La Spagna tiene con il fiato sospeso l’Europa. Per economisti è la più a rischio recessione
L’economia spagnola corre più rischi di cadere di nuovo in recessione rispetto agli altri paesi della zona euro. E’ messo nero su bianco in un rapporto che stanno ultimando gli economisti di The Conference Board e PwC, anticipato dal curatore capo Bart van Ark ai rappresentanti delle principali aziende spagnole. Per gli analisti, il futuro Pil iberico potrebbe infatti seguire una traiettoria a W, tornando a cifre negative se non si faranno riforme strutturali forti che permettano alla lieve crescita di prendere vigore.
Tra i principali nei dell’economia spagnola individuati dal rapporto Crescita economica e ripresa in Spagna ci sono le disfunzioni del mercato del lavoro, la bassa produttività, le direzioni poco chiare delle riforme, l’organizzazione locale e regionale, mentre le nuove sfide risiederebbero nel doppio deficit, di bilancio e corrente, nella zavorra del mercato immobiliare, nella disoccupazione, nel difficile accesso alla liquidità e nell’alto indebitamento privato.
La Spagna è guardata con sospetto dal mercato per le sue banche. Ma il premier Zapatero sarebbe pronto alla svolta. Come segnalava ieri il Wall Street Journal Madrid si prepara a iniettare miliardi di euro nelle proprie banche, in una iniziativa che dimostra come i precedenti tentativi di salvare il sistema bancario sono falliti. La Spagna adesso si prepara a emettere 3 miliardi di euro di titoli di Stato per raccogliere fino a 30 miliardi di euro. Fra le altre iniziative allo studio da parte delle autorità per far riguadagnare agli investitori la fiducia nelle casse di risparmio c’è quella di semplificare le loro complesse strutture, per farle diventare banche più tradizionali.
La raccolta di capitale per le casse di risparmio comporta dei rischi per la Spagna che – secondo le stime degli economisti – quest’anno avrà bisogno di raccogliere 125 miliardi di euro per il proprio deficit e per il debito che arriverà a maturazione. Numeri, cui si è opposta il ministro delle Finanze spagnolo, Elena Salgado, che ha sempre detto che la seconda fase di ricapitalizzazione delle casse di risparmio spagnole non ammonterà a 30 miliardi di euro. La Salgado ha puntualizzato che la cifra non si avvicina neanche lontanamente ai 30 miliardi, mentre una fonte del governo ha precisato che non sarà presa nessuna decisione sulla liquidità da iniettare nelle banche, prima della fine del mese, quando gli istituti pubblicheranno i rispettivi dati sui prestiti al settore immobiliare.
I mercati non stanno però a guardare. A dicembre le tensioni nei mercati del debito sovrano dell’area sono rimaste elevate e, come in novembre, non si sono limitate soltanto a Grecia, Irlanda e Portogallo, ma si sono manifestate anche in altri paesi dell’area dell’euro quali Spagna, Italia e Belgio. A rilevarlo è la Bce nel bollettino mensile di gennaio che ha sottolineato che in dicembre e all’inizio di gennaio i differenziali di rendimento dei titoli di Stato a 10 anni dei paesi dell’area dell’euro rispetto ai titoli tedeschi si sono lievemente ristretti, tranne che nel caso della Grecia. A Madrid sono avvertiti.