Notizie Notizie Italia Spread ora ostaggio anche di Ilva? Recente fiammata tassi BTP non preoccupa però SocGen

Spread ora ostaggio anche di Ilva? Recente fiammata tassi BTP non preoccupa però SocGen

15 Novembre 2019 11:22

Arcelor Mittal sbatte la porta in faccia all’Italia, comunicando ai sindacati le date in cui spegnerà gli altiforni dell’Ilva; Moody’s conferma la debolezza si potrebbe dire, ormai, quasi atavica dell’economia italiana, prevedendo un trend di crescita che rimarrà da zero virgola; la minaccia Salvini è tutto fuorché rientrata, come hanno confermato le elezioni in Umbria che si sono svolte il 1° e il 2 novembre. E il risultato è che si fa sempre più insistente l’impressione secondo cui il governo Conte bis avrebbe cantato vittoria troppo presto sullo spread: incluso il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, che già vede un dividendo straordinario per l’Italia proprio grazie al calo del differenziale.

Calo del differenziale che c’è sicuramente stato, sulla scia del brusco calo dei tassi sui BTP. Peccato che il trend non si sia rivelato sostenibile, come ha fatto notare, non senza un senso di rivincita personale, probabilmente, l’economista leghista e presidente della Commissione di bilancio della Camera, Claudio Borghi: “Siete entrati in carica il 5 settembre, e da allora i tassi di interesse sui Btp sono aumentati del 50%. Forse tanto fenomeni non siete”, ha fatto notare Borghi al governo giallorosso.

Il mix di fattori, con tanto di “new entry” Ilva, ha scatenato ieri forti vendite sui BTP, con lo spread con i Bund a 10 anni che ha toccato il picco a 168 punti base, al record dalla fine di agosto,  praticamente al record dalla nascita del governo Conte bis, rispetto ai minimi sotto quota 130 che erano stati testati appena un mese fa.

Oggi lo spread si sta restringendo, attestandosi attorno a 161 punti base secondo i dati di Bloomberg.

Ma il forte rialzo dei rendimenti, nelle ultime settimane, è un dato inequivocabile. Ieri i tassi sui BTP decennali sono saliti fino all’1,32%, rispetto al minimo storico dello 0,805% toccato lo scorso 4 settembre.

Ilva, Arcelor Mittal comunica date spegnimento altiforni

La carrellata di cattive notizie ha inferto un nuovo colpo alla carta italiana, nelle ultime ore: Arcelor Mittal, determinata a mollare l’Italia, ha reso nota la decisione di spegnere gli altiforni dell’Ilva.

Per la precisione, il colosso globale dell’acciaio spegnerà il 13 dicembre l’Afo2, a fine dicembre l’Afo 4 e il 15 gennaio l’Afo 1, il più grande altoforno d’Europa.

E’ stato anche questo annuncio a mettere ko, ieri, i BTP? Così commenta la situazione Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr:

“Difficile identificare una causa singola per lo storno. Come notato i giorni scorsi, il newsflow per i periferici non è stato granchè bello di recente. Le elezioni spagnole non hanno risolto l’impasse, e in Italia vi è stato l’1-2 delle elezioni in Umbria e della crisi Ilva, con quest’ultima vicenda che sembra complicarsi sempre più”.

Secondo Sersale, “il consenso degli investitori si era forse un po’ adagiato sull’eliminazione del rischio di scontri con l’EU, e lo spread generoso, in una fase in cui i rendimenti sono bassissimi, aveva indotto a creare posizioni rilevanti, che ora stanno venendo eliminate un po’ precipitosamente, per proteggere le performance in vista di fine anno. In più sulla parte breve l’entrata in vigore del tiering sta forse inducendo alcune banche a vendere, per parcheggiare a 0% presso l’ECB nell’ambito del proprio plafond”.

Detto questo, per lo strategist la minaccia elezioni anticipate per l’Italia non sarebbe alla fine molto concreta, non ora, almeno:

“Peraltro, se è vero che il Governo potrebbe attraversare qualche ‘turbolenza’, personalmente mi pare improbabile che le forze che lo compongono trovino appetibili elezioni nei prossimi mesi, viste le percentuali attribuite dai sondaggi. Per cui, mi aspetto che superata la fase di liquidazione, e digerite le copiose aste di ieri, la carta italiana ritrovi compratori. Se mi sbaglio, e l’esecutivo collassa, il margine di peggioramento è significativo”.

Da un punto di vista tecnico, nel commentare gli smobilizzi di ieri, che sulla carta italiana sono stati i più forti negli ultimi tre mesi, Mps Capital Services ha spiegato inoltre che “le vendite hanno riguardato il mercato futures più che i bond cash. Un carico è stato poi aggiunto da Moody’s che, nel suo Global Macro Outlook, ha affermato che “in Italia la crescita rimarrà debole e inferiore alla maggior parte dei paesi dell’Eurozona”, stimando un +0,2% quest’anno seguito da un +0,5% nel 2020. Infine si ricorda che, stasera a mercati chiusi, DBRS aggiornerà il suo rating sull’Italia (attualmente BBB con outlook stabile)”.

Sell sui BTP, per SocGen caso Ilva non c’entra per niente

Il fatto che ci siano stati forti smobilizzi non significa che la carta italiana sia diventata di colpo non più appetibile. Occhio per esempio alla nota con cui Société Générale ha raccomandato ai propri clienti di acquistare BTP a 30 anni.

Per il responsabile della strategia dei tassi dell’Eurozona, Ciaran O’Hagan, i titoli di stato a scadenza trentennale sarebbero addirittura una assicurazione contro il mercato orso. Di conseguenza, a suo avviso, i movimenti che hanno interessato i bond nella sessione di giovedì sono stati provocati più da “posizionamenti di carattere tecnico” che non da preoccupazioni sulla politica fiscale o sulle sorti del governo.

Piuttosto, “le posizioni long sui BTP a 30 anni rimangono in qualche modo una protezione in questo tipo di mercato, e questa è la ragione per cui favoriamo il settore, sebbene riteniamo che il margine di rialzo sia inferiore rispetto a quello che ci sarebbe nel caso in cui sui mercati si ripresentasse in modo significativo una fase di risk-on”.

Per O’Hagan, “la chiusura dell’impianto di acciaio in Italia (riferimento alla decisione di Arcelor Mittal sulle ex acciaierie dell’Ilva) non spiega in nessun modo i movimenti dello spread, così come le ultime dichiarazioni provenienti dalla Bce”.

Ieri i membri del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, Francois Villeroy de Galhau e Klass Knot hanno detto che Francoforte non ha fretta di lanciare nuove misure di stimoli monetari, scatenando i timori che la Bce, ora guidata da Christine Lagarde, possa diventare meno generosa e fare dunque meno da assist ai paesi più indebitati. Italia in primis.