Piazza Affari, il mercato ha già individuato chi pagherà il conto di un eventuale conflitto in Ucraina
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Torna lo spettro della Guerra Fredda. Inizialmente ignorato dalle Piazze finanziarie, l’intervento russo in Crimea ha pesantemente condizionato l’avvio di ottava in Europa e spinto al ribasso la propensione al rischio. A Piazza Affari, come del resto anche sugli altri mercati, la lettera non ha colpito tutti allo stesso modo poiché diverso è il coinvolgimento sui mercati dell’Est Europa.
Sul listino meneghino spicca in particolare il -8,08% di Buzzi Unicem che tra Ucraina e Russia realizza oltre il 10% del fatturato e quasi il 20% del margine operativo lordo. Al di là del conflitto in sé, il gruppo cementiero paga pegno all’ipotesi di sanzioni commerciali per Mosca. Seduta all’insegna delle vendite anche per Indesit (-4,4%) che genera il 3,5% del fatturato in Ucraina e il 20% in Russia.
La palma di primo esportatore di energia al mondo detenuta da Mosca ha ovviamente penalizzato energetici e utilities. Nonostante potrebbero capitalizzare l’incremento dei prezzi, il rischio di un calo degli approvvigionamenti di commodity energetiche si è abbattuto sul terzetto formato da Eni (-2,06%), Saipem (-1,82%) ed Enel (-3,6%).
Tra gli istituti di credito la più esposta è Unicredit (-6,16%) che in Ucraina possiede una rete di 435 sportelli e asset per circa 3,84 miliardi di euro. Piazza Cordusio ha chiuso temporaneamente le sue filiali nella capitale della Crimea Sinferopoli, mentre rimangono aperti, anche se a orario ridotto, gli altri sportelli nel resto della regione. Limitati, anche in questo caso la decisione ha carattere temporaneo, i prelievi di contante da sportelli Bancomat, in linea con le richieste della banca centrale del Paese (già seguite dagli altri istituti di credito ucraini).
Tonfo del Dax
A livello europeo il Paese più esposto all’escalation della tensione in arrivo dal Mar Nero è la Germania, visto che la Russia costituisce il primo mercato per le esportazioni tedesche. Vincoli particolarmente stretti legano i due paesi dal punto di vista energetico alla luce del fatto che da Mosca arriva il 40% del gas consumato nella prima economia europea e il 35% del petrolio. Non stupisce quindi che nel vecchio continente la performance peggiore sia stata registrata dal Dax che ha fatto segnare il calo giornaliero maggiore da oltre due anni (-3,44%) fermandosi a 9.358,89 punti.
Stada Arzneimittel, il colosso tedesco dell’healthcare che in Russia realizza un quinto delle vendite, ha terminato in rosso del 4,98%, Commerzbank ha perso il 6,09% e le vendite non hanno risparmiato il comparto auto dove Daimler è arretrata del 3,18 e Continental del 3,74 per cento. A Parigi (-2,66% a 4.290,87) il conto più salato è pagato da Societe Generale (-5,43%) e da Renault (-5,41%).