Roulette speculativa per il dopo Grecia, spunta anche il nome della Gran Bretagna
Il piano varato dalla Grecia per risanare i propri conti ha alleviato la tensione da entrambe le parti dell’Atlantico, ma gli investitori stanno già valutando il rischio, e i potenziali guadagni, presentati dall’incremento del debito di altri paesi europei. Ieri le colonne del New York Times, riportavano come banche e hedge fund starebbero già cominciando a rivolgere la propria attenzione ad altre nazioni con forte indebitamento come Portogallo, Spagna, Italia e, a un livello inferiore, l’Irlanda. Però c’è anche chi indica un altro candidato a futuri attacchi speculativi.
“La Spagna ha subito più di tutti la crisi del mercato immobiliare ma nei prossimi mesi il focus sarà tutto incentrato sulla Gran Bretagna”, afferma a Finanza.com Antonio Cesarano di Mps Finance. Entro il 3 luglio, in Inghilterra si svolgeranno le elezioni e attorno al loro risultato cresce l’incertezza politica. Sabato scorso, infatti, un sondaggio pubblicato dal Sunday Times ha reso noto che il partito del premier Gordon Brown è arrivato a soli due punti di distanza dai conservatori di David Cameron, che solo fino a poco tempo fa sembravano invece destinati a una facile e netta vittoria. “Il Labour è decisamente più orientato verso una politica di rientro del deficit a partire dal prossimo anno, mentre i conservatori vorrebbero agire subito in questa direzione”, spiega Cesarano. “Se dalle elezioni dovesse uscire un governo di coalizione dubito che riuscirà a prendere decisioni importanti in tempi rapidi”.
Sono i temi che hanno fatto scattare la scorsa settimana una forte speculazione sulla sterlina, scesa sotto gli 1,50 dollari. Per questo fine settimana, e per tutti gli altri week end prima del voto, il Sunday Times pubblicherà nuove percentuali sui due partiti che si giocheranno il governo di Londra. Risultato: se il Labour e i conservatori dovessero ancora trovarsi testa a testa, la sterlina potrebbe essere di nuovo oggetto di forti speculazioni. Sondaggi a parte, la situazione britannica preoccupa anche per alcuni indicatori economici non certo rassicuranti. “Il rapporto deficit/pil della Gran Bretagna (12,6% stima 2009, 12% stima 2010) è praticamente uguale a quello della Grecia, mentre nel 2008 il rapporto indebitamento complessivo (pubblico più privato) è superiore al 300% del pil, contro una media Ue del 180%”, conclude l’analista di Mps Finance.
In questo quadro, infine, potrebbero andare sotto pressione anche i titoli di Stato britannici. Una nota di Western Asset, società affiliata a Legg Mason, spiega che, con il graduale ritiro della liquidità messa a disposizione dalla Banca d’Inghilterra e elargita tramite il programma per l’acquisto di asset, verrà a mancare il sostegno ai prezzi delle obbligazioni di Stato. Un altro problema, sempre a detta di Western, riguarda l’inflazione, rimasta quasi senza variazioni, a livelli più alti di quelli attesi, soprattutto di riflesso alla flessione della valuta.