Sea, l’Ipo è saltata. In vista una resa dei conti tra i soci
Si è ufficialmente infranto alle 16 di oggi il sogno di Sea di sbarcare in Borsa. La società che gestisce gli scali aeroportuali milanesi ha provato fino all’ultimo a portare a termine l’operazione, allungando la possibilità di sottoscrivere i titoli della società in Ipo fino alle 16. Poi davanti all’evidenza, il dado è stato tratto: con poco meno del 40% del capitale in vendita collocato Piazza Affari rimaneva un miraggio. Meglio procedere a una ritirata.
La decisione formale dovrebbe essere presa nel Cda che si terrà in queste ore. Certamente l’esito negativo dell’offerta avrà ripercussioni pesanti in termini di governance. Il Comune di Milano, principale azionista della società, faceva affidamento sui soldi ricavabili dal collocamento in Borsa. Consegnando in Ipo il suo 14,5% di azioni, Milano contava di non sforare il patto di Stabilità. Ora nelle prossime settimane dovrà escogitare un modo per reperire le risorse finanziarie necessarie entro fine anno a fare quadrare il bilancio. Insomma, quella che doveva essere la più grande Ipo del 2012 di Piazza Affari rimarrà invece solo un miraggio.
Dietro lo scarso appeal del titolo, secondo alcuni esperti vi sono ragioni di carattere politico più che di business. Il comparto aereo infatti non sta vivendo un bel periodo, con il settore che sta risentendo significativamente del rallentamento economico globale. A titolo esemplificativo basti sottolineare come nei giorni scorsi alcune grandi compagnie aree internazionali hanno provveduto a tagliare le previsioni sul traffico di passeggeri per i prossimi mesi. In settembre FedEx, il più grande spedizioniere mondiale aereo, ha rivisto al ribasso l’outlook su tutto il 2013.
“La decisione di procedere al collocamento in un periodo di forte incertezza per il settore non è stata proprio la scelta più azzeccata”, commenta a caldo Vincenzo Longo, market strategist di IG, evidenziando come tuttavia “nonostante tutto, a nostro avviso sull’operazione hanno inciso in maniera preponderante i dissidi all’interno della compagine proprietaria, in particolare tra il Comune di Milano e F2i”.
Il riferimento dell’analista è alla diatriba nata dalle dichiarazioni del gruppo guidato da Vito Gamberale, con il secondo azionista di Sea che aveva criticato la mancanza nel prospetto informativo preparato per l’Ipo dell’andamento del mercato in ottobre e in novembre. Nello scorso mese, così come quello in corso, il traffico aereo avrebbe subito una marcata flessione capace di impattare sulla valutazione complessiva della società.
La forchetta a cui sarebbe dovuta essere valorizzata Sea era tra gli 800 milioni di euro e 1,075 miliardi di euro, con una potenziale minusvalenza per la quota in mano al Fondo capeggiato da Gamberale nell’ordine dei 100/150 milioni di euro. Le parole e la presa di distanze di F2i aveva tuttavia turbato i potenziali nuovi investitori, riducendone l’appeal. Anche per questo il sindaco Pisapia ha dichiarato che “chi ha tentato di turbare il mercato e ha fatto ricorsi infondati se ne assumerà tutte le responsabilità”.