Saipem: BlackRock ha venduto 315 milioni di azioni prima del crollo
Sarebbe BlackRock il misterioso fondo che ha venduto il 2,3% di Saipem poco prima del lancio del profit warning da parte della controllata di Eni e del successivo crollo in Borsa, attirando così l’attenzione delle autorità di controllo italiane e britanniche. Chi lo dice? Il Financial Times.
BlackRock ha venduto Saipem?
Il 28 gennaio scorso Bank of America Merrill Lynch ha curato il collocamento del 2,3% del gruppo guidato da Umberto Vergine per circa 315 milioni di euro per conto, scrive il quotidiano britannico, di BlackRock, il più grande fondo d’investimento globale. Neanche 24 ore dopo, l’allarme sugli utili prosciugò quasi un terzo della capitalizzazione di Saipem in Borsa.
Il primo indiziato era stato il fondo Fidelity, che ha sempre smentito di essere il fondo sconosciuto. A scagionarlo la Consob: Fidelity International Limited era infatti sceso sotto la soglia del 2% di Saipem il giorno dopo il lancio del profit warning e del conseguente crollo del titolo in Borsa. Nel dettaglio, secondo quanto riportato dagli aggiornamenti delle partecipazioni rilevanti della Commissione, il 31 gennaio il fondo è sceso all’1,935% dal precedente 2,641%. Anche il fondo statunitense Massachusetts Financial Service era uscito dalla lista degli indiziati sempre grazie alle comunicazione delle partecipazioni rilevanti aggiornate nel sito della Consob, da cui è risultato che il fondo aveva comprato circa il 2% di Saipem appena poche ore prima l’allarme sugli utili.
Ora le autorità, stando al FT, starebbe valutando la sussistenza del reato di abuso di mercato in merito alla vendita delle azioni in vista del profit warning di Saipem.
Eni vuole vendere Saipem?
Nel frattempo i vertici di San Donato Milanese starebbero prendendo le dovute contromisure. Al momento la cessione di Saipem non è una priorità ma un progetto di lunghissimo periodo. Del resto è da sempre stata considerata strategica, tuttavia oggi “non è escluso che la sua cessione in futuro sarà oggetto di riflessione visti i recenti episodi”. A parlare così a proposito di Saipem l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, nel corso di un convegno a New York.
Per alcuni analisti le dichiarazioni del numero uno del Cane a sei zampe (al 44% di Saipem), che hanno sancito l’apertura verso un’eventuale vendita della controllata, hanno l’obiettivo di rimarcare la separazione tra le due società. Da parte sua Equita ritiene che l’eventuale cessione possa essere potenzialmente negativa per Saipem, anche in termini di overhang, e attende il prossimo piano strategico di marzo per disporre di maggiori dettagli sulla strategia di gruppo.
La bufera su Scaroni
Neanche una settimana fa è stato lo stesso Scaroni a finire in pieno dentro un’altra tempesta. L’Ad del gruppo di San Donato Milanese è stato indagato per corruzione internazionale in Algeria per una presunta maxi-tangente da quasi 200 milioni di euro e una commessa da 11 miliardi di dollari per gli appalti Saipem nel Paese nordafricano. Immediate sono state le comunicazioni di estraneità sia da parte di Eni sia del suo Ad. Ad che poi ha ribadito la sua volontà di non dimettersi.
Un raggio di sole da JP Morgan
Chi vede meno nero di tutti su Saipem sembrerebbe essere JP Morgan, che ha confermato la visione neutrale sul titolo della controllata di Eni ma con un target price fissato a 26,2 euro, decisamente migliore dei prezzi attuali. “La decisione di acquistare il titolo dipende molto dal significativo recupero a livello di margini nel 2014”, ha spiegato il broker Usa. “Noi abbiamo captato un certo ottimismo tra gli investitori sul fatto che la profittabilità nel 2015 possa ritornare sugli stessi livelli visti nel 2011 e nel 2012“. Gli esperti della banca americana credono nel potenziale recupero dei margini da parte di Saipem ma “rimangono ancora i rischi di un deludente mix di prezzi per quanto riguarda i ricavi nel 2014”.