Petrolio, OPEC+ estende tagli alla produzione fino a metà 2024
L’OPEC+ ha concordato di prolungare i tagli all’offerta di petrolio, attualmente in vigore, fino alla fine del secondo trimestre. Una mossa attesa dal mercato e finalizzata a sostenere i prezzi, evitando un eccesso di offerta. Ecco come hanno reagito i prezzi del greggio e i fattori da monitorare nel breve periodo.
Tagli all’output del petrolio per 2 mb/g nel 2° trimestre
Le riduzioni dell’offerta, che sulla carta ammontano a circa 2 milioni di barili al giorno, rimarranno in vigore fino alla fine di giugno.
L’Arabia Saudita continuerà a svolgere un ruolo primario, con una riduzione promessa di 1 milione di barili. La Russia, invece, si è impegnata a rafforzare il proprio ruolo, concentrarsi più sui tagli alla produzione piuttosto che alle esportazioni.
Il gruppo ha inoltre precisato che i volumi di offerta verranno ripristinati gradualmente, in base alle condizioni di mercato.
L’andamento delle quotazioni del greggio
I futures sul petrolio greggio scambiano poco mossi, dopo la decisione dei membri dell’Opec+. Il benchmark Wti oscilla intorno agli 80 dollari al barile, una soglia psicologica superata per la prima volta da novembre, mentre il Brent si attesta poco sotto gli 84 dollari.
I trader e gli analisti avevano ampiamente previsto l’estensione dei tagli, considerandola necessaria per compensare una pausa stagionale nel consumo mondiale di combustibili e l’aumento della produzione da parte di diversi Paesi al di fuori dell’OPEC+, in particolare gli Usa. A tutto ciò si aggiunge l’incerta prospettiva economica della Cina, che suggerisce ulteriore cautela.
A febbraio produzione OPEC in aumento
Intanto, dai dati preliminari sulla produzione OPEC di febbraio emerge un lieve aumento dell’output, in concomitanza con la ripresa delle attività nel maggiore giacimento della Libia. Inoltre, alcuni produttori hanno pompato più petrolio rispetto ai limiti concordati, contribuendo ad aumentare la produzione totale.
Secondo Bloomberg, l’offerta dell’OPEC è cresciuta di 0,1 milioni di barili/giorno su base mensile, raggiungendo i 26,7 mb/g. La Libia ha registrato un incremento di 120 milioni di barili (+11,2%) a 1,14 mb/g, seguita dalla Nigeria (+2% a 1,52 mb/g). Iraq ed Emirati Arabi Uniti hanno prodotto complessivamente quasi 400 mb/g oltre i limiti stabiliti a febbraio.
I fattori che sostengono e limitano i prezzi del petrolio
Quest’anno il greggio ha registrato una lenta ma costante ascesa. I time spread, le differenze di prezzo tra future con consegna in scadenze diverse, segnalano un mercato più rigido, anche a causa degli attacchi alle navi nel Mar Rosso.
Finché non ci saranno progressi verso il cessate il fuoco nei combattimenti a Gaza è probabile che le tensioni in Medio Oriente continuino a fornire sostegno alle quotazioni del petrolio.
Per contro, i guadagni rimangono limitati da alcuni elementi di incertezza. In primis, a livello macroeconomico, con l’incognita legata alle tempistiche dei tagli ai tassi di interesse. Inoltre, pesano le prospettive instabili della domanda cinese e la forte produzione al di fuori dell’OPEC+.
Gli Usa, in particolare, hanno registrato un incremento delle piattaforme petrolifere nell’ultima settimana. Secondo i dati di Baker Hughes, il numero totale di piattaforme al 1° marzo è salito a 506, il massimo dallo scorso 22 settembre 2023.
Posizioni short sul greggio ai minimi da ottobre
Il movimento rialzista delle quotazioni del petrolio ha spazzato via dal mercato i ribassisti. Le posizioni nette corte degli hedge fund che scommettono contro Brent e WTI sono scese ai minimi dallo scorso ottobre, come evidenziato dai dati di ICE Futures Europe e della Commodity Futures Trading Commission degli Stati Uniti.
Gli eventi da monitorare nei prossimi giorni
Questa settimana si preannuncia densa di appuntamenti economici e politici, con possibili risvolti anche su mercato petrolifero. Domani prenderà il via il 14° Congresso del Partito Popolare cinese, che stabilirà l’obiettivo di crescita per il 2024 e delineerà la strategia per contrastare il rallentamento della prima economia asiatica, un fattore chiave per la domanda di petrolio.
Nei giorni successivi, focus sulla testimonianza al Congresso Usa del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, per eventuali spunti sui tagli dei tassi da parte della banca centrale americana.
Attenzione anche alla riunione della Bce e ai dati americani sul mercato del lavoro, rispettivamente in programma giovedì e venerdì.