Stati Uniti: Egan-Jones taglia rating e avverte su effetti negativi per economia da QE3 Fed
Il nuovo piano di stimolo annunciato giovedì dalla Federal Reserve, attraverso acquisti di Mbs per massimi 40 miliardi di dollari al mese, potrebbe rivelarsi controproducente per l’economia statunitense. A sostenerlo è l’agenzia di rating indipendente Egan-Jones che ieri sera ha annunciato la riduzione del rating sovrano degli Usa da “Aa” ad “Aa-“. Secondo Egan-Jones il piano della Fed serve a poco a stimolare la crescita del Pil statunitense e di contro indebolirà il valore del dollaro spingendo verso l’alto i prezzi di petrolio e delle altre materie prime. In questo modo i consumatori potrebbero trovarsi ad avere meno risorse a disposizione per spendere in altri beni.
Il QE3 della Fed prevede che gli acquisti di Mortgage-backed securities continuino fino a quando non si registrerà un netto miglioramento del mercato del lavoro. La reazione dei mercati è stata in effetti di una netta accelerazione ribassista del dollaro Usa sceso ai minimi a oltre 4 mesi sull’euro con cross euro/dollaro passato da 1,28 a oltre 1,31 nel giro di 24 ore. Il Dollar Index, che misura l’andamento del biglietto verde nei confronti di un basket di sei valute, è sceso sotto quota 79, sui minimi a oltre 4 mesi e in calo del 6% circa dai massimi annui toccati il 24 luglio. Tra le materie prime ieri il petrolio Wti a New York ha toccato quota 100 dollari al barile per la prima volta da maggio.
Il debito Usa destinato a salire ancora
L’agenzia di rating sottolinea poi i grossi problemi legati al crescente debito statunitense. Dal 2006 il rapporto debito-Pil è schizzato dal 66% al 104% e probabilmente si spingerà fino al 110% entro i prossimi 12 mesi. Inoltre il deficit di bilancio risulta dell’8%, rimarca ancora la Egan-Jones, sostanzialmente agli stessi livelli di quello spagnolo che risulta dell’8,5%, con il Paese iberico che presenta però un debito complessivo pari a solo il 68,5% del Pil.
L’agenzia di rating sottolinea poi i grossi problemi legati al crescente debito statunitense. Dal 2006 il rapporto debito-Pil è schizzato dal 66% al 104% e probabilmente si spingerà fino al 110% entro i prossimi 12 mesi. Inoltre il deficit di bilancio risulta dell’8%, rimarca ancora la Egan-Jones, sostanzialmente agli stessi livelli di quello spagnolo che risulta dell’8,5%, con il Paese iberico che presenta però un debito complessivo pari a solo il 68,5% del Pil.
La Egan-Jones è un’agenzia di rating decisamente più piccola e meno influente delle big three (Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch). Nel luglio 2011 fu la prima a togliere la tripla A agli Usa con un mese di ancipico rispetto alla mossa di S&P. Quest’anno aveva nuovamente tagliato il rating sugli Usa ad aprile (da Aa+ ad Aa).
Sempre questa settimana Moody’s ha avvertito che potrebbe togliere agli Stati Uniti il giudizio di massima affidabilità finanziaria, ossia la tripla A al suo rating, in caso di fallimento dei negoziati politici per arrivare a politiche fiscali di stabilizzazione, ossia qualora non venisse raggiunta un’intesa per tenere a bada il rapporto debito/Pil.