Savona spiega decreto Carige, nuovi rumor su banca. ‘Mollata’ da banche italiane, sarà salvata da fondi stranieri?
Il ministro Paolo Savona commenta il decreto Carige, mentre nelle stesse ore circolano rumor sull’interesse che diversi fondi avrebbero nei confronti della banca genovese, commissariata dalla Bce a inizio anno e messa in sicurezza con un decreto ad hoc del governo M5S-Lega.
L’interesse dei fondi – diversi, secondo i rumor, si sarebbero fatti avanti per studiare il dossier Carige – contrasta con l’atteggiamento delle banche italiane, che si sono affrettate nei giorni scorsi a smentire un qualsiasi interesse verso un istituto che, evidentemente, considerano una vera e propria patata bollente.
La ritrosia delle banche italiane ad accollarsi il caso Carige è stata messa in evidenza dallo stesso Financial Times, nell’articolo intitolato La vita delle aziende italiane non è poi così bella con il populista Salvini.
Il quotidiano britannico, nel riportare il senso di disagio percepito da molti imprenditori italiani nei confronti del governo giallo-verde, ha messo in evidenza anche l’annoso problema degli istituti di credito italiani, facendo riferimento ai casi MPS e Carige, e alla difficoltà che le banche starebbero incontrando nel trovare un acquirente, almeno italiano:
“Il governo vuole trovare partner disponibili alla fusione per entrambe le banche. Ma i potenziali acquirenti non possono essere dati per scontati. Bper Banca (leggi a tal proposito gennaio traumatico), Ubi Banca e Banco BPM sono i titoli peggiori della borsa di Milano, quest’anno, a causa dei timori sulla possibilità che anche queste banche debbano raccogliere più capitale in caso di nuova fiammata dello spread. E neanche la banca italiana più grande, UniCredit, appare un candidato ideale (per acquistare una delle due banche), a meno che lo Stato non la paghi per realizzare questo obiettivo (modello Intesa SanPaolo con le banche venete)”.
Il riferimento è ai vari no che sono arrivati dagli istituti che erano considerati potenzialmente interessati a Carige: come Bper e Ubi Banca, quest’ultima con il presidente del consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio che ha negato l’eventualità di un intervento della banca su Mps e Carige. Le due banche erano state considerate le principali indiziate per salvare Carige, Mps o anche entrambe.
Ma, se le banche italiane si stanno tenendo ben distanti dalle due spine nel fianco del settore bancario italiano, non si può dire che lo stesso stiano facendo, almeno nel caso di Carige, i fondi, che sarebbero interessati non solo ad acquistare i crediti deteriorati ma anche a entrare direttamente nel capitale dell’istituto genovese.
I rumor hanno citato anche i nomi di alcuni fondi potenziali interessati, come quelli di JC Flowers, Lonestar e Cerberus.
Viene riportato, nello specifico, che i commissari straordinari che stanno gestendo la banca starebbero lavorando sulla sua cessione, cercando diverse strade per valorizzare la partecipazione dei soci attuali.
Se tuttavia ciò non fosse possibile, prima di ricorrere alla ricapitalizzazione precauzionale, si potrebbe ricorrere magari alla scissione di Carige in una bad bank e in una banca con attività in bonis. Queste ultime sarebbero disponibili per la vendita: ed è a queste, viene segnalato, che i fondi sarebbero interessati. Tanto che qualche contatto ci sarebbe già stato.
Tornando a Paolo Savona, in un’audizione alle commissioni finanze riunite di Camera e Senato sul decreto Carige, il ministro degli Affari europei ha reso noto che le misure messe a punto dall’esecutivo attraverso il decreto varato ad hoc sono state notificate e approvate dalla Commissione europea.
Le misure “sono state notificate ai componenti dei servizi della Commissione europea, che le ha approvate il 18 gennaio scorso, ritenendole compatibili con le norme del mercato interno e in linea con la comunicazione sul settore bancario del 2013 e con la direttiva sul risanamento e risoluzione delle banche“.
Savona ha affrontato la questione della ricapitalizzazione precauzionale inclusa nel decreto Carige, confermando che si tratta di una estrema ratio tra le misure del governo:
La ricapitalizzazione precauzionale pubblica, ha precisato, “riveste un carattere puramente eventuale e residuale, non è detto che certamente interverremo”. Tra l’altro, tale soluzione, oltre ad avere un “carattere temporaneo”, può essere autorizzata “solo se l’autorità competente abbia attestato che la banca è solvente, e in ogni caso previa presentazione di un piano di ristrutturazione che la Commissione europea abbia valutato idoneo a ripristinare la redditività nel medio-lungo periodo”.
In generale le misure del decreto, ha puntualizzato il ministro Savona, sono state considerate appropriate, necessarie e proporzionate ad evitare la grave perturbazione dell’economia nazionale che sarebbe derivata da una più grave crisi di banca Carige”.
Parlando della genesi della crisi dell’istituto, il ministro ha spiegato che questa “è legata anche alla crisi dello sviluppo industriale”. Di fatto, la Liguria “non è più quella da cui partivano impulsi per lo sviluppo”.
Insomma, il problema di Carige “che ha un passato e spero anche un futuro illustre non può essere avulso dal quadro istituzionale europeo e dalle condizioni interne. In questo caso, il mio riferimento temporale è all’epoca d’oro di quando esisteva il triangolo industriale Piemonte, Lombardia e Liguria che oggi è cambiato. Oggi il triangolo è Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna“.