QE dimezzato da gennaio 2018. Draghi: non è tapering. Reinvestimenti saranno ‘massicci’
L’annuncio è storico, ma non si tratta di un tapering del QE. A precisarlo è lo stesso Mario Draghi, nel corso della conferenza stampa successiva all’annuncio della Bce sulla riduzione del valore degli acquisti di asset che avvengono nell’ambito del programma APP – asset purchase programmes -: riduzione che sarà dagli attuali 60 miliardi a 30 miliardi di euro al mese, a partire dal prossimo gennaio del 2018.
Il piano sarà esteso di nove mesi, fino al settembre del 2018 o oltre, se sarà necessario. In ogni caso, il programma è “open-ended”, il che significa che non ci sarà alcuna brusca interruzione nel settembre del 2018.
L’effetto sui mercati è immediato, anche se è lo stesso Draghi a far notare che la reazione è stata piuttosto calma, nonostante l’importanza degli annunci.
L’euro fa un brusco dietrofront subito dopo l’annuncio della riduzione del QE, con gli investitori che, evidentemente, avevano temuto un comunicato più hawkish. La moneta unica, che stamattina veniva scambiata al di sopra della soglia di $1,18, scende di quasi mezzo percentuale, per poi accelerare al ribasso dopo le parole di Draghi, e scendere di oltre -0,80% a $1,1714. Forte discesa della valuta anche nei confronti dello yen, -0,75% a JPY 133,36.
I messaggi chiave di Draghi sono tutti raccolti in alcune frasi proferite durante la conferenza stampa.
La prima, in cui afferma che i reinvestimenti saranno “massicci”: ciò significa che, reinvestendo i ricavi nell’acquisto di nuovi bond, la Bce continuerà a immettere di fatto liquidità anche alla fine del QE (fine di cui Draghi preferisce tra l’altro non parlare, tanto da definire il piano un programma open-ended); Draghi sottolinea anche che “non abbiamo discusso parametri, limiti sul QE”.
In più, lo dice chiaramente, rispondendo alla domanda di un cronista. “No, questo non è un tapering, ma è una riduzione” del QE.
Fin dall’inizio del suo intervento, Draghi non ha d’altronde parlato mai proferito tale parole, facendo riferimento, piuttosto, alla necessità di “ricalibrare” il QE.
Al termine della conferenza stampa, risulta più che chiaro il desiderio di Draghi di non limitare il raggio di azione della Bce in un predeterminato arco temporale. Il QE, ha detto infatti il numero uno dell’istituto, potrà essere sottoposto infatti a qualsiasi modifica in qualsiasi momento, dunque esteso o riaumentato nel suo valore, a seconda delle necessità.
Così come proseguiranno, fino a quando saranno necessari, i reinvestimenti. A tal proposito Draghi ha riportato alla ribalta il vecchio dibattito sulla natura del QE e sull’interrogativo se, a essere più importanti, siano i flussi con cui gli asset vengono acquistati, oppure lo stock totale del piano. Per il numero uno della Bce, visto che il programma QE continua a crescere, è lo stock che acquista sempre più importanza.
Intanto, la prospettiva di un QE che appare quasi infinito si riflette anche sul mercato del reddito fisso, con lo spread BTP-Bund che scivola ulteriormente al ribasso, e cede -3%, sul filo dei 150 punti base.
I tassi sui Bund tedeschi a 10 anni scendono di oltre -6% allo 0,44%, mentre quelli sui BTP arretrano di oltre -3% bucando la soglia del 2%, fino all’1,96%.