Piazza Affari chiude in profondo rosso, Ftse Mib cede il 4,5%. Risale lo spread, crollano le banche

Inizio di settimana in profondo rosso per la Borsa di Milano. A Piazza Affari sono tornate le vendite copiose sul comparto bancario e su alcuni pilastri dell’industria tricolore. E’ tornato a salire lo spread Btp-Bund, arrivato oltre quota 280 punti base rispetto ai circa 260 punti base della seduta precedente. Secondo il Wall Street Journal, a pesare sull’andamento dei mercati sono le ultime promesse elettorali di Silvio Berlusconi e le incertezze emerse in Spagna nel weekend. A Madrid sta infatti divampando lo scandalo sui presunti fondi neri del Partito Popolare e i socialisti hanno chiesto le dimissioni del premier Rajoy. Venerdì i dati sul mercato del lavoro Usa hanno mostrato a gennaio la creazione di 157 mila nuovi posti di lavoro, contro attese che indicavano 165 mila nuovi posti. La disoccupazione è salita al 7,9% dal precedente 7,8%. In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha ceduto il 4,50% a 16.539 euro.
La risalita dello spread ha fatto scattare vendite copiose sui titoli bancari a cominciare da Unicredit, che ha mostrato un tonfo del 7,73% a 4,276 euro, in scia anche al downgrade di Ubs. Il broker elvetico ha ridotto il giudizio su piazza Cordusio a neutral da buy. Ribassi pesanti anche per gli altri titoli del settore: Monte dei Paschi ha ceduto il 4,44% a 0,221 euro, Banco Popolare il 6,37% a 1,44 euro, Mediobanca il 5,65% a 5,09 euro, Popolare di Milano il 5,90% a 0,51 euro, Intesa SanPaolo il 4,87% a 1,387 euro, Ubi Banca il 4,93% a 3,622 euro. Rossi significativi anche su alcuni pilastri dell’industria tricolore: Finmeccanica ha infatti lasciato sul parterre il 6,22% a 4,586 euro, mentre Fiat ha perso il 5,04% a 4,294 euro.
In un’intervista a La Repubblica, Sergio Marchionne ha fissato nel 2014 la fusione tra il Lingotto e Chrysler, mentre per quanto riguarda il marchio Alfa Romeo il top manager ha dichiarato che non è in vendita ed è un marchio che deve essere ricostruito. Nel frattempo venerdì sera il gruppo torinese ha fatto i conti con il dato sulle immatricolazioni in Italia. Le vendite del Lingotto hanno mostrato un calo del 15,8% a 34.123 vetture ma la quota di mercato è salita al 30,1%. Male anche Fiat Industrial (-3,40% a 9,24 euro) che ha sofferto in scia al downgrade di Deutsche Bank. Gli analisti della banca tedesca hanno tagliato il giudizio su Industrial a hold dal precedente buy.
Profondo rosso anche Mediaset (-5,86% a 1,848 euro) che, a detta di alcuni analisti, ha sofferto in scia agli ultimi dati sugli ascolti televisivi in Spagna. In controtendenza Saipem che ha guadagnato l’1,54% a 20,40 euro in scia alla promozione di Societe Generale. Per gli analisti francesi, ci sono molte ragioni per essere preoccupati per Saipem. L’outlook di lungo termine sui servizi petroliferi europei potrebbe deteriorarsi con l’incremento della produzione statunitense di greggio. E allora perché il buy? Per gli esperti transalpini la guidance sull’Ebit 2013 di 750 milioni di euro è troppo bassa e la capacità di produrre utili di Saipem per il broker è rimasta intatta. Infine “l’effetto emozione” potrebbe ormai essere alle spalle e una fase più “normale” potrebbe essere vicina.