Petrolio: Opec+ conferma taglio di produzione. Occhi puntati su Cina ed embargo prodotti raffinati
Domenica abbiamo avuto la riunione dell’Opec+ dalla quale non è emerso nessun cambio di rotta sulle loro strategie di produzione. In tal senso, l’Opec +, l’alleanza dei Paesi produttori di petrolio, ha deciso di attenersi a quanto concordato all’inizio di ottobre, ovvero una riduzione della produzione di greggio di 2 milioni di barili al giorno (circa il 2% della domanda mondiale considerando un consumo giornaliero di circa 100 milioni di barili) che rimarrà in vigore da novembre fino alla fine del 2023.
Embargo e price cap
Una decisione tutt’altro che scontata quella presa domenica, infatti, gli analisti energetici si aspettavano che i produttori di petrolio prendessero in considerazione nuovi e più pesanti tagli alla produzione di greggio, in modo da sostenere il più possibile i prezzi del petrolio prima del duro colpo alle entrate petrolifere di Mosca attuato in questi giorni.
Da oggi, infatti, entra in vigore il tanto discusso embargo europeo al petrolio russo, una misura che vieta tutte le importazioni via mare (e non tramite oleodotti) dalla Russia e secondo i calcoli della Commissione europea questo consentirebbe il blocco di circa il 94% del petrolio russo.
Ma non solo, oggi entra in funzione anche il price cap concordato dai paesi del G7 (più l’Australia) e che Mosca ha già annunciato di non accettare preannunciando pesanti contromisure. Nel dettaglio, il price cap prevede un tetto fisso a 60 dollari al barile per il prezzo del petrolio russo, con l’obiettivo di ridurre gli incassi di Mosca.
Occhi puntati su embargo prodotti raffinati
l’Opec +, lasciando invariata la produzione di greggio, ha deciso di mettersi in attesa, osservando dall’esterno l’efficacia delle nuove e più dure restrizioni europee sul petrolio russo; ma anche il delicato evolversi della situazione in Cina, con il Paese che si ritrova ad affrontare una nuova ondata di Covid.
Adesso si guarda a febbraio, mese in cui scatterà con tutta probabilità l’embargo europeo anche sui prodotti raffinati dalla Russia, come i carburanti. In tal senso, sarà fondamentare monitorare la situazione epidemiologica in Cina, in quanto, se il Paese del dragone dovesse superare il Covid, la sua economia potrebbe stabilizzarsi e questo farebbe crescere nuovamente la domanda di petrolio.
Le ultime notizie stanno riportando una certa volatilità sul prezzo del petrolio, che dopo tre settimane consecutive di ribassi, il Brent si trova al momento in rialzo di oltre il 2% trovandosi così a quota 87 dollari al barile.
Nonostante tutto, come si evince dal grafico il prezzo del Brent dopo aver raggiunto il massimo di periodo a quota 139 dollari al barile si è incanalato in un canale ribassista. Da questo punto di vista è importante tener presente che un taglio alla produzione di greggio porterebbe ad una nuova fiammata sui prezzi del greggio.
E’ difficile prevedere l’impatto del price cap sul mercato, anche se l’evento più
probabile è quello di un progressivo taglio della produzione russa nel corso del 2023 (di fatto l’OPEC+ ridurrà la produzione
in via ufficiosa tramite la Russia). Interessante notare come l’alleanza non abbia programmato alcuna riunione ufficiale (se
escludiamo quella di monitoraggio) prima del 4 giugno 2023. Questa mattina si assiste anche ad un’accelerazione del gas
TTF che torna a puntare i 150€/Mwh, data le previsioni di temperature sotto la media in nord Europa nelle prossime due
settimane