Notizie Notizie Mondo Quattro anni fa il crac Lehman, ma Wall Street è già tornata a ridosso dei massimi storici

Quattro anni fa il crac Lehman, ma Wall Street è già tornata a ridosso dei massimi storici

16 Settembre 2012 07:24
Nella notte tra il 15 e 16 settembre è scoccato il quarto anniversario del crack di Lehman Brothers. Uno shock che si tradusse per i mercati in un crollo del Dow Jones di circa 500 punti in una sola giornata e una discesa che proseguì con veemenza nei mesi successivi fino ai minimi del marzo 2009 (6.547 punti per il Dow Jones dagli 11.422 pre-Lehman). Ora lo scenario si è completamente capovolto con Dow Jones e S&P 500 ai massimi dal 2007 con rialzi a tre cifre dai minimi del marzo 2009 (+119% per l’indice S&P 500). E il benchmark guida composta dalle 500 principali blue chip statunitensi che si è portato a soli 6,8 punti percentuali dai massimi storici toccati il 9 ottobre 2007 (1.565,15 punti). Nelle ultime due settimane, grazie principalmente all’effetto Fed, l’S&P 500 ha guadagnato il 4,2% chiudendo a 1.465,77 punti, in rialzo del 17% da inizio anno. Savita Subramanian, head equity strategy di Bank of America, stima che i massimi storici saranno oltrepassati entro la fine del prossimo anno e ha indicato un target di 1.600 punti per lo S&P 500. 
Ma l’economia reale fatica, bruciati 12.800 mld $…
Se per i mercati quello del crac Lehman appare ormai un lontano ricordo, l’economia reale continua a fare i conti con gli effetti che la crisi del 2008 ha comportato sull’economia reale, con la recessione del 2009 e l’emorragia del mercato del lavoro che da più di due anni vede la disoccupazione mantenersi sopra l’8%. Mancata ripresa dell’occupazione che ha indotto la Federal Reserve ad agire di nuovo con il QE3 partito ieri e prevede l’acquisto di Mbs per massimi 40 mld di dollari al mese. 
Dalla notte tra il 15 e il 16 settembre 2008 a oggi l’economia ha mandato in fumo qualcosa come 12.800 miliardi di dollari. Il conto lo ha fatto un’organizzazione no-profit statunitense, Better Markets, impegnata per la riforma dei mercati finanziari. In un corposo studio dal titolo “The Cost of the Wall Street” l’organizzazione si spinge anche a stimare l’impatto decennale della crisi: su un arco di 10 anni, dal 2008 al 2018, gli effetti negativi dovrebbero ridursi fino a 7.600 miliardi di dollari, sostanzialmente grazie agli sforzi delle banche centrali per evitare una seconda Grande Depressione.  Il conteggio effettuato da Better Markets comprende la perdita di Pil, la distruzione del benessere dei proprietari di case, i costi in termini di disoccupazione e sottoccupazione, i salvataggi governativi, e le misure di spesa d’emergenza, ma anche i costi invisibili, come la depressione. Anche perché, ribadisce il report, gli americani in stato di povertà sarebbero a oggi 46,2 milioni, il record storico nei 52 anni da quando lo US Census Bureau raccoglie tale tipo di dato. Naturalmente però, sottolineano gli esperti che hanno redatto il documento, la ricostruzione non può tenere conto di tutte le conseguenze e pertanto molto probabilmente i 12.800 miliardi di dollari del conteggio complessivo sottostimano l’impatto esteso della crisi. Better Market si batte per la piena adozione del Dodd-Frank Act, il provvedimento di riforma dei mercati finanziari che ha preso le mosse all’indomani del crack di Lehman ma del quale a quattro anni di distanza alcuni punti sono ancora chiusi nei cassetti di Washington, tanto da fare ancora parte del programma elettorale del presidente Barack Obama. 
… e incombe il rischio debito
In questi quattro anni gli Stati Uniti per fronteggiare la crisi hanno fatto leva sul debito con la perdita nell’agosto 2011 della tripla A decretata da Standard & Poor’s. Nelle ultime settimane anche le altre due principali agenzie di rating, prima Fitch e poi Moody’s, hanno avvertito che potrebbero togliere agli Stati Uniti il giudizio di massima affidabilità finanziaria, ossia la tripla A al suo rating, in caso di fallimento dei negoziati politici per arrivare a politiche fiscali di stabilizzazione, ossia qualora non venisse raggiunta un’intesa per tenere a bada il rapporto debito/Pil. In caso di mancato accordo il prossimo anno scatterebbe automaticamente il Fiscal Cliff, ossia un mix di taglio delle spese e aumento della tassazione. 
Secondo l´Ufficio del Congresso statunitense che si occupa del bilancio (Cbo, Congressional Budget Office) se non sarà risolto il fiscal cliff, con l´accoppiata tagli alla spesa e aumento delle tasse che porterebbe il Prodotto interno lordo a scendere nel 2013 di mezzo punto percentuale spingendo il tasso di disoccupazione al 9,1%.