Petrolio: Goldman e Morgan Stanley tagliano stime sui prezzi
Petrolio sotto osservazione nelle ultime ore, con l’accentuarsi delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente e le ultime previsioni pessimistiche da parte di alcune delle principali banche d’affari di Wall Street. In particolare, Goldman Sachs e Morgan Stanley hanno rivisto al ribasso le stime sulle quotazioni del greggio nel 2025, prevedendo un mercato in surplus l’anno prossimo.
Petrolio in aumento con le tensioni geopolitiche
I prezzi del petrolio si sono stabilizzati dopo un rally di tre giorni, che ha portato il Brent sopra gli 81 dollari al barile e il Wti in area 77 dollari, con un rialzo superiore al 7% per entrambi i benchmark del greggio.
L’accentuarsi delle ostilità tra Israele e Hezbollah nel fine settimana ha riacceso i timori per le esportazioni dal Medio Oriente. Teheran e il gruppo sostenuto dall’Iran hanno affermato di aver concluso le operazioni militari per il momento, ma il mercato resta all’erta e teme una nuova escalation.
Focus sulla situazione in Libia
In seguito, il governo di Benghazi guidato da Khalifa Haftar, che controlla la Libia orientale, ha dichiarato lo stato di forza maggiore sui giacimenti di petrolio, arrestando la produzione e l’export in risposta alle mosse del governo di Tripoli per acquisire il controllo della banca centrale locale e delle ricchezze petrolifere nazionali del Paese, membro dell’Opec.
Se tutti i giacimenti petroliferi orientali dovessero essere effettivamente chiusi, la Libia avrebbe un solo importante deposito in funzione, secondo quanto affermato dagli analisti di RBC Capital Markets.
L’aumento delle incertezze in Medio Oriente e in Nord Africa ha provocato un ampliamento dei timespread, con il divario tra i due contratti più vicini in aumento da 62 centesimi a oltre un dollaro in una struttura di backwardation, che segnala un mercato previsto in surplus e dunque una diminuzione attesa dei prezzi.
Powell spinge le quotazioni del greggio
Il recente progresso del greggio è stato alimentato in parte dalle indicazioni dovish della Fed, che tramite il presidente Jerome Powell ha segnalato un imminente taglio dei tassi di interesse. Nel corso dell’anno, il petrolio è stato sostenuto anche dalle limitazioni alle forniture dell’Opec+.
Dall’altro lato, le prospettive deboli sulla domanda cinese, il principale importatore mondiale, hanno parzialmente frenato il greggio, così come la forte produzione dei Paesi al di fuori dell’Opec+ e i piani del cartello e dei suoi alleati per ripristinare parte della produzione nei prossimi trimestri.
Le previsioni di Goldman e Morgan Stanley sul petrolio
In tale contesto, Goldman Sachs e Morgan Stanley hanno fornito proiezioni pessimistiche sul greggio, rivedendo al ribasso le aspettative sui prezzi del Brent nel 2025, mediamente al di sotto degli 80 dollari al barile.
In particolare, Goldman ha tagliato la stima sul future a 77 dollari, mentre Morgan Stanley prevede che i prezzi si muovano nel range tra 75 e 78 dollari. In ogni caso, entrambe le banche d’affari intravedono un eccesso di offerta nel mercato e una conseguente discesa delle quotazioni nei prossimi 12 mesi.
Per gli analisti di Morgan Stanley, “i mercati del greggio rimangono in deficit, ma sono tesi e lo saranno per un po’ di tempo”. Entro il quarto trimestre del 2024, “il saldo tornerà probabilmente in equilibrio e stimiamo un surplus nel 2025“, hanno affermato.
Secondo gli scenari più ribassisti di Goldman, i prezzi del greggio potrebbero persino scendere a 60 dollari in caso di domanda cinese stagnante, a 63$ se gli Usa dovessero imporre una tariffa generalizzata del 10% sulle importazioni di beni e a 61$ se l’OPEC annullasse completamente i tagli aggiuntivi di 2,2 milioni di barili al giorno fino a settembre 2025.