Notizie Notizie Mondo Perché la Fed non alzerà i tassi

Perché la Fed non alzerà i tassi

20 Ottobre 2023 12:46

In un appuntamento ampiamente anticipato al Economic Club di New York, il presidente della Fed Jerome Powell ha suggerito che l’impennata dei rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine potrebbe consentire alla banca centrale di sospendere gli aumenti dei tassi di interesse visti i progressi sul lato inflazione.

Le osservazioni di Powell nel discorso di ieri a New York hanno fatto seguito a quelle dei suoi colleghi banchieri che nei giorni scorsi hanno indicato che avrebbero mantenuto i tassi di interesse a breve termine stabili nel meeting di novembre.

Cosa ha segnalato Powell

Le ragioni in parte sono dovute al fatto che il rapido aumento dei rendimenti dei Treasury a lungo termine (che comporta un calo dei prezzi) nell’ultimo mese potrebbe rallentare l’economia, sostituendo di fatto i rialzi della Fed volti appunto a raffreddare l’economia e di conseguenza portare l’inflazione al target del 2%.

Proprio ieri il rendimento del Treasury a 10 anni si è avvicinato al 5%, precisamente al 4,94%, un nuovo massimo dal 2007, causando così il calo dell’azionario già in sofferenza da qualche giorno. Le vendite sui titoli di Stato USA hanno subito un’accelerazione dopo l’ultima riunione della Fed nel mese scorso, quando i funzionari hanno lasciato intendere che manterranno i tassi elevati per più tempo del previsto.

“Dobbiamo osservare la situazione, ma per ora si tratta chiaramente di un inasprimento delle condizioni finanziarie”, ha affermato il presidente della Fed Jerome Powell. Lo scopo dell’aumento dei tassi di interesse è quello di “influenzare le condizioni finanziarie, e i rendimenti obbligazionari più elevati stanno producendo condizioni finanziarie più restrittive in questo momento”.

Quando i tassi di interesse a lungo termine salgono, ciò influenza una serie di costi di finanziamento, dai mutui e prestiti automobilistici al debito aziendale. Negli ultimi giorni, il tasso fisso sui mutui ipotecari statunitensi a 30 anni ha raggiunto l’8%, sui massimi da 2000.

USA, la forza dell’economia rende difficile il lavoro della Fed

La robusta attività hanno reso difficile per la Fed di dichiarare la fine del ciclo rei rialzi dei tassi, di conseguenza Powell non ha escluso al 100% altri rialzi dei tassi in futuro.

“Powell non segnalerà un brusco stop agli aumenti dei tassi”, ha affermato Tim Duy, capo economista SGH Macro Advisors. “Farà sempre penzolare la possibilità di un’altra escursione. Ma i dati devono cambiare notevolmente per spingere la Fed in quella direzione”.

I numeri sull’occupazione (NFP) ben superiori alle attese nel mese di settembre insieme alle vendite al dettaglio pubblicate dal Dipartimento del Commercio hanno archiviato la resilienza dell’economia americana alla stretta sui tassi della Fed.

Utilizzando l’indicatore di inflazione preferito dalla Fed, CPE core, la banca centrale stima che i prezzi core, depurati dai beni volatili come alimentari ed energetici, probabilmente sono aumentati del 3,7% a settembre, in calo rispetto al 3,9% di agosto, ha affermato Powell. Ma i numeri sull’inflazione sia headline che core rimangono superiore al target della Fed del 2%.

In particolare, Powell ha suggerito che la crescita salariale, che era stata una delle principali preoccupazioni per lui e altri funzionari nell’ultimo anno, ora sembrava rallentare verso livelli coerenti con l’obiettivo della Fed. All’inizio di quest’anno, Powell ha descritto il mercato del lavoro come surriscaldato, rischiando una dinamica pericolosa in cui buste paga e prezzi aumentano di pari passo, alimentando l’inflazione.

Il parere degli analisti

Secondo gli analisti le svendite sui titoli di stato accadono per una combinazione di forze: i mercati guardano avanti all’aumento dell’offerta del Tesoro di Treasuries a lunga scadenza in un momento di appetito ridotto per il debito USA.

Inoltre, la prospettiva di tassi alti per più tempo del previsto, a differenza delle precedenti previsioni degli investitori, ha reso i titoli del Tesoro USA meno attraenti ai prezzi attuali rispetto ai titoli di breve scadenza.

Gli investitori potrebbero anche richiedere rendimenti più elevati per acquistare obbligazioni a più lunga scadenza perché le obbligazioni nell’ultimo anno non hanno svolto il loro ruolo tradizionale di bene rifugio e cioè mantenere il proprio valore in una fase di sell-off sull’azionario.

Secondo Powell le vendite sulle obbligazioni non sembrano essere stati guidati dagli investitori che chiedevano un premio più elevato perché si aspettavano un’inflazione più elevata, e il sell-off sui Treasuries USA non riflette nemmeno le aspettative che la Fed avrebbe aumentato i tassi di interesse ulteriormente.