Rischio Quirinale, attenti allo spread BTP-Bund, con Draghi Mr Whatever It Takes for Italy. E, senza più Merkel, anche per l’Europa
Lo spread BTP-Bund a 10 anni torna a essere osservato speciale della finanza del made in Italy e mondiale, di pari passo con la paura dei mercati, o anche solo la preoccupazione, sul futuro del governo Draghi.
Non è ‘solo’ la fiammata dell’inflazione in Italia e nell’area euro, e la convinzione crescente che necessariamente la Bce di Christine Lagarde sarà costretta a diventare più hawkish, ad assillare chi investe nella carta italiana.
Rischio Quirinale per Draghi, l’importanza cruciale della continuità del suo governo
C’è la spada di Damocle delle elezioni presidenziali, il rischio che Draghi finisca con il passare da Palazzo Chigi al Quirinale, al posto di Sergio Mattarella.
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“Lo spettro che si aggira fra le sale trading è quello di una nuova normalità senza un punto fermo stabile come Draghi. Gli operatori ne parlano apertamente, rafforzando l’allarme lanciato due giorni fa dal Financial Times, il quotidiano di riferimento per la finanza. «Le risorse del Pnrr e le riforme strutturali dipendono da lui e dalla sua reputazione», avverte Massimo Trabattoni, alla guida degli investimenti azionari di Kairos, riassumendo il pensiero della maggior parte degli investitori”, si legge oggi nell’articolo de La Stampa dedicato al “Fattore Draghi”.
Fattore Draghi, Draghi Effect: ormai è chiaro come la sola presenza di Super Mario blindi l’Italia dal rischio di attacchi speculativi, espletando un ruolo di garanzia e, nel caso specifico in questione, di scudo anti-spread.
Sempre La Stampa riporta la view di Goldman Sachs:
“Secondo una nota di Goldman Sachs, firmata da Filippo Taddei, è leggermente più probabile che Draghi rimanga a Palazzo Chigi, rispetto una salita al Colle. Questo risultato, viene sottolineato, «ha la più alta probabilità di continuità della politica, un’attuazione più rapida del Recovery Fund» e, soprattutto, «la minima probabilità» di un ritorno alle urne a breve”.
Se invece “Draghi venisse eletto presidente della Repubblica, spiega Goldman Sachs, la formazione di un nuovo esecutivo «produrrebbe probabilmente un ritardo non trascurabile nel Recovery Fund, anche se non ci aspetteremmo elezioni anticipate». Le quali, sebbene sia uno scenario improbabile, potrebbero comportare ritardi considerevoli nella messa in campo del Recovery Fund e una maggior pressione sul mercato dei titoli di Stato italiani. In altre parole, il ritorno del «rischio-Paese», finora annullato dagli interventi della Bce”.
Nelle ultime ore, a parlare dell’importanza che il presidente del Consiglio rimanga dov’è, è stato il segretario del Pd Enrico Letta, in una intervista al Corriere.it:
“Credo sia molto importante che il 22 sia un anno in cui ci concentriamo sulle priorità, sarebbe sbagliato se l’anno prossimo fosse un anno di crisi politica con elezioni, il nostro sistema non permette elezioni lampo, una crisi ed elezioni anticipate vorrebbe dire 6 mesi di blocco, non ce lo possiamo permettere”.
Continuità, dunque, del governo Draghi. Sulle elezioni anticipate, Letta ha detto: “Non sta a me dirlo, è molto importante che prosegua la lotta alla pandemia, l’Italia è il paese più sicuro, mi è capitato di andare nel resto d’Europa e l’Italia è considerata un esempio, dobbiamo continuare in questa direzione e poi c’è la legge di bilancio, il rilancio dell’economia e dei consumi e la grande questione Pnrr, priorità che devono andare avanti per tutto l’anno prossimo”.
Mario Draghi, il ‘tecnocrate politico’ e la persona più potente dell’Europa
Un articolo di Politico appena pubblicato affronta l’importanza, per l’Italia, di Mario Draghi. Draghi, il “tecnocrate politico” come viene definito, “la persona più potente dell’Europa, a capo dell’Italia”.
“A partire dalla Brexit, l’Unione europea è rimasta senza una terza potenza che potesse contrastare Parigi e Berlino. Con Draghi, l’Italia ha un leader capace di trascinare il paese nel cuore degli affari europei, proprio nel momento in cui l’addio della cancelliera tedesca Angela Merkel gli fa spazio per essere il leader de facto dell’Unione europea, almeno per quanto concerne gli affari economici. E questo – si legge nell’articolo – sarà specialemnte vero se Draghi riuscirà a cementare l’alleanza con il presidente francese Emmanuel Macron e con il successore di Merkel Olaf Scholz, creando un trio di centro che potrebbe cambiare drasticamente” l’Europa intera.
“Draghi non è estraneo alle avversità – si legge ancora – Ha perso entrambi i genitori quando era ancora teenager, fattore che lo ha costretto a crescere presto. Ha studiato economia al MIT e ha trascorso un periodo di tempo alla Banca Mondiale. Ha lavorato poi per il Tesoro italiano, per Goldman Sachs, per Bankitalia e per la Bce. Un 74enne di formazione accademica, riservato, (Draghi) è meglio conosciuto per essere riuscito a stabilizzare i mercati finanziari nelle vesti di presidente della Bce, nel 2012, quando proferì la frase “whatever it takes” per salvare l’euro”.
Cosa che avvenne: “l’euro resistette durante la crisi finanziaria e la crisi dei debiti“.
“Ora Draghi è ancora sotto pressione – continua l’articolo – l’Italia è la beneficiaria della tranche più grande del Recovery Fund NextGenerationEU della Commissione europea, e si appresta a ricevere 191,5 miliardi di euro in aiuti e prestiti, a patto che dia il via a una serie di riforme che Bruxelles spera riusciranno a posizionare il paese in un sentiero di crescita. Se riuscisse laddove molti presidenti del Consiglio hanno fallito, Draghi verrebbe ricordato come colui che ha trovato finalmente la ricetta per far uscire il paese da un periodo di depressione economica durato più di 20 anni. Altrettanto importante, dimostrerebbe l’efficacia della decisione dell’Ue di emettere debito comune per aiutare i paesi a recuperare dalla crisi del coronavirus”.
“Il suo successo – precisa tuttavia Politico – non è affatto garantito. Il ruolo di Draghi come outsider nella politica è anche uno svantaggio. Senza un gruppo politico proprio, (Draghi) rimane escluso dalle grandi famiglie politiche europee e dagli incontri che si tengono pre-summit: ‘E’ un generale fantastico, ma un generale senza soldati’, ha detto di lui un diplomatico europeo da Bruxelles. I suoi primi mesi come presidente del Consiglio hanno messo in evidenza anche una certa ingenuità nel gestire questioni geopolitiche. Gli ci sono voluti mesi per appianare il conflitto con il recalcitrante presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan, figura centrale nel conflitto in Libia, dopo averlo chiamato ‘dittatore'”.
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“C’è poi il fatto – conclude Politico – che sta facendo una corsa contro il tempo. L’Italia deve indire le elezioni politiche entro il 2023, in cui quasi sicuramente Draghi non si candiderà. E comunque, essendo un uomo senza partito, farebbe comunque fatica a vincere. Allo stesso tempo, l’estrema destra sta volando nei sondaggi, minacciando di azzerare la sua agenda. Più nell’immediato, il suo nome è stato menzionato in relazione a una possibile candidatura alla presidenza (della Repubblica), un ruolo ampiamente cerimoniale che è prima di tutto garanzia di stabilità politica e di ordine costituzionale. Quella posizione, che corrisponde a un termine di sette anni, deve essere assegnata a gennaio. Nel frattempo, il Parlamento italiano potrebbe essere costretto a scegliere tra Draghi alla guida del paese per i prossimi mesi o Draghi alla guida dall’alto per il resto del decennio”.
Intanto, il Draghi Effect sui titoli di stato italiani si è praticamente azzerato, come dimostrano i grafici e i numeri: il differenziale tra i tassi dei titoli di stato italiani a 10 anni e i tassi sui Bund tedeschi con la stessa scadenza è passato da un minimo di 90 punti base di febbraio, in scia al ‘Draghi Effect’, ai 135 punti base, record dall’ottobre del 2020. Il rendimento dei BTP viaggia poco al di sotto dell’1%, più del doppio rispetto al minimo dello 0,45% di febbraio.
Certo, vale la pena ricordare che l’azzeramento del Draghi Effect ha coinciso con la fiammata dell’inflazione nell’area euro (e non solo).
I mercati dei titoli di stato dell’Eurozona intera aspettano con trepidazione la prossima riunione della Bce, in calendario il 16 dicembre. Rumor sulle prossime mosse di Christine Lagarde & Co sono arrivati proprio nelle ultime ore, e riguardano sia il ‘destino’ del PEPP, il QE pandemico, che del programma tradizionale di acquisti di asset APP.