Notizie Notizie Italia Pieno di utili per Intesa, UniCredit, Banco Bpm, Mps e Ubi. L’analisi di First Cisl

Pieno di utili per Intesa, UniCredit, Banco Bpm, Mps e Ubi. L’analisi di First Cisl

11 Novembre 2019 11:17

Boom di utili, ma anche svalutazione dei crediti in calo, costi in discesa. Settimana scorsa è andata in scena la raffica di trimestrali delle maggiori banche italiane quotate a Piazza Affari con quasi tutte le big che hanno sorpreso in positivo. L’ufficio studi di First Cisl ha fatto il punto sui bilanci delle prime cinque banche italiane (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Bpm, Mps e Ubi) nei primi nove mesi dell’anno.  Gli utili netti delle Big 5 superano quota 8,7 miliardi, con un +38,5%: un dato che non deriva solo da profitti straordinari. Incide fortemente la riduzione delle svalutazioni dei crediti (-10,1%), ma emerge anche un forte incremento della produttività del lavoro. Il risultato netto di gestione per dipendente, cioè l’utile operativo al netto delle svalutazioni dei crediti, sale del 6,8%, in un contesto caratterizzato ancora da tensioni produttive per riduzione di personale e di filiali.

Le rettifiche su crediti sono scese da 5,1 a 4,6 miliardi, con l’incidenza dei crediti deteriorati netti (NPL ratio) adesso inferiore al 4%. Si riduce il peso del flusso dei nuovi crediti deteriorati, che, come documentato da Banca d’Italia, è sceso all’1.5%, un valore assai inferiore a quello misurato negli anni pre-crisi. Le prospettive sono dunque in miglioramento dal momento che è ragionevole attendersi che anche i costi per le svalutazioni dei crediti possano abbattersi fino ai livelli degli anni pre-crisi, con recupero di costi per diversi miliardi a livello di sistema. Il rapporto tra costi e ricavi operativi è sceso al 54,7% rispetto al 55.2% dei primi nove mesi del 2018.

Tra gennaio e settembre 2019 la raccolta diretta cresce dell’1,7% e quella indiretta del 5,8% e arrivano a a quota 1.176 miliardi e 1.187 miliardi.

Continua il calo di filiali e dipendenti

Nonostante il basso livello dei tassi di interesse e la competizione sui servizi, i ricavi core per dipendente (margine di interesse e commissioni nette) sono rimasti sostanzialmente stabili. In questo quadro si evidenzia un forte aumento del prodotto bancario pro capite, che aumenta del 5,2% nei primi nove mesi del 2019. “Le banche – commenta il segretario generale Riccardo Colombani – non possono pensare solo a remunerare gli azionisti, devono pagare anche la produttività del lavoro ai bancari”.

“Le banche festeggiano, ma festeggiano solo loro – rimarca Colombani – Il calo degli occupati e degli sportelli è drammatico: mille filiali in meno rispetto al settembre del 2018 (- 6,6%), dipendenti ridotti del 3,6%. Una vera e propria emorragia”. I dati delle ultime trimestrali “dimostrano inequivocabilmente – aggiunge il leader dei bancari della Cisl – che l’emergenza è finita ma anche che il limone ormai è spremuto. È ora di dire con chiarezza ai banchieri che l’epoca dei tagli è finita”. Non è infatti continuando a tagliare, sottolinea Colombani, che “si può sperare di veder crescere i ricavi. La strada giusta è quella di rilanciare occupazione e salari, come chiediamo nella piattaforma di rinnovo del contratto nazionale. I 135 euro di aumento offerti dall’Abi non sono assolutamente sufficienti”.