Salta la fusione tra Bpm-Bper
Sembrava ormai una cosa già fatta, e invece è sfumata, in modo inaspettato, la fusione tra la Banca Popolare di Milano (Bpm) e la Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Bper). La bocciatura è arrivata in tarda serata al termine del consiglio di amministrazione (cda) della popolare meneghina. Un colpo a sorpresa sferrato dalla componente sindacale maggioritaria del cda dell’istituto guidato da Roberto Mazzotta che ha detto no all’approvazione delle modifiche dello statuto chieste dalla Banca d’Italia.
Per la Banca delle Regioni, così si sarebbe dovuta chiamare la nuova entità, era solo questione di tempo e soprattutto, nell’aria non c’era affatto il sentore che qualcosa potesse andare storto. Ma l’affare è fallito nel momento in cui – come riportato nelle colonne del Sole 24 Ore – la componente Fisac-Cgil, guidata da Mario Artali, ha deciso di tornare sui suoi passi, schierandosi con la maggioranza sindacale, che aveva già espresso in precedenza un giudizio contrario all’aggregazione. Un cambio di posizione che Artali ha motivato, sostenendo che non vedeva più le condizioni favorevoli per la creazione dell’asse Milano-Modena. Un colpo davvero basso per la banca milanese che per l’ennesima volta vede andare a monte un matrimonio che anche il mercato vedeva di buon occhio. Ma non solo. Si ritrova sempre più schiacciata nella morsa della concorrenza delle due superbanche: Intesa Sanpaolo e Unicredit-Capitalia.