Notizie Notizie Mondo “Sell in May and go away”: vendere a maggio non è sempre efficiente

“Sell in May and go away”: vendere a maggio non è sempre efficiente

7 Maggio 2024 17:11

Il mondo della finanza fa spesso ricorso a tradizioni, modi di dire, credenze e superstizioni, che finiscono per condizionare le scelte di alcuni investitori. Tra queste si può citare il famoso “sell in May and go away”, un vecchio mantra che suggerisce ai trader di chiudere le posizioni a maggio e riaprirle ad ottobre. Ecco alcune curiosità e considerazioni in merito a questo detto.

Perché si dice “sell in May and go away”

Il modo di dire “sell in May and go away” si basa sulla storica sottoperformance dei titoli azionari durante il semestre che va da maggio a ottobre, rispetto al periodo tra novembre e aprile.

Il modello, reso popolare dallo Stock Trader’s Almanac, può trovare un parziale riscontro effettivo nei dati storici, legato soprattutto ai tempi in cui l’economia era più legata all’agricoltura.

Altri fattori che potrebbero condizionare la stagionalità dei flussi sarebbero connessi ai bonus di fine anno e alle scadenze fiscali. Un altro tema riguarda i crolli del mercato azionario registrati nel mese di ottobre del 1987 e del 2008, che hanno condizionato le performance storiche.

L’analisi dei dati storici sul mercato azionario

Dunque, il periodo da maggio a ottobre è davvero sfavorevole per il mercato azionario? Dipende. Secondo i calcoli di Fidelity Investments, dal 1990 ad oggi l’indice S&P 500 ha guadagnato in media circa il 2% nell’intervallo temporale in esame, rispetto a una media di circa il 7% tra novembre e aprile.

Ma lo scenario cambia in base ai dati che si prendono in considerazione, come sottolineato da Hans-Jörg Naumer, Director, Global Capital Markets & Thematic Research presso Allianz Global Investors.

Osservando l’indice tedesco Dax, tra il 1965 e il 2023, i rendimenti sono stati in media negativi nel mese di maggio. Eppure, dal 1970, l’MSCI Europe consegue una performance mediamente appena positiva e il rendimento medio dell’MSCI World risulta nettamente positivo.

Vendere a maggio non sarebbe stato saggio nel 2020, quando l’S&P 500 ha avviato una ripresa dal crollo del 34% innescato dallo scoppio dell’epidemia di Covid-19, guadagnando il 12% nei sei mesi successivi. Nell’intero decennio terminato nel 2020, come fa notare LPL Research, il mercato Usa ha registrato un rendimento medio del 3,8%, senza cali significativi.

I fattori a cui prestare attenzione da maggio in avanti

Il motto “Sell in May and go away” sembra dunque presentare delle pecche. In media, le azioni tendono a registrare guadagni durante tutto l’anno e vendere a maggio, generalmente, non ha molto senso. Al di là di una parziale valenza storica in alcune fasi, il potere predittivo di questa strategia si può considerare altamente discutibile e i costi opportunità potenzialmente significativi.

“A maggio, come in tutti gli altri mesi dell’anno, gli investitori non dovrebbero seguire ciecamente i vecchi modi di dire”, afferma Naumer, ma prestare attenzione ad una serie di fattori. Tra questi l’economista cita la crescita, con uno scenario di “no-landing” che si fa sempre più largo al posto del “soft landing” atteso in precedenza. Questo potrebbe condizionare la politica monetaria della Fed e comportare un potenziale repricing del mercato azionario.

Inoltre, gli investitori devono fare i conti con gli sviluppi imprevedibili sul fronte geopolitico e prepararsi a eventuali sorprese negative.

I fattori di rischio per l’azionario

“Vendere a maggio solo perché è maggio sembrerebbe una decisione miope”, rimarca Hans-Jörg Naumer. Tuttavia, l’azionario resta esposto ad alcuni rischi, connessi a una possibile revisione della traiettoria di politica monetaria o a un indebolimento dei dati economici, con prospettiva di recessione (uno scenario, quest’ultimo, piuttosto improbabile).

Al momento, secondo l’esperto di Allianz, “le valutazioni del settore tecnologico USA o del Nasdaq non sono eccessivamente elevate in base al rapporto prezzo/utili (P/E) di Shiller, che prende in considerazione gli utili aziendali rettificati per il ciclo. Tuttavia, alcuni titoli, in particolare i “magnifici sette” – destinati a diventare presto i “fantastici quattro” – presentano multipli di valutazione molto più alti rispetto all’insieme del settore tecnologico“.

Al tempo stesso, “i rendimenti delle obbligazioni governative USA e dell’area euro sono interessanti, a condizione che gli attesi tagli dei tassi si concretizzino”.

A lungo termine meglio “buy and hold” e strategie multi asset

In generale, pur volendo dare credito al “sell in may and go away”, strategie come queste possono essere prese in considerazione solo da investitori attivi con orizzonti brevi.

Per chi ha obiettivi a lungo termine, una strategia “buy and hold”, a meno di cambiamenti nei fondamentali, rimane probabilmente la migliore. Il tutto, ricordandosi di mantenere sempre un portafoglio diversificato e in linea con il proprio orizzonte temporale, con la propria tolleranza al rischio e la situazione finanziaria.

Per Hans-Jörg Naumer, “gli sviluppi sui mercati finanziari sono così complessi che non possono essere inquadrati in semplici regole di massima generali. Tutto considerato, non c’è nulla di meglio della gestione attiva e c’è un motivo per cui molti preferiscono le soluzioni multi asset”. Come sempre, “i rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri”.

Citando il filosofo Karl Popper, Naumer conclude affermando che “se consideriamo non solo la media dei rendimenti mensili ma anche la loro distribuzione rispetto alla media, scopriamo che i rendimenti degli indici citati sono molto diversi tra loro per tutti i mesi, compresi maggio e settembre.”

Una strategia alternativa basata sulla rotazione settoriale

I rendimenti tendono dunque a mostrare un’elevata volatilità non solo tra un semestre e l’altro (novembre-aprile o maggio-ottobre) ma anche all’interno dello stesso periodo.

Una strategia di investimento più efficiente del tradizionale schema “sell in May and go away” potrebbe essere un approccio basato sull’introduzione di una rotazione settoriale. Secondo il Center for Financial Research and Analysis (CFRA), dal 1990 ad oggi si è verificata una chiara divergenza nelle performance tra i settori ciclici e anticiclici nei due intervalli temporali considerati. I primi (beni di consumo voluttuari, industria, materiali e tecnologia) hanno mediamente superato il mercato nel periodo novembre-aprile, mentre i difensivi sembrerebbero performare meglio da maggio a ottobre.

In alternativa, potrebbe essere sensato dismettere a maggio soltanto le posizioni su cui non si vuole investire a lungo termine, modificando così il proprio mix di attività in portafoglio, in linea con esigenze e obiettivi soggettivi.