Notizie Notizie Italia Piano Colao, Imprese e Lavoro: creare incentivi per aumenti capitale, sì Pir ma anche altri veicoli investimento

Piano Colao, Imprese e Lavoro: creare incentivi per aumenti capitale, sì Pir ma anche altri veicoli investimento

9 Giugno 2020 08:14

“Creare incentivi per gli aumenti di capitale, rendendo l’ACE più attrattiva, introducendo una Super-ACE per le imprese che investono in tecnologia green e semplificandone la deliberazione”. E’ quanto si legge nel piano Colao, che individua nelle Imprese e il Lavoro una delle sei aree in cui intervenire.

MILAN, ITALY – MARCH 16: Vittorio Colao CEO of Vodafone Group speaks during ‘L’Italia Che Genera Futuro’ convention at the Stock Exchange on March 16, 2018 in Milan, Italy. Il Corriere della Sera Economia, the weekly magazine will hold a conference on the future of Italian companies at the Milan Stock Exchange. (Photo by Pier Marco Tacca/Getty Images)

Il piano Colao, che è stato presentato ieri al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, illustra le iniziative per il rilancio “Italia 2020-2022”, individuando sei aree di azione di azione.

La strategia per “un’Italia più forte, resiliente ed equa”, si legge nel report, prevede azioni in sei ambiti: imprese e Lavoro, motore dell’economia; infrastrutture e ambiente, volano del rilancio; turismo, arte e cultura, brand del Paese; P.A., alleata di cittadini e imprese; istruzione, ricerca e competenze fattori chiave per lo sviluppo; individui e famiglie, in una società più inclusiva ed equa”.

Tra le proposte che riguardano la sezione “imprese e lavoro”, si affronta anche la necessità di creare incentivi per gli aumenti di capitale, ricordando che:

  • Le imprese italiane soffrono di insufficiente patrimonializzazione.
  • Il lockdown ha cagionato perdite che hanno sottratto risorse finanziarie alle imprese.
  • Le risorse finanziarie del decreto liquidità consentono in molti casi di superare la criticità finanziaria di breve. Il debito contratto potrà dimostrarsi non sostenibile in assenza di nuovi mezzi propri.
  • Inoltre, ai cambiamenti dei modelli di business è associato un rischio di execution che rende auspicabile una riduzione della leva finanziaria.
  • L’ACE ha avuto in passato un impatto positivo sulla ricapitalizzazione ed ha contribuito a ridurre la distorsione fiscale tra il costo dell’equity (non deducibile fiscalmente) e quello del debito (deducibile fiscalmente). Nel 2016 quando il beneficio venne elevato al 4,75%, il 56% delle imprese aveva aumentato il capitale di rischio rispetto al 2012 (fonte Banca d’Italia). Nel 2020 è stata reintrodotta, ma con un rendimento dell’1,3%.
  • Il DL Rilancio ha introdotto all’art. 26 incentivi alla capitalizzazione della Media impresa (fatturato 5-50 M€) ma solo in presenza di perdita di fatturato da COVID e comunque con un incentivo limitato al massimo a 800 k€. Si tratta però di norma temporanea efficace per un cluster circoscritto di imprese. Occorrono anche incentivi di ampio respiro.
  • Le SRL inoltre presentano un quadro normativo sfavorevole per la raccolta del capitale sociale e per l’emissione di strumenti di debito (compresi quelli convertibili convertendi).

Vengono individuate come azioni specifiche.

  • a) Rafforzare l’ACE rendendo ancora più attrattiva la proporzione tra incrementi di capitale proprio (conferiti dopo Febbraio 2020) e la deduzione dal reddito imponibile netto (anche al fine di aumentare la competitività dell’opzione di ricorrere all’equity rispetto al ricorrere al debito).
  • b). Stabilizzare l’agevolazione a regime.
  • c. Per le imprese che investono in tecnologie green, al fine di privilegiare la copertura dei relativi fabbisogni finanziari con mezzi propri, introdurre una Super-ACE rafforzando ulteriormente la percentuale di deduzione, per tenere conto del maggior rischio inerente ai cambiamenti tecnologici e dal minore ritorno degli investimenti che si associa però alla mitigazione delle diseconomie esterne sull’ambiente.
  • d. Per le SRL rendere più agevoli gli aumenti del capitale (ad es. consentire anche ad esse l’esclusione del diritto di opzione con il voto della maggioranza dei soci) e modificare l’art. 2483 c.c. che preclude alle SRL l’emissione di strumenti di debito (compresi quelli convertibili e convertendi) salvo che siano garantiti da un intermediario bancario, rendendo la norma scarsamente applicata.

In particolare, per le società quotate, viene rilevato che “gli impatti economici della crisi accentueranno l’esigenza di manovre di capitalizzazione da parte delle società quotate italiane. Il rafforzamento della patrimonializzazione delle società italiane si rende necessario sia per preservare il posizionamento competitivo delle imprese italiane, sia per agevolare l’efficiente accesso al credito delle stesse.

  • Occorre conseguentemente creare le condizioni istituzionali e strutturali per rendere più semplici, rapide e appetibili le operazioni di ricapitalizzazione delle società quotate italiane, specie nel contesto emergenziale in cui ci si trova. ▪
  • L’urgenza di tali misure si apprezza ulteriormente considerando che il quadro europeo è ormai caratterizzato da una crescente competizione tra ordinamenti giuridici e contesti istituzionali (ad iniziare dai mercati finanziari), competizione che potrebbe incentivare (come già accaduto) la scelta, da parte di società italiana, di migrare verso ordinamenti e mercati più attraenti.

Azioni specifiche proposte.

a) Concedere crediti di imposta per i costi (legali, di consulenza, banche collocatrici ecc.) connessi ad operazioni di aumenti di capitale eseguiti da società quotate che rientrino nella definizione di «PMI» del TUF (fatturato inferiore a 300 M€; capitalizzazione inferiore a 500 M€).

b. Creare all’interno di Consob di una task force che per i prossimi 12 mesi garantisca tempi rapidi per l’ottenimento dell’approvazione del prospetto (approvazione effettiva del prospetto nei 20 giorni massimi previsti dalla Direttiva).

c. Agevolare e incentivare la possibilità di aumenti di capitale con esclusione del diritto di opzione.

d. Dare avvio ad un aggiornamento del quadro normativo e regolamentare inerente gli obblighi informativi delle società quotate allo scopo di:

– Semplificare gli oneri in materia di predisposizione e pubblicazione dei prospetti informativi in sede di aumento di capitale, focalizzando la disclosure sugli elementi essenziali in conformità agli «schemi» di prospetto previsti dalla disciplina comunitaria. Individuando anche e aree di semplificazione e di efficientamento che non richiedono interventi normativi.

– Efficientare i tempi necessari per l’ottenimento della relativa approvazione da parte dell’autorità competente (Consob).

Nella sezione imprese e lavoro del piano di rilancio di Vittorio Colao viene messa in evidenza anche la necessità di “individuare veicoli di investimento che forniscano strutturalmente capitale di rischio alle imprese non quotate (tra cui le PMI) per affrontare l’emergenza prodotta dal COVID-19 e garantirne sopravvivenza e sviluppo nel medio lungo periodo” ricordando la scarsità nel paese degli OICR (organismi di investimento collettivo del risparmio) che investino nell’economia reale (in particolare nelle società non quotate).

Partendo dal presupposto che “gli incentivi fiscali previsti dall’art. 26 del decreto Rilancio hanno natura emergenziale essendo circoscritti agli investimenti effettuati entro il 31 dicembre 2020 e legati a evidenti cali di ricavi verificatisi nel periodo marzo – aprile 2020 ” e che “il risparmio privato in Italia è molto elevato (oltre 4 miliardi in attività non immobiliari)”, con depositi “su conti correnti e depositi bancari circa 1.500 miliardi di euro”, si sottolinea che “il sistema competitivo italiano ha sempre sofferto a causa di una scarsità di OICR che investano in economia reale (in particolare in società non quotate)”, in un contesto in cui “i risparmiatori evidenziano una crescente domanda di strumenti finanziari che consentano di investire nell’economia reale (come dimostra il successo dei PIR)”.

Viene rilevato tuttavia che “i PIR, pur tenendo conto della versione introdotta dall’art. 136 del decreto Rilancio, veicolano il risparmio verso l’acquisto di partecipazioni in società quotate a capitalizzazione ridotta piuttosto che tradursi in aumenti di capitale a favore delle società non quotate)” e che “i veicoli di investimento che emettono strumenti che consentono anche a persone fisiche di investire nell’economia reale (es. i FIA riservati) prevedono condizioni di accesso all’investimento che ne impediscono, di fatto, la sottoscrizione alla maggior parte dei risparmiatori anche se con una situazione patrimoniale e/o competenze adeguate a questo tipo di investimento”.

Di conseguenza le azioni specifiche proposte sono:

Nuove agevolazioni fiscali per le persone fisiche che sottoscrivono OICR che investono prevalentemente in società non quotate e modifiche normative necessarie ad ampliare la platea di potenziali sottoscrittori

a. Detassazione in capo alle persone fisiche dei proventi derivanti dalla sottoscrizione di quote di fondi in un periodo definito (ad esempio 2020-2021) che investono prevalentemente in società non quotate, a condizione che la persona mantenga l’investimento per un minimo di 5 anni.

b. Introduzione di una detrazione pari al 30 per cento dell’investimento nei suddetti fondi spettante solo laddove a seguito della liquidazione dell’OICR, l’investitore realizzi una minusvalenza di importo pari o superiore al 30% dell’investimento (soggetto ad autorizzazione della Commissione UE).

c. Esclusione dall’imposta sulle successioni delle quote dei suddetti fondi.

d. Riduzione da 500.000 euro ad almeno 100.000 euro della soglia minima di investimento in FIA riservati per gli investitori non professionali.

e. Introduzione della nuova categoria di «investitori al dettaglio qualificati», i quali, pur non possedendo i requisiti per essere considerati professionali o non volendo essere qualificati come tali per non perdere i benefici MiFID, possiedono un patrimonio personale e/o una competenza adeguati all’investimento in FIA riservati.

Nel commentare il piano Vittorio Colao, intervistato dalla Stampa di Torino, si è detto “molto soddisfatto”.

“Abbiamo fatto un ottimo lavoro, 46 pagine di sintesi più 102 idee per il rilancio di un’Italia colpita da una crisi senza precedenti. È il massimo sforzo possibile, un piano di modernizzazione a tutto campo e di rimozione delle arretratezze del Paese. Anche Conte è molto contento”.

“In questi due mesi abbiamo lavorato con la massima correttezza e la massima cortesia reciproca, prima di arrivare al rapporto finale Conte ci ha fatto fare tutto il lavoro preparatorio con i ministri, e ho sempre trovato una grande disponibilità e una grande volontà di risolvere i problemi. Soprattutto le proposte più delicate, dal fisco al lavoro alle infrastrutture, le abbiamo ‘socializzate tutte prima”.