Notizie Notizie Mondo Sarà un nuovo 1998 per le Borse? Gli analisti vedono analogie e qualche paracadute in meno

Sarà un nuovo 1998 per le Borse? Gli analisti vedono analogie e qualche paracadute in meno

10 Settembre 2007 09:52

Si riparla di ’98. I pessimi dati sul mercato del lavoro americani di venerdì hanno infoltito le fila di quanti si aspettano che l’attuale crisi dei mercati finanziari possa somigliare a quella avvenuta nel 1998, quando, a partire dalla metà di luglio fin quasi alla fine di ottobre, l’S&P/500 perse poco meno del 20% sulla scia del default del debito russo e del crack dell’hedge fund Ltcm. Quella di un nuovo ’98 non è una posizione sostenuta solo da piccoli investitori spaventati, ma anche da vere e proprie autorità, come Alan Greenspan, presidente della Federal Reserve dal 1987 al 2005 e ora superpagato consulente economico.


“Quanto stiamo osservando nelle ultime sette settimane – ha detto Greenspan venerdì davanti a un uditorio di economisti – è identico sotto molti punti di vista a quanto vedemmo nel 1998, nel crash del 1987 e senza dubbio alla crisi del 1907 (conosciuta come crisi del panico bancario, ndr).


Il calo dei non farm payrolls ad agosto (-4 mila) e le revisioni al ribasso di giugno e luglio (totale di -81 mila), hanno accentuato il pessimismo. L’ultimo calo degli occupati si era infatti registrato nell’agosto del 2003. Nonostante rappresenti un solo mese e sia soggetto a revisione il dato ha messo in luce il rischio che l’economia americana si possa indebolire significativamente.


Quanto c’è di vero nella paura di un nuovo 1998? Gli analisti di Jp Morgan hanno provato a mettere a confronto un po’ di dati su immobiliare, mercato del lavoro e prezzi delle commodity. Nella seconda metà del ’98 le nuove costruzioni di case avevano segnato un incremento del 12%, negli ultimi 3 mesi un calo del 22%. Nel secondo semestre ’98 i nuovi posti di lavoro erano cresciuti a una media di 250mila unità, negli ultimi tre mesi di 44mila unità. Il prezzo del petrolio è oggi a 74 dollari, nel ’98 era a 14 dollari. Secondo gli analisti oggi il supporto dell’immobiliare verrà a mancare, e sarà quindi il mercato del lavoro a svolgere un ruolo chiave.


“Si sarebbe tentati di dire che non c’è molto da preoccuparsi – spiega una nota dell’ufficio studi di Banca Intesa – se non fosse per il fatto che lo spaccato settoriale non segnala ancora una perdita di occupati nel settore finanziario. Il settore delle costruzioni continua a perdere lentamente manodopera insieme al manifatturiero, la vera novità è il rallentamento evidente di altri comparti sino ad ora sostanzialmente illesi dal rallentamento economico, oltre che il calo dell’impiego pubblico”.


L’agenda dei dati americani per questa settimana vede le comunicazioni su produzione industriale, fiducia dei consumatori e vendite al dettaglio. Secondo gli analisti di Intesa, “se questi dati non saranno ancora in grado di riflettere in alcun modo l’eventuale impatto della crisi dei subprime, il recupero della fiducia delle famiglie dovrebbe se non altro testimoniare il successo della politica di prevenzione e stabilizzazione messa in atto dalla Fed”.