Notizie Notizie Italia Per Draghi no shock da Def, era stato tutto scritto. Ora ‘puntare su crescita e lavoro’

Per Draghi no shock da Def, era stato tutto scritto. Ora ‘puntare su crescita e lavoro’

10 Aprile 2019 16:32

I dati negativi sul Pil italiano? Per il numero uno della Bce, Mario Draghi, “non sono una sorpresa”, vista la continua carrellata di downgrade che hanno colpito l’outlook dell’economia made in Italy. Interpellato con una domanda ad hoc nel corso della conferenza stampa successiva agli annunci della banca centrale sui tassi, Draghi ha mandato un chiaro messaggio al governo M5S-Lega.

“E’ abbastanza chiaro che la priorità (in Italia) è ripristinare la crescita economica e l’occupazione. E L’Italia sa come farlo”, ha detto, aggiungendo che, in ogni caso, “è molto importante che queste priorità vengano perseguite senza causare aumenti dei tassi di interesse”.

Anche perché, e a questa conclusione sembra esserci arrivato lo stesso esecutivo giallo-verde con il Def varato nella serata di ieri, l’aumento dei costi di finanziamento ha “effetti recessivi sulla crescita”.

Parla così Mario Draghi, a pochi mesi dalla scadenza del suo mandato di numero uno della banca centrale. Il suo addio imminente sta già facendo ritornare in auge ipotesi mai del tutto accantonate, come quella di un governo retto proprio da lui, ex governatore di Bankitalia, da sempre, affermano le fonti, in contatto con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

A presentare lo scenario di un esecutivo guidato da Draghi è stato Luigi Bisignani che, sul Tempo, ha scritto che Mattarella avrebbe intenzione di nominare senatore a vita l’attuale numero uno della banca centrale, “per dare una sferzata al governo più pazzo del mondo che, dalla Libia alle infrastrutture, non ne indovina una”.

C’è da dire che, in questi ultimi mesi, sempre contraddistinto dal suo aplomb britannico, Draghi ha rilasciato più di una dichiarazione-strigliata sull’Italia che, con l’attuale di governo, è stata più volte restìa a fare i compiti, scatenando l’ira del maestro Ue.

Lo scorso novembre, il banchiere ex Goldman Sachs aveva per esempio motivato il rialzo dello spread con l’atteggiamento dell’Italia, che metteva in discussione le regole di Bruxelles. Ancora prima, a fine ottobre, il suo richiamo a Roma era stato più netto: “Prima di tutto, si abbassino i toni e non si metta in dubbio la cornice costituzionale ed esistenziale (constitutional existential framework, ndr) dell’euro; e poi ridurre lo spread: varare politiche che lo abbassino”, aveva detto, alla vigilia dello scontro tra il governo italiano e l’Unione europea sulla legge di bilancio.

Oggi, successivamente alla pubblicazione di un Def da brividi e anche di continui rimbrotti arrivati dal Fondo Monetario Internazionale – che ha ricordato tra l’altro l’abbraccio mortale, il doom loop tra le banche e i bond presenti nelle loro pance e che ha anche peggiorato le stime sul deficit-Pil italiano – Draghi è tornato a lanciare un appello all’Italia, invitandola a impegnarsi di più per riportare un tasso di crescita più dignitoso.

Magari non così ambizioso come quello che era stato inciso nella nota di aggiornamento al Def dello scorso autunno – pari a +1,5% – ma neanche pari a quello zero virgola a cui è stato rivisto al ribasso dopo che per mesi e mesi gli esponenti del governo avevano parlato di un rialzo del Pil, quest’anno, pari a +1%.

Fino a quando Draghi rimarrà numero uno della Bce, l’Italia e i mercati potranno contare sull’assist della politica monetaria accomodante e su misure a favore del credito, come il nuovo programma di TLTRO, concepito per rivitalizzare i prestiti delle banche a famiglie ed imprese. Il problema sarà se, con l’uscita di scena di Draghi, terminerà anche quel WhateverItTakes che ha salvato l’Italia e l’intera Eurozona.