Shock Ism manifatturiero Usa nel mondo. E Trump se la prende ancora con la Fed

L’Ism manifatturiero degli Stati Uniti diventa la prova del nove del deterioramento dei fondamentali economici Usa e dei timori di un rallentamento, a livello globale, probabilmente più forte di quanto temuto. Il dato impiega pochi minuti a far scattare gli smobilizzi a Wall Street e non solo.
Si parla di un Ism shock, visto che l’indice è precipitato al valore più basso degli ultimi 10 anni, dal giugno del 2009, confermando in modo evidente la fase di contrazione dell’attività manifatturiera americana. Non che questa sia una sorpresa. Anche il dato di agosto si era posizionato in fase di contrazione, in quanto anch’esso inferiore alla soglia di 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione, per l’appunto, (valori al di sotto) e fase di espansione dell’attività (valori al di sopra). Ma l’Ism è sceso ancora più giù a settembre, deludendo ampiamente le attese, come fa notare Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, nel commento giornaliero sui mercati finanziari:
“Lo shock è arrivato con la pubblicazione dell’ISM manufacturing di Settembre (47,8 da precedente 49,1 e vs attese per 50), che ha clamorosamente deluso le attese, mostrando la seconda lettura di seguito in territorio di contrazione e marcando il minimo da giugno 2009. I dettagli confermano la debolezza, con i new orders che restano in contrazione a 47,3, e gli export orders che segnano un minimo, perdendo altri 2,3 punti a 41,0, tanto per mostrare da dove viene il rallentamento. Il sottoindice employment segna il minimo dal 2016, a 46,3. In generale, una conferma che il manifatturiero USA ha seguito la sorte di quello globale, e un indicazione che la situazione è assai più deteriorata di quanto ritenuto”.
“Si può osservare che il manifatturiero in US ormai rappresenta poco più del 10% dell’economia – continua Sersale – Ma resta però un settore leading del ciclo, e il rischio è che la debolezza filtri nei servizi, come stiamo cominciando a vedere in Eurozona, dove la contrazione del manifatturiero (che pesa assai di più) è in corso da 8 mesi“.
Detto questo, lo strategist non drammatizza la lettura del dato e invita a una interpretazione più razionale:
“Personalmente sono riluttante ad abbracciare appieno il messaggio di questo ISM, in quanto mi pare che altre survey diano indicazioni meno negative. E’ il caso del PMI markit manifatturiero, che oggi è stato rivisto, per settembre di 0,1 in rialzo, a 51,1, massimo da aprile. tra l’altro, osservo che questa survey, leading in tutto il mondo ma considerata meno affidabile in US dove gli ISM hanno più diffusione e più storia, nell’ultimo periodo ha anticipato il suo più blasonato omologo. Anche uno sguardo alle survey regionali dei distretti FED mostra che, in aggregato, non confermano il disastro dell’ISM. Philadelphia, New York e Dallas in particolare continuano a mostrare espansione”.
“In generale, il deterioramento degli ultimi 2 mesi non è così evidente come nell’ISM che anche in questo caso appare un po’ lagging – precisa ancora Sersale – Per questi motivi, pur non mettendo affatto in dubbio l’estrema debolezza del manifatturiero globale, questo dato sono incline a prenderlo con beneficio di inventario. Naturalmente, il colpo si è sentito eccome sui mercati”. A pochi minuti dalla pubblicazione del dato, infatti, il Dow Jones ha azzerato un guadagno di 100 punti, virando in rosso.
Il problema non è solo l’Ism. E Trump si scaglia contro Fed
Dal canto loro, gli analisti di Deutsche Bank sottolineano come il problema non risieda “solo” nel settore manifatturiero Usa, visto che si assiste anche a un “costante calo dell’interesse dei consumatori americani ad acquistare beni di largo consumo, come lavatrici, computer, mobili, televisori”.
In questo contesto, se si considera il rischio aumentato di ulteriori perdite di posti di lavoro nel settore manifatturiero, i rischi al ribasso sulle spese per consumi appaiono ancora più significativi”. Di conseguenza, “il punto è che noi prevediamo che il rallentamento attuale continuerà, e stimiamo un aumento del tasso di disoccupazione con i dati che saranno comunicati nella sessione di venerdì”.
Non poteva mancare ovviamente il dito di Donald Trump puntato contro la Federal Reserve. A seguito della pubblicazione dell’Ism manifatturiero, il presidente americano non ha rinunciato a postare un nuovo tweet anti-Jerome Powell.
“Come avevo previsto, Jay Powell e la Federal Reserve hanno permesso al dollaro di diventare così forte, in particolar modo nei confronti di tutte le altre valute, che le nostre aziende manifatturiere ne sono state condizionate in modo negativo. I tassi della Fed sono troppo alti. uesti sono i nostri peggior nemici, e loro non ne hanno la minima idea. E’ patetico!”
As I predicted, Jay Powell and the Federal Reserve have allowed the Dollar to get so strong, especially relative to ALL other currencies, that our manufacturers are being negatively affected. Fed Rate too high. They are their own worst enemies, they don’t have a clue. Pathetic!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) October 1, 2019