Mercati attendisti, settimana 5-9 dicembre vedrà focus su dati Cina e banche centrali
Le borse europee hanno aperto poco mosse la settimana, nonostante i guadagni dei mercati asiatici in scia all’allentamento dei requisiti per i test anti-Covid nelle maggiori città cinesi.
Il sentiment resta improntato alla cautela dopo il job report statunitense di venerdì, che ha evidenziato un aumento oltre le attese delle buste paga e dei salari. Il report conferma che la politica monetaria dovrà rimanere a lungo restrittiva per contrastare l’inflazione.
Le attenzioni degli investitori sono già tutte proiettate a settimana prossima con il doppio appuntamento con Fed e Bce il 14 e 15 dicembre. La Fed dovrebbe rallentare il ritmo delle strette, optando per un rialzo dei tassi da 50 punti base a dicembre. Anche la Bce potrebbe posizionarsi verso un rialzo dei tassi di mezzo punto percentuale.
Entrano in vigore embargo e price cap sul petrolio russo
Focus sul petrolio questa settimana, con l’entrata in vigore, da oggi, dell’embargo europeo alle importazioni via mare di petrolio russo. Stando alle stime della Commissione, circa il 94% del greggio di Mosca destinato all’Europa sarà bloccato. Il 5 febbraio toccherà invece ai prodotti petroliferi raffinati.
Oggi, inoltre, diventa effettivo il tetto ai prezzi del greggio (price cap) concordato con Ue, G7 e Australia, fissato a 60 dollari al barile. Il tutto, dopo la riunione dell’Opec+ di questa domenica, che ha deciso di mantenere invariata la produzione.
Le quotazioni del greggio avanzano in mattinata (Wti +1,9% a 81,5 dollari) sostenute dall’ottimismo per l’allentamento della rigida politica zero-Covid in Cina e le speranze di una progressiva riapertura totale delle attività.
Dati macro della settimana: focus su Pil eurozona e inflazione Cina
La settimana dei mercati sarà relativamente ricca di eventi macroeconomici. Nell’eurozona spiccano gli indici PMI odierni sul settore terziario e la terza stima sul Pil dell’Eurozona (mercoledì). Il Pmi composito della zona euro è cresciuto a 47,8 punti a novembre, da 47,3 di ottobre, mentre l’indicatore sui servizi è passato da 48,6 punti a 48,5 di novembre. Le vendite al dettaglio ad ottobre sono diminuite dell’1,8% mensile e del 2,7% annuo.
Oggi pomeriggio è atteso il dato sull’Ism servizi statunitense, previsto in lieve calo ma comunque sopra la soglia dei 50 punti che separa espansione e contrazione, anche se non sono da escludere sorprese in negativo. Nei prossimi giorni si attendono anche i dati americani sulla bilancia commerciale (mercoledì), i prezzi alla produzione (visti in rallentamento) e la fiducia del Michigan (venerdì).
Per quanto riguarda la Cina, domani verrà pubblicato il Pmi servizi redatto da Caixin, che dovrebbe continuare a segnalare una contrazione del settore. Mercoledì sono in programma i dati sulla bilancia commerciale, mentre venerdì verranno diffusi i numeri sui prezzi alla produzione e l’inflazione al consumo.
Banche centrali: Makhlouf (Bce) apre a rialzo da 50 bp a dicembre
Non sono attese grosse novità sul fronte delle banche centrali. I mercati guardano già alle riunioni della Fed e della Bce, in calendario rispettivamente il 13-14 e il 15 dicembre.
In mattinata ha parlato Gabriel Makhlouf, membro del Consiglio direttivo dell’Eurotower. Il governatore della banca centrale irlandese ha affermato che l’istituto dovrebbe aumentare i tassi di almeno 50 punti base questo mese per frenare la corsa dell’inflazione, con l’obiettivo di riportarla verso il target del 2%.
Con l’inflazione della zona euro che ha rallentato per la prima volta in un anno e mezzo a novembre, i funzionari della Bce, incluso il francese Francois Villeroy de Galhau, sembrano dunque favorevoli ad un rallentamento delle strette monetarie, dopo due aumenti consecutivi da 75 punti base nelle due riunioni precedenti. Giovedì è atteso un intervento di Christine Lagarde.
Infine, in settimana sono previste le decisioni sui tassi di interesse da parte della Reserve Bank of Australia (martedì) e delle banche centrali di Canada, Polonia e Brasile (mercoledì). Le prime due dovrebbero alzare il costo del denaro, mentre le altre dovrebbero lasciarlo invariato.