Notizie Notizie Italia Bper: i conti in Borsa non tornano, gennaio traumatico nonostante smentite su Mps

Bper: i conti in Borsa non tornano, gennaio traumatico nonostante smentite su Mps

24 Gennaio 2019 10:57

Banche ancora sotto l’occhio del ciclone a Piazza Affari. Se il 2019 è iniziato sotto i migliori auspici per Piazza Affari, non è così per tutti con alcuni titoli del Ftse Mib in deciso affanno in questo primo mese dell’anno. Se nell’ultima settimana i riflettori si sono concentrati sulla crisi nera di Telecom Italia precipitata ai minimi storici, c’è chi sta facendo peggio da inizio anno, ossia tre titoli bancari.

Grande malata in Borsa insieme a Banco BPM e UBI

Sono tre banche: nell’ordine Bper (-10,2%), Banco BPM (-8,12%) e UBI Banca (-6,3%). Di certo c’è lo zampino della Bce con le nuove raccomandazioni sugli NPL che hanno alimentato l’incertezza sul settore. Ma solo questo non non spiega una cospicua sottoperformance rispetto al mercato – e rispetto alle altre banche (Unicredit e Intesa) – che perdura da inizio anno nonostante il movimento favorevole dello spread.

I numeri condannano Bper anche nel medio-lungo periodo con un saldo di -35% negli ultimi 12 mesi e oltre -40% rispetto ai massimi 2018 toccati a metà maggio. Il titolo è scivolato in queste ultime sedute in area 3 euro sui minimi dal luglio 2016. 

 

Il timore tra gli operatori è il possibile coinvolgimento di queste realtà nel grande problema del settore bancario, ossia le crisi di Banca Carige e Mps. Il governo sotto traccia è al lavoro per coinvolgere una o più banche in operazioni di aggregazione che mettano in sicurezza Mps e Carige, così come più volte sollecitato dalla Bce. E ieri le parole del ceo di Intesa, Carlo Messina, su Carige sono state molto eloquenti: o si fonde con una banca di “medie dimensioni” o diventa pubblica come Mps. Messina con questa affermazione ha indirettamente tagliato fuori dai giochi sia Intesa che Unicredit.

 

Smentita di Cimbri (Unipol) non basta a sedare timori

Le tre banche nel mirino delle vendite hanno più volte ripetuto che operazioni straordinarie al momento non sono all’ordine del giorno e quindi a turno Castagna (Banco BPM) e il duo Massiah-Moltrasio (UBI) hanno cercato di allontanare lo spettro di un coinvolgimento in operazioni di salvataggio.

Ultimo in ordine di tempo è stato l’amministratore delegato di Unipol, Carlo Cimbri, che ha escluso una operazione di fusione a tre Mps-Unipol Banca-Bper. “Bper prosegue la sua strada, noi abbiamo fatto le nostre cose, è più una cosa di fantasia” ha detto Cimbri da Davos.

 

Cimbri ha frenato a tutto campo sul fronte M&A: “Per arrivare a un processo di consolidamento che sia produttivo occorre che le banche si depurino delle scorie della crisi economica precedente”, facendo riferimento agli Npl. Bper è al lavoro per ultimare i dettagli del nuovo piano strategico che continuerà a essere focalizzato sul de-risking. Cimbri ha sottolineato come Unipol è investitore di lungo periodo su Bper “e seguiamo un programma che darà dei risultati nel tempo”.

 

Sulla stampa nelle ultime settimane l’opzione Bper per una fusione con Mps è venuta a galla più volte come possibile opzione per Mps considerando anche che a differenza di Banco e UBI presenta un azionariato meno frammentato composto da Unipol al 15% e dalla Fondazione Banco Sardegna.

Analisti più cauti e raddoppiano le posizioni short

Per il titolo Bper, alle prese con la tenuta dell’importante soglia dei 3 euro, in media il consensus analisti raccolto da Bloomberg indicare un prezzo obiettivo a 4,30 euro con potenziale upside di oltre il 43% rispetto ai livelli attuali. Spolo un analista ha rating Sell, mentre sono 9 (64,3%) quelli che indicano Hold e 4 (28,6%) quelli con giudizio Buy. da notare come rispetto a un anno fa i giudizi Buy su Bper sono scesi decisamente, così come il prezzo obiettivo medio che fino a maggio scorso era in area 5,50 euro.

Bper ha inoltre visto raddoppiarsi le posizioni nette corte nell’ultimo aggiornamento settimanale della Consob con 4 PNC pari al 3,09% del capitale (2 PNC pari all’1,67% l’11 gennaio).