Notizie Rating Rating debito Cina: Moody’s taglia l’outlook, ansia per crisi immobiliare

Rating debito Cina: Moody’s taglia l’outlook, ansia per crisi immobiliare

5 Dicembre 2023 15:19

E la Cina, o meglio il debito cinese, si becca un taglio dell’outlook dall’agenzia di rating Moody’s.

La notizia ha messo sotto pressione le borse cinesi. L’indice azionario MSCI China Index ha chiuso in rosso per la terza sessione consecutiva, segnando un calo del 2,3% e chiudendo ai minimi dal novembre del 2022.

L’indice CSI 300 Index è arretrato dell’1,9%, accusando la notizia relativa alla decisione degli investitori stranieri di scaricare la più grande quantità di azioni dalla metà di ottobre.

“L’insieme delle notizie arrivate nel corso delle ultime settimane solleverà interrogativi sul trend dell’economia cinese nel 2024″ –  ha commentato a Bloomberg Xin-Yao Ng, direttore della divisione degli investimenti nell’azionario asiatico presso abrdn – I dati macro continuano a confermarsi deboli. E permane il grande timore per la crisi del settore immobiliare, visto che i volumi di vendita sono ancora molto deboli”.

Debito Cina: Moody’s taglia outlook sul rating da ‘stabile’ a ‘negativo’

Il fatto che Moody’s abbia tagliato l’outlook sul debito della Cina, abbassandolo da “stabile” a “negativo”, significa che i bond cinesi rischiano, la prossima volta, di vedere abbassato il giudizio, al momento pari ad A1. Per ora, quella valutazione è stata comunque confermata:

La conferma del rating A1 riflette le risorse finanziare e istituzionali a disposizione della Cina per gestire la transizione in modo ordinato – si legge nella nota di Moody’s – L’economia vasta e il potenziale di crescita robusto, sebbene in rallentamento, sostiene l’elevata capacità del paese di assorbire gli shock”.

Pechino ha insomma gli strumenti per sostenere la sua economia.

Il taglio è stato motivato da Moody’s con i rischi relativi “a una crescita economica di medio termine più bassa in modo strutturale e persistente”, e con i problemi che assediano il mercato immobiliare.

La mossa riflette inoltre la convinzione che il governo cinese interverrà per dare aiuti finanziari alle imprese controllate dallo Stato e alle amministrazioni locali”, fattore che “comporta ampi rischi al ribasso per la solidità fiscale, economica e istituzionale” della Cina.

All’inizio di quest’anno, Fitch aveva detto in un’intervista rilasciata a Bloomberg Television che avrebbe potuto considerare l’opzione di rivedere il rating A+ sul debito pubblico cinese. L’agenzia di rating ha poi, di recente, confermato quel giudizio, a fronte di un outlook stabile.

Anche S&P Global Ratings ha confermato il rating di Moody’s ad “A+”, con outlook stabile, dopo il downgrade del 2017 che seguì quello di Moody’s.

Da segnalare che nel 2022 il debito pubblico cinese è salito a 92 trilioni di yuan, l’equivalente di 12,6 trilioni di dollari, ovvero al 76% del Pil della Cina, rispetto al 62,2% del 2019, stando agli ultimi dati del Fondo Monetario Internazionale.

Lo stesso Fmi, qualche settimana fa, ha rivisto al rialzo al rialzo  le stime sul Pil cinese del 2023 e del 2024, prevedendo un’espansione del prodotto interno lordo pari a +5,4% (contro la crescita del 5% precedentemente attesa) e, l’anno prossimo, al ritmo del 4.6%, rispetto al +4,2% precedentemente atteso. Più pessimista invece Moody’s, che stima un’espansione del Pil pari a +4% per il 2023 e il 2024.

‘Crescenti preoccupazioni per aumento debiti e Pil più debole’

Walid Koudmani, Chief Market Analyst XTB, ha commentato il taglio dell’outlook sul rating della Cina rimarcando che Moody’s, di fatto, “ha citato le crescenti preoccupazioni per l’aumento dei debiti del paese e il rallentamento dell’economia”.

“Il downgrade riflette il timore che il governo cinese potrebbe aver bisogno di estendere l’assistenza finanziaria alle regioni finanziariamente tese, ai governi locali e alle imprese statali (SOE)”, a discapito del debito pubblico.

Koudmani ha riportato anche che l’agenzia di rating ha detto di prevedere “che la crescita annuale del PIL cinese sarà del 4,0% sia nel 2024 che nel 2025, con una media del 3,8% dal 2026 al 2030″, e che “fattori strutturali, compresi i cambiamenti demografici, contribuiranno a un calo della crescita potenziale a circa il 3,5% entro il 2024-2030”.

Non poteva mancare un riferimento alla crisi del settore immobiliare, che continua a essere confermata con gli sviluppi che riguardano lo sviluppatore Evergrande.

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“Un fattore principale sembra essere il fenomeno di ‘ridimensionamento’ in atto nel settore immobiliare cinese – ha spiegato il responsabile degli analisti di mercato di XTB – un fattore chiave per l’economia in quanto numerosi sviluppatori, come Evergrande, sono impegnati in sforzi di ristrutturazione del debito”.

“Questo ridimensionamento, unito alle difficoltà finanziarie nel settore immobiliare, aggiunge un ulteriore livello di complessità al panorama economico cinese”. Il che significa che “le caute prospettive di Moody’s riflettono una combinazione di preoccupazioni, come potenziali interventi governativi, una crescita economica persistentemente inferiore e sfide all’interno del settore immobiliare che contribuiscono tutti alla valutazione negativa dell’agenzia e segnalano una traiettoria economica impegnativa per la Cina nei prossimi anni”.

“Come abbiamo visto in precedenza, l’economia cinese, pur essendo autonoma sotto alcuni aspetti, ha anche un impatto importante sulle economie globali poiché strettamente legata sia alle importazioni/esportazioni di materie prime, che al mercato del debito globale. Quindi, qualsiasi importante cambiamento di prospettiva, può portare a ripercussioni significative in altri mercati importanti come gli Stati Uniti e l’Europa”, ha concluso Koudmani.

La reazione della Cina alla sberla di Moody’s. L’ultimo downgrade nel 2017

Dal canto suo Marvin Chen, strategist di Bloomberg Intelligence, ha detto che la mossa di Moody’s “conferma i rischi che i mercati stanno già prezzando”.

Detto questo, ha aggiunto Chen, la notizia “non aiuterà il sentiment del mercato”.

Lo scorso ottobre il presidente cinese Xi Jinping ha garantito che non tollererà nè il rischio di una deflazione che un forte rallentamento della crescita del Pil cinese.

Nell’annunciare la revisione al rialzo del deficit-Pil al record degli ultimi 30 anni, al 3,8% – ben al di sopra del limite fissato al 3% – Xi ha dato praticamente il via libera all’emissione di nuovo debito, dunque di altri titoli di stato, entro l’anno, per un valore di 1 trilione di yuan (l’equivalente di 140 miliardi di dollari).

In questa situazione e nonostante le difficoltà, il governo di Pechino non ha fatto nulla per nascondere oggi il proprio disappunto nei confronti della mossa di Moody’s, dicendosi deluso dal taglio dell’outlook.

“Le preoccupazioni di Moody’s sulle prospettive di crescita economica della Cina e sulla sostenibilità fiscale non sono necessarie“, ha dichiarato in una nota il ministero delle Finanze.

Moody’s tagliò il rating sul debito cinese nel 2017.

Immediata e furiosa fu l’ira del governo, che definì il downgrade, dal giudizio Aa3 a quello attuale pari ad A1, “inappropriato” ed “eccessivo”.

Quello di Moody’s fu il primo downgrade del rating cinese dal 1989, a cui seguì, lo stesso anno, la bocciatura firmata S&P.