Oro aggiorna i massimi storici dopo l’assist di Powell
Prosegue la cavalcata dell’oro, dopo le parole accomodanti del presidente della Fed al simposio di Jackson Hole. Il metallo giallo ha raggiunto in giornata la valutazione record di 2.526 dollari l’oncia, ma secondo gli analisti lo spazio per salire ulteriormente è considerevole, in vista degli imminenti tagli dei tassi promessi da Powell.
Oro sui massimi ma può salire ancora
Dall’inizio di quest’anno, il metallo prezioso si è apprezzato di circa 460 dollari, guadagnando oltre il 22% nel 2024. Una performance migliore rispetto a quelle degli indici americani Nasdaq (+19%) e S&P 500 (+18%), ma anche di molte altre commodity.
Non male, se si pensa che questo rialzo è stato messo a segno nonostante un dollaro ancora forte, rendimenti obbligazionari più elevati del previsto (vista la resistenza delle banche centrali a tagliare i tassi) e i deflussi dagli ETF che hanno come sottostante l’oro.
D’ora in avanti, questi tre fattori potrebbero invertire la rotta, giocando a favore dell’oro. Ciò dovrebbe compensare il venir meno della domanda asiatica, che nei mesi scorsi ha sostenuto il metallo. La banca centrale cinese, tra i principali investitori in oro quest’anno, ha recentemente sospeso gli acquisti, mentre l’aumento dei prezzi ha indebolito i consumi in Asia.
Powell, Fed: “Giunta l’ora di tagliare i tassi”
Ma il vero assist per l’oro dovrebbe arrivare dalla politica monetaria, che si avvia verso una traiettoria accomodante in tutte le principali economie. L’osservato speciale in questo senso è la Federal Reserve, da cui sono giunti segnali incoraggianti venerdì, in occasione del simposio di Jackson Hole.
Il presidente Powell, intervenuto all’evento, ha utilizzato toni molto dovish, affermando che “è giunto il momento” di tagliare i tassi di interesse, poiché “i rischi al rialzo per l’inflazione sono diminuiti”. Una riduzione a settembre è ormai data per scontata dai mercati, che stimano tagli per 100 bp entro fine anno.
Un abbassamento dei costi di finanziamenti dovrebbe dunque favorire l’oro, che non paga interessi, riducendo il costo opportunità del metallo rispetto ad altri investimenti. Dopo le parole di Powell, i rendimenti dei Treasury decennali sono scesi sui minimi da dicembre e il dollaro ha toccato i valori più bassi da oltre un anno nei confronti dell’euro, rendendo più conveniente l’acquisto dell’oro.
Aumentano posizioni lunghe sull’oro
In generale, l’interesse per l’oro tra gli investitori sta crescendo, come dimostra l’incremento delle scommesse rialziste di hedge fund e speculatori sul Comex. Le posizioni nette lunghe sui lingotti hanno raggiunto il massimo da oltre quattro anni, secondo i dati della Commodity Futures Trading Commission.
Inoltre, si ravvisano segnali di ripresa della domanda di ETF sull’oro. Le partecipazioni in SPDR Gold Shares, uno dei prodotti principali, sono aumentate per otto settimane consecutive, registrando la più lunga serie di afflussi da metà 2020.
I target di Citi e Ubs per l’oro
Citigroup prevede un’espansione significativa degli afflussi in ETF nei prossimi 6-12 mesi, con una domanda sostenuta da una politica monetaria più accomodante, nonché da un potenziale aumento della volatilità a causa dei crescenti rischi di recessione. Secondo la banca americana, l’oro potrebbe raggiungere i 3.000 $ entro la metà del 2025.
Per Ubs, il mercato può aspettarsi grandi flussi di ETF, nonché una domanda continua da parte degli speculatori, nel momento in cui la Fed procederà con il suo primo taglio dei tassi. Il target per l’oro della banca d’affari elvetica nell’ultimo trimestre del 2024 è pari a 2.600 dollari l’oncia.
Occhio a tensioni geopolitiche ed elezioni Usa
A supportare ulteriormente l’oro dovrebbero contribuire anche i rischi geopolitici in aumento, che inducono gli investitori ad inserire beni rifugio in portafoglio per coprirsi dai picchi di volatilità. Il tutto, in attesa dei prossimi dati macro sull’inflazione e sul mercato del lavoro Usa, che contribuiranno a definire l’entità dei tagli dei tassi da qui al 2025.
Infine, fino a novembre l’attenzione si focalizzerà anche sulle elezioni americane. In particolare, un’eventuale vittoria di Trump potrebbe portare un aumento della spesa e quindi dell’inflazione, favorendo potenzialmente il metallo giallo.