Saudi Aramco: Ipo record non soddisfa capricci principe bin Salman. Snobbato avvertimento banche
E’ l’Ipo dei record che ha già permesso al colosso petrolifero saudita, Saudi Aramco, di battere titani del calibro di Alibaba ed Apple: eppure, il regista di questa operazione tra le più attese degli ultimi anni, ovvero il principe bin Salman, non saà affatto contento di come siano andate le cose, almeno fino a questo momento.
Il gigante, controllato dal regno saudita, ha prezzato l’Ipo come da attese, al valore più alto della forchetta di prezzo prevista, collocando sul mercato 3 miliardi di azioni, o l’1,5% del suo capitale, a 32 riyal, l’equivalente di 8,53 dollari per azione, e raccogliendo così $25,6 miliardi.
L’Ipo attribuisce al gigante una valutazione di mercato pari a $1,7 trilioni. Saudi Aramco diventa così la più grande società quotata in Borsa al mondo, superando Apple, con la più grande Ipo della storia, che supera quella con cui Alibaba sbarcò a New York nel 2014.
Non solo: Saudi Aramco eserciterà probabilmente anche la sua “green shoe” del 15%, che consentirà alla società di emettere fino al 15% in più di azioni per centrare la domanda. Così facendo, potrebbe arrivare a raccogliere più di $29 miliardi.
Ma l’ammontare totale, per quanto record, sarà secondo molti una grande delusione per il principe Mohammed bin Salman che, negli ultimi quattro anni, ha spinto perché sul mercato venisse collocato il 5% di Saudi Aramco attraverso una quotazione in una capitale finanziaria globale del calibro di Londra o New York.
Alla fine, il principe si è dovuto accontentare di piazzare un quarto dell’ammontare su cui aveva puntato, tra l’altro con una quotazione locale, alla borsa di Riyad.
Sebbene al di sotto delle iniziali aspettative, c’è da ricordare come l’Ipo di Saudi Aramco abbia permesso comunque una raccolta sul mercato di $25,6 miliardi, superiore ai $25 miliardi raccolti da Alibaba nel 2004.
Ipo Saudi Aramco: avvertimento banche snobbato da principe bin Salman
Con una valutazione complessiva di $1,7 trilioni, Saudi Aramco vale più degli altri cinque giganti petroliferi mondiali. C’è da fare tuttavia una precisazione, ovvero ricordare che, più di dieci anni fa, un altro colosso del settore, la cinese Petrochina, divenne ufficialmente la prima società, a livello globale, a raggiungere una capitalizzazione di $1 trilione, poco dopo la sua Ipo del 2007, lanciata sullo Shanghai Stock Exchange.
L’altro neo che non sarà piaciuto affatto al principe bin Salman è rappresentato dal fatto che pochi sono stati gli investitori stranieri che hanno scalpitato per accaparrarsi una quota dell’affare, che inizialmente era stato presentato quasi come l’affare del secolo.
Nelle ultime settimane, si è appreso che un interesse è stato manifestato dal fondo sovrano di Abu Dhabi che, secondo le fonti, sarebbe orientato a investire $1,5 miliardi, e dal Kuwait, orientato verso una scommessa di $1 miliardi.
Ma dal cosiddetto estero le manifestazioni di interesse sono state pochissime, fattore che lascia pensare come il fattore Khashoggi abbia pesato, e non poco. Per fare in modo di garantire il massimo successo dell’operazione, il principe bin Salman & Co. hanno reclutato quasi tutte le banche più importanti di Wall Street.
Alcune di queste hanno avvertito Saudi Aramco che sarebbe stato opportuno adottare un approccio più prudente nel prezzare il titolo, per avere maggiori possibilità di un rialzo dopo il suo debutto. Ma ovviamente i consigli sono stati del tutto snobbati, e ora non mancano gli analisti che si chiedono di quanto scenderà l’azione nel suo primo giorno di contrattazioni.
A tal proposito, non è mancano neanche chi ha riportato, sulla base di quanto appreso da fonti vicine alla corona saudita, che l’apertura che l’Arabia Saudita ha manifestato verso tagli all’offerta di petrolio più aggressivi da parte dell’Opec è funzionale a che il titolo di Saudi Aramco possa essere considerato il più appetibile possibile. Della serie, una Opec al servizio della famiglia reale saudita
Altro particolare che, almeno questo, avrà soddisfatto l’ego del principe bin Salman: l’entusiasmo patriottico degli investitori retail è stato anch’esso da record: sono stati 4 milioni circa gli investitori retail che si sono messi in fila per prenotare le azioni, con le banche in prima linea, pronte a offrire linee di credito a condizioni vantaggiose a chiunque abbia manifestato il desiderio di partecipare all’Ipo record.
Agli investitori retail sono state offerte azioni pari allo 0,5% del gruppo, un terzo circa dell’offerta rivolta a tutti gli investitori, e un particolare che non ha precedenti nella storia delle Ipo lanciate nel paese. Aramco ha comunicato anche di puntare per il 2020 a un mega dividendo di 75 miliardi di dollari, più di cinque volte il valore del payout di Apple, come fa notare un articolo di Bloomberg, che è già tra i più ricchi delle società quotate sullo S&P 500.
In attesa di capire come reagirà il mercato, c’è da dire che investire in Aramco significa scommettere sul prezzo del petrolio e sulla crescita della domanda di crude a livello mondiale che, secondo le stime, dovrebbe invece rallentare a partire dal 2025, per il maggior utilizzo delle auto elettriche e per i tagli previsti alle emissioni di gas serra. Esiste poi indubbiamente il rischio politico, visto che il gigante è nelle mani del regno saudita, pronto a utilizzare l’Ipo non tanto per il bene di Saudi Aramco, quanto come cassaforte per finanziare le sue attività. Per ora, mentre è in corso il vertice di Vienna, l’Arabia Saudita sta facendo di tutto per avviare un taglio all’offerta di petrolio, da parte dell’Opec, ancora più corposo. Obiettivo: far salire i prezzi del petrolio, a beneficio di Saudi Aramco e, dunque, a beneficio delle finanze pubbliche della corona.