Notizie Notizie Mondo Spagna, Rajoy trionfa: “Arrivano tempi difficili”

Spagna, Rajoy trionfa: “Arrivano tempi difficili”

21 Novembre 2011 09:27

L’ultimo dei PIIGS è pronto a ripartire, almeno politicamente. Ieri la Spagna ha chiuso la rassegna dei cambi della guardia ai vertici di governo, dopo Portogallo, Irlanda, Grecia e Italia. Come i primi due Paesi, consegnandosi al centro-destra. Differentemente da Grecia e Italia, attraverso le elezioni e non affidandosi a governi tecnici cambiati in corso di legislatura. Ciò è stato possibile grazie al proverbiale “passo indietro” fatto dall’ex premier iberico Zapatero: atto di responsabilità compiuto mesi fa, al culmine di una crisi ormai ingestibile, che ha consentito alla classe politica spagnola di organizzarsi in modo da fornire al Paese un’alternativa, quella vincitrice dei popolari guidati da Mariano Rajoy, che ha potuto raccogliere il 44,6% dei voti e, alla Camera, 186 seggi sui 350. Il miglior risultato politico mai ottenuto da 30 anni.

Sconfitta dei socialisti

I socialisti sono invece stati puniti per aver portato il Paese dal boom alla recessione in meno di sette anni, totalizzando il peggior risultato da tre decenni: il 28,7% dei consensi e 111 seggi dai precedenti 169, con i 54 seggi di differenza attribuiti ai partiti di minoranza. La voglia di cambiare ha battuto anche il partito degli astensionisti, poco più del 28% con il 3% di schede bianche. Nulla di straordinario.

Tempi difficili in arrivo per la Spagna

Come gli altri nuovi governi costituitisi nei cosiddetti “Paesi periferici” d’Europa, anche il cinquantaseienne Rajoy, politico conservatore già ministro dell’interno al terzo tentativo di scalata alla guida della Spagna, non ha promesso scintille o miracoli, ma sacrifici, lacrime e sangue. “Arrivano tempi difficili – ha detto Rajoy – la Spagna è un grande Paese e uscirà dalla crisi. Smetteremo di essere un problema e diventeremo parte della soluzione. Governeremo per tutti, i nostri nemici saranno la disoccupazione e la crisi economica”. E non potrebbe essere altrimenti, in un Paese con 5 milioni di disoccupati, un tasso di senza lavoro al 21,5% (la più alta d’Europa).
Il lavoro sarà probabilmente in cima alla lista delle cose da fare nel nuovo governo, che entrerà in carica tra un mese, ma che, come assicura il nuovo leader “comincerà oggi stesso” a lavorare. L’altra emergenza spagnola è quella dei conti pubblici, che andranno risanati con “tagli ovunque”, promette il nuovo premier, e probabilmente con una nuova manovra da 30 miliardi entro l’anno. L’obbiettivo è un deficit al 4,4% del Pil nel 2012.

La reazione dei mercati

Da ora in poi quindi gli occhi saranno ancora più attentamente puntati sullo spread dei bonos decennali rispetto ai bund tedeschi, parametro ormai considerato la misura della credibilità del Paese insieme al rendimento dei titoli di Stato, che in Spagna ha sfondato la soglia psicologica del 7%. Oggi lo spread è a 465,4 punti base, e la Borsa iberica scende dell’1,82%. Per ora non si può certo dire che Rajoy abbia portato una ventata di ottimismo, ma sarà il tempo a dire l’ultima parola.