Notizie Notizie Mondo Piazza Affari, il mercato ha già individuato chi pagherà il conto di un eventuale conflitto in Ucraina

Piazza Affari, il mercato ha già individuato chi pagherà il conto di un eventuale conflitto in Ucraina

3 Marzo 2014 19:12

Torna lo spettro della Guerra Fredda. Inizialmente ignorato dalle Piazze finanziarie, l’intervento russo in Crimea ha pesantemente condizionato l’avvio di ottava in Europa e spinto al ribasso la propensione al rischio. A Piazza Affari, come del resto anche sugli altri mercati, la lettera non ha colpito tutti allo stesso modo poiché diverso è il coinvolgimento sui mercati dell’Est Europa.

Sul listino meneghino spicca in particolare il -8,08% di Buzzi Unicem che tra Ucraina e Russia realizza oltre il 10% del fatturato e quasi il 20% del margine operativo lordo. Al di là del conflitto in sé, il gruppo cementiero paga pegno all’ipotesi di sanzioni commerciali per Mosca. Seduta all’insegna delle vendite anche per Indesit (-4,4%) che genera il 3,5% del fatturato in Ucraina e il 20% in Russia.

La palma di primo esportatore di energia al mondo detenuta da Mosca ha ovviamente penalizzato energetici e utilities. Nonostante potrebbero capitalizzare l’incremento dei prezzi, il rischio di un calo degli approvvigionamenti di commodity energetiche si è abbattuto sul terzetto formato da Eni (-2,06%), Saipem (-1,82%) ed Enel (-3,6%).

Tra gli istituti di credito la più esposta è Unicredit (-6,16%) che in Ucraina possiede una rete di 435 sportelli e asset per circa 3,84 miliardi di euro. Piazza Cordusio ha chiuso temporaneamente le sue filiali nella capitale della Crimea Sinferopoli, mentre rimangono aperti, anche se a orario ridotto, gli altri sportelli nel resto della regione. Limitati, anche in questo caso la decisione ha carattere temporaneo, i prelievi di contante da sportelli Bancomat, in linea con le richieste della banca centrale del Paese (già seguite dagli altri istituti di credito ucraini).

Tonfo del Dax
A livello europeo il Paese più esposto all’escalation della tensione in arrivo dal Mar Nero è la Germania, visto che la Russia costituisce il primo mercato per le esportazioni tedesche. Vincoli particolarmente stretti legano i due paesi dal punto di vista energetico alla luce del fatto che da Mosca arriva il 40% del gas consumato nella prima economia europea e il 35% del petrolio. Non stupisce quindi che nel vecchio continente la performance peggiore sia stata registrata dal Dax che ha fatto segnare il calo giornaliero maggiore da oltre due anni (-3,44%) fermandosi a 9.358,89 punti.

Stada Arzneimittel, il colosso tedesco dell’healthcare che in Russia realizza un quinto delle vendite, ha terminato in rosso del 4,98%, Commerzbank ha perso il 6,09% e le vendite non hanno risparmiato il comparto auto dove Daimler è arretrata del 3,18 e Continental del 3,74 per cento. A Parigi (-2,66% a 4.290,87) il conto più salato è pagato da Societe Generale (-5,43%) e da Renault (-5,41%).