Portogallo: nuovo record per il rischio Lisbona. Accordo troika Fmi-Ue-Bce dopo Pasqua
Non c’è pace per il piccolo Portogallo. Sulle tristi note del fado torna a tremare la Periferia d’Europa. Si riaffaccia la pressione sui titoli di Stato lusitani. E’ di nuovo record per il premio di rendimento dei titoli di Stato portoghesi a 10 anni rispetto al bund tedesco: lo spread ha raggiunto il picco dei 587 punti base. E vola ai massimi storici anche il rendimento dei titoli a due anni salito al 10,3%. Dall’altra parte il risultato dell’asta di titoli di Stato di questa mattina tenuta oggi dal Tesoro portoghese, che ha venduto 320 milioni di euro dal tasso medio del 5,529% lasciava poco spazio alle interpretazioni alternative: rendimenti sono volati nell’asta di titoli di Stato semestrali. Nell’asta precedente sulla stessa scadenza, risalente allo scorso 6 aprile, il tasso era risultato del 5,117%. Buona la domanda pari a 3,7 volte l’importo offerto contro un rapporto di 2,3 il mese scorso.
L’agenzia del debito portoghese ha anche venduto 680 milioni di euro di titoli trimestrali con scadenza a luglio al tasso medio del 4,046% contro il 3,403% dello scorso 15 dicembre. E infine è comunque riuscita a collocare complessivamente un miliardo di euro di titoli: l’obiettivo dichiarato era compreso fra 750 milioni e un miliardo. Come osserva Luca Jellinek, che guida le strategie sul mercato monetario di Credit Agricole, difficilmente per i periferici sarà possibile continuare a finanziarsi a tassi così alti. “Emetti perché paghi ma così non ti finanzi”, dice l’esperto. “I titoli di Stato sembrano essere diventati una via di mezzo tra liquidità e non liquidità”. Biagio Lapolla di Royal Bank of Scotland nota che la domanda si è confermata forte, ma anche il livello dei tassi è rimasto molto alto. “Si tratta comprensibilmente di una situazione dettata dai continui rumors che circolano della ristrutturazione del debito sovrano della Grecia. Finchè non verrà fatta chiarezza e i rumors non sfoceranno in un’azione concreta, in un senso o in un altro, questo sarà il risultato: il mercato continuerà a prezzare il rischio”, prosegue l’esperto che aggiunge: “Ristrutturare il debito della Grecia sarebbe incoerente per Unione europea e Fondo monetario, ma l’impressione del mercato è che i policy makers stiano sottostimando il rischio di un contagio alla Periferia”.
“Il risultato dell’asta spagnola di questa mattina ha alleviato il clima di tensioni: è stata sostenuta dalle scadenze delle redemptions in calendario la prossima settimana, ma la situazione è tutt’altra che semplice e il rischio resta”, conclude l’esperto di Rbs. La situazione di Lisbona è in divenire. Oggi è in corso il terzo ciclo di colloqui per la missione ribattezzata troika composta da Bce-Ue-Fmi incaricata di negoziare l’accordo di salvataggio fra 75 e 90 miliardi di euro al Portogallo. Da questa mattina è riunita con le principali associazioni di imprenditori del paese, dopo avere preso i primi contatti ieri e lunedì con il governo, con l’opposizione di centrodestra, con i sindacati e con la banca centrale. E la speculazione si diverte a disegnare un ventaglio di sviluppi più o meno plausibili. La stampa portoghese indica alcune possibili misure di aggiustamento strutturale e di drastica riduzione del deficit imposte al Portogallo in cambio dell’aiuto internazionale. Secondo il quotidiano Publico, la troika ha sondato con gli interlocutori portoghesi una possibile riduzione di 10 euro dello stipendio minimo, che doveva passare ora a 500 euro al mese, tagli ai sussidi disoccupazione e alle indennità di licenziamento, una maggiore flessibilità in generale del mercato del lavoro. Correio da Manhà segnala invece la fine delle esenzioni al ticket della sicurezza sociale e prevede, in un editoriale, che il Portogallo ora deve abituarsi a dormire con il Fmi e con la certezza che coabiterà con quelle della morte e delle tasse.
Per Diario de Noticias, i negoziatori internazionali chiedono anche una riduzione del volume eccessivo della funzione pubblica portoghese. Secondo il quotidiano di Lisbona la bozza del programma di aggiustamento per il Portogallo sarà pronta alla fine della settimana prossima, mentre la trattativa finale fra Ue-Fmi e governo si svolgerà a inizio maggio. L’accordo finale dovrebbe essere ratificato il 16 maggio dai ministri finanziari europei. Anche secondo alcuni fonti portoghesi contattate da questa testata i colloqui no stop di questi giorni dovrebbe sfociare in una conclusione la prossima settimana. “Molto probabilmente verrà creato un fondo di aiuti specifici per le banche del Portogallo. Forse già venerdì verrà trovato un primo accordo, ma con le festività pasquali il tutto verrà ufficializzato prossima settimana”, segnalano fonti vicine ai colloqui.
“Il Portogallo non ha tempo da perdere”, dice Monica Patrascu di Hscb. La data del 15 giugno, in cui scadranno redemptions per 4,9 miliardi di euro, è dietro l’angolo. Se prima si pensava che niente potesse succedere prima del 5 giugno, ossia delle elezioni chiamate ad eleggere il nuovo governo, adesso la situazione è diversa. “I mercati non si aspettano fondi immediatemente dopo il pacchetto di salvataggio. Il beneficio iniziale è che le banche non dovranno sostenere il governo attraverso gli acquisti di bond governativi. La dipendenza dai fondi della Banca centrale europea continuerà invece nel medio termine, forzando le banche a proseguire nel loro processo di delevaraging”. Come osservano Carsten Brzeski e Paolo Pizzoli senior economist di Ing la crisi del debito sovrano sta riguadagnando terreno.
La vittoria dei conservatori accompagnata da un trionfo degli ultranazionalisti dei Veri finnici alle elezioni legislative finlandesi che si sono tenute domenica ha ridisegnato la mappa del potere interno del piccolo paese nordico ma soprattutto quello finanziario in Europa. Questa ascesa sulla scena politica ha contribuito a gettare ombre sugli sviluppi della crisi portoghese, nel momento in cui i policymakers dell’Eurozona devono rispolverare le discussioni sull’eventualità di ristrutturare il debito della Grecia. “E’ difficile fare previsioni su cosa succederà in questa crisi, tuttavia è chiaro che in questa crisi si sta indugiando un po’ troppo a lungo sulla necessità di sostenere o meno il debito”, spiegano gli esperti. “Una ristrutturazione di almeno un Paese della Periferia nei prossimi anni sembra difficile da evitare. Adesso, con la nuova linea imposta della Finlandia, i policymakers dovranno essere forzati a mostrare i muscoli più di prima”. Ora nulla sarà come prima e la Banca centrale europea di Francoforte si sentirà più sola nella sua battaglia contro Berlino per evitare a tutti i costi le ristrutturazioni dei debiti dei periferici per timore del rischio contagio. La posta in gioco per il Portogallo è molto alta.