiera negli Stati Uniti è sceso in febbraio al di sotto della quota di 50 punti che rappresenta lo spartiacque tra espansione e contrazione dell’attività. Il dato si è attestato a 48,3 punti dai 50,7 di gennaio. Insomma una nuova conferma al forte rallentamento in atto negli Usa, anche se a detta della maggior parte degli analisti anche dopo questo dato è ancora troppo presto per dare per certa una recessione.
Intanto però c’è chi come Gerard Minack di Morgan Stanley si spinge a prevedere nuovi minimi per le Borse. “Dati economici deboli e rinnovati disordini nel mercato del credito stanno uccidendo il rimbalzo del mercato azionario – spiega in una nota emessa oggi e raccolta da Finanza.com – mi aspetto di vedere nuovi minimi a breve. Una recessione Usa non è ancora prezzata e il mercato azionario continua a reagire male a notizie deboli. E siccome altre notizie negative sono probabili, l’azionario continuerà verosimilmente a scendere”. L’altro fronte di preoccupazione è quello del credito. “Lasciando stare le conseguenze economiche delle turbolenze nel credito – aggiunge – le recenti evoluzioni indicano la possibilità di svalutazioni da mark to market più rilevanti”.
Come riflesso dei timori di crescita in diversi Paesi cresce anche il costo della protezione contro il rischio default (attraverso Cds), mentre salgono le attese di nuovi tagli ai tassi d’interesse da parte della Federal Reserve nella riunione del prossimo 18 marzo. E proprio la prospettiva che la Fed continui a concentrare i propri sforzi principalmente verso il sostegno della crescita piuttosto che sul contenimento delle pressioni inflazionistiche è il fattore, unitamente alla carenza di alternative credibili per l’impiego della liquidità, alla base del nuovo rally delle materie prime, comprate come protezione contro il rischio di un dinamica di ascesa dei prezzi. Oggi petrolio e oro hanno toccati nuovi record storici rispettivamente sopra i 989 dollari per oncia e i 103,9 dollari per barile. L’ascesa dei prezzi delle commodity è però favorita anche dal continuo indebolimento del dollaro, la valuta in cui sono denominate, che consente acquisti a buon mercato da parte degli investitori internazionali. Il cambio euro/dollaro ha toccato oggi il nuovo record storico a 1,5271.